Buona domenica
don Giulio
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VANGELO DI RIFERIMENTO
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva,
gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne
uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide,
gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia
figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e
viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva
intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e
aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi
averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare
di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva
infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò
salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo
corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui,
si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi
discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e
dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei
che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò
che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la
verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in
pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga
vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il
Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della
sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno
di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di
Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide
trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro:
«Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo
deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la
madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la
bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che
significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si
alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da
grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a
saperlo e disse di darle da mangiare.
RIFLESSIONE
1 luglio 2012
IL DI PIÙ
13ma domenica del tempo ordinario
Due personaggi abitano il Vangelo di oggi.
Un augurio di Oriana Fallaci ne può tratteggiare il ritratto:
"La vita ha 4 dimensioni: amare, soffrire, lottare, vincere.
Chi ama soffre, chi soffre lotta, chi lotta vince.
Ama molto, soffri poco, lotta tanto, vinci sempre".
La prima protagonista è una donna con una grave emorragia.
Dietro e dentro questa donna c’è ogni storia di dissanguamento,
ci sono tutte quelle ferite aperte che “svuotano” la vita,
che indeboliscono le forze, che “ti succhiano il sangue”.
Serve una trasfusione di vita.
Il secondo quadro è una scena di buio, è la fine della speranza:
“lascia perdere, tua figlia è morta”.
Dietro e dentro questo uomo c’è ogni storia di fallimento,
di disperazione, c’è ogni “mi arrendo, non ce la faccio più”.
Serve una trasfusione di fiducia.
Due persone che soffrono e lottano per un incontro toccante,
per un tocco vitale di energia, per una carezza vincente di vita.
Ogni domenica noi abbiamo il loro stesso incontro con Gesù:
ma come viviamo e come cerchiamo questo tocco?
Crediamo davvero che cambi qualcosa nella nostra vita?
È ora di chiederci, per una volta, ma cosa vado a Messa a fare?
A Messa ci sono quelli che ci vanno perché "si deve".
Non cantano né rispondono, ma captano tutti gli ultimi gossip.
Non si accorgono di cosa si fa, ma scannerizzano tutti i presenti.
Prendono sempre la benedizione sulla schiena
perché al “Vi benedica” sono già girati in fuga verso la porta.
Per questi celebrare la Messa in latino o in cinese è la stessa cosa,
basta che non sia lunga.
A Messa ci sono poi quelli tutti casa e chiesa, ma ciò che li frega
è la strada, cioè ciò che fanno o dicono dalla casa alla chiesa.
Sono quelli che si abbuffano di comunioni, candele, santini
come se fossero caramelline, ma non vivono una riga di Vangelo.
Alcuni stanno a Messa per soddisfare un loro bisogno
di socializzazione, di riconoscimento, di valorizzazione.
Altri in realtà sono solo superstiziosi, travestiti da cattolici:
convinti che Dio conviene tenerselo buono perché non si sa mai.
A Messa ci vanno infine quelli che cercano un oltre, con la fatica
di credere e sperare (che è la stessa fatica di vivere e di amare).
Si cerca un tocco, una scossa, uno spintone di vita e per la vita,
comunque e nonostante tutto. La trasfusione di vita e di fiducia.
Come la donna del Vangelo di oggi ci si sente stranieri, lontani
ma si va a tentoni, si fanno domande, ci si mette in questione.
Come l’uomo del Vangelo si sa come è nera e cruda la realtà,
ma si lotta per aggrapparsi a un Oltre. Non ci si arrende.
Per questo la fede richiede non un’accettazione, ma un’adesione.
Non chiede un “obbedisco”, ma un “mi coinvolgo”.
Sta a noi decidere se scegliere l'oltre di un incontro toccante
o la pallida mediocrità di una routine.
È meglio la sicurezza rigida della incasellata normalità di sempre
o l’apertura ubriacante di orizzonti nuovi e sconfinati?
"Mai nulla di splendido è stato realizzato
se non da chi ha osato credere che dentro di sé
ci fosse qualcosa di più grande delle circostanze" (Bruce Barton).
Questo è ciò che Dio ci sussurra ogni domenica: il "di più".
Quel "di più" che Dio ha vissuto su di sé incarnandolo:
chi ama soffre, chi soffre lotta, chi lotta vince.
Vince anche la morte e ogni tipo di morte.
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