Buona domenica e buona festa di Pentecoste
don Giulio
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VANGELO DI RIFERIMENTO
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il
Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che
procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date
testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho
ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il
peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la
verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà
udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché
prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il
Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è
mio e ve lo annuncerà».
RIFLESSIONE
27 maggio 2012
SIAMO ADULTI O VECCHI?
Solennità di Pentecoste
Friedrich Nietzsche, in "Al di là del bene e del male", dice:
"Maturità dell'uomo:
significa aver ritrovato la serietà che da fanciulli si metteva nei
giochi".
Penso che questo sia uno squarcio interessante per capire la Pentecoste,
l'immenso dono dello Spirito Santo dopo 50 giorni (pente-coste)
dalla Pasqua.
Un bambino può insegnare sempre tre cose ad un adulto:
a essere contento senza motivo,
a occupare tempo e mente con poco ed essere soddisfatto
e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera.
In questa festa della terza persona della Trinità, lo Spirito Santo (la
più dimenticata)
ci viene riconsegnato un impegno serio.
Il Padre, il Creatore, ci dona ogni giorno la natura e la vita. È la
sorgente.
Il Figlio, il Crocifisso Risorto, ci dona la speranza della forza
dell'amore. Il traguardo.
Lo Spirito Santo è energia di vita: è lo stile di un cammino che esige
qualità.
C’è un momento nella vita della Chiesa in cui i bambini vengono messi
nel mezzo
e diventano grandi: è la cresima. I cresimandi sono letteralmente
“adolescenti”.
In latino “adultus” è participio passato del verbo “adolescere”:
vuol dire quindi “cresciuto”, mentre adolescente è "colui che sta
crescendo”.
In questa solennità ripensiamo allora a quella "nostra"
Pentecoste che è la Cresima.
Un gesto da ragazzi che ha una responsabilità da adulti.
Come ogni sacramento che si celebra una sola volta (battesimo, ordine,
matrimonio)
ha la dimensione del "per sempre".
La “cresima” è la “confermazione” del battesimo. Due termini densi di
significati.
È innanzitutto un rito di passaggio: si conferma in modo personale e
autonomo
la scelta fatta dai genitori nel battesimo (da qui il nome
"confermazione").
Nel “rispondere” si accetta una “responsabilità”. Si diventa “adulti
nella fede”.
È il “passaggio” da fruitori ad attori nella comunità.
Per chi vive un cammino di fede personale e solitario deriva da qui una
domanda
oggi rilanciata in modo speciale: come posso essere attore nella mia
comunità?
C'è qualcosa che posso fare per gli altri? Anche solo ogni tanto.
Ma la stessa domanda arriva anche a chi già nella comunità ha degli
impegni
e oggi deve chiedersi: sono collaboratore o complicatore?
Il secondo termine, “cresima”, ci rimanda invece al modo della
celebrazione:
il Vescovo fa un segno della croce sulla fronte con il “crisma”,
che è olio misto col balsamo (non quello dello shampoo ma una densa
essenza),
"olio santo", benedetto solennemente dal Vescovo ogni giovedì
santo.
Come ogni simbolo ci ricorda alcune caratteristiche della nostra fede.
Si usa l’olio innanzitutto perché l’olio è qualcosa che penetra a
fondo,
senza far rumore, proprio come lo Spirito Santo, l’efficacia silenziosa
di Dio.
L’olio nell’antichità veniva poi usato dagli atleti nelle lotte per
tonificare i muscoli
e rendersi scivolosi all’avversario. Così è l’opera dello Spirito
Santo:
aiuta ad affrontare la vita e rende scivolosi alle sfide quotidiane del
male.
Ma è olio misto al balsamo, una rara essenza di profumo.
Nell’antichità era una fragranza posseduta solo dal re, tanto era
preziosa,
così chi aveva quel profumo era subito riconosciuto come principe,
“figlio del re”.
Si legge nella Bibbia, in Isaia: “Dio scrive il nostro nome sul palmo
della sua mano”.
Come un innamorato si fa un tatuaggio che ricorda per sempre l’amata,
così Dio ha scelto il palmo della sua mano per mettere il nostro nome,
così che non ci sia mai alcun suo gesto, nemmeno il più insignificante,
nel quale non pensi con amore a ciascuno di noi.
Gli antichi chiamavano lo Spirito Santo il "dito della mano di
Dio",
così Dio ci dice: “Anche se tu non ti ricordi di me o non credi in me
non preoccuparti, io non smetterò mai di credere in te e di scommettere
su di te!”.
Il balsamo viene da una resina che ha anche un’altra qualità: quella di
conservare. Tanto potente da conservare persino dalla corruzione della
morte,
come avevano scoperto nell’antico Egitto e il Faraone si faceva
“imbalsamare”.
Pensiamo anche alle donne che il mattino di Pasqua vanno al sepolcro
“con olio profumato”, dice il Vangelo, per cercare di conservare il
corpo di Gesù.
Lo Spirito Santo è il balsamo che “conserva” la bellezza della vita,
ogni suo attimo denso e importante.
Anche se le complesse vicende delle nostre storie ci fanno dimenticare
tante cose,
Dio ricorda, anzi “imbalsama” ogni nostro gesto d’amore vero, anche il
più piccolo.
Dio non conserva le nostre fragilità, ma le nostre densità.
Bellissimo rileggere in questo senso il nome che Gesù usa per indicare
lo Spirito:
"il Paraclito" che significa "il difensore".
Dio non difende solo "dal" male, fa molto di più: difende e
custodisce "il" bene.
Lo Spirito Santo non è un bodyguard, ma un banchiere che investe sul
mio capitale,
su quel capitale che è la mia vita, le mie storie, le mie qualità, i
miei gesti d'amore.
Lo Spirito Santo, che il Vangelo raffigura come fuoco che scalda e
infiamma,
ci ricorda oggi la responsabilità di essere "adulti", cioè
"cresciuti".
Lo Spirito Santo è una sfida perché ogni giorno ci chiede: quanto sei
cresciuto?
Chiediamoci: la mia fede è adulta? il mio amore è adulto? la mia etica
è adulta?
la mia cultura è cresciuta? la mia comprensione di persone e cose è
cresciuta?
quanto? quando? come?
Sei caldo, infiammato o freddo? o peggio, sei tiepido?
Paragoniamoci ai bambini che sanno essere contenti senza motivo,
sanno occupare il tempo con poco e divertirsi,
sanno pretendere con ogni forza quello che desiderano.
"Non siamo più bambini", forse però nel senso peggiore.
Magari fossimo almeno così.
Einstein diceva: "Un uomo è vecchio quando in lui i rimpianti
superano i sogni".
E non conta l'età anagrafica: ci sono ragazzini vecchi e anziani
giovani.
Lo Spirito Santo che scuote le mura del cenacolo, oggi scuote noi per
dirci che
chi sa sognare ad occhi aperti può tutto. Questo è il segreto della
maturità.
Siamo adulti o vecchi?
Dio ci ha fatto uomini e ci vuole "adulti". Non vecchi.
Chiediamoci: subiamo l'invecchiamento o ricerchiamo maturità?
Maturità significa ritrovare la serietà che da fanciulli si metteva nei
giochi.
Lo Spirito Santo è il giocarsi di Dio per la qualità della nostra vita.
È una cosa seria.
Lo Spirito Santo è il sogno ad occhi aperti di Dio su di noi, per
questo può tutto.
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