sabato 30 aprile 2011

Don Giulio, domenica 1 maggio 2011

1 maggio 2011

VANGELO DI RIFERIMENTO
Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le

porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne

Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro

le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse

loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando

voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A

coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non

perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato

Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri

discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo

nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei

chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni

dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso.

Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi

disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua

mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli

rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai

veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono

stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate

che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita

nel suo nome.



L’ENERGIA DEL MOTORE
Seconda domenica di Pasqua


“Il mondo nel suo agitarsi a destra e a sinistra


ha dimenticato che esiste un alto e un basso” (F. Werfel).


“Non è vero che chi non crede in Dio non crede in nulla,


rischia invece per finire di credere a tutto” (Chesterton),


perché “quando il cielo di svuota di Dio,


la terra si riempie di idoli” (K. Barth)


e la notte si riempie di fantasmi…


come quello che credono di vedere i discepoli


quando si trovano davanti il Crocifisso Risorto.






Proviamo a ridire queste dotte riflessioni in modo più concreto.


Se io uso ogni giorno la macchina per spostarmi,


ad un certo punto la benzina consumata mi manda in riserva,


e devo bloccare le mie corse e le mille cose da fare urgenti


per stare fermo un momento dove posso rifornirmi di carburante.


Quando mi fermo a fare benzina,


so benissimo che è la macchina non è rotta, che non c’è un guasto,


manca solo il carburante. Messo quello tutto è ok.






Ma se questo è così scontato e banale per la nostra macchina,


perché non è per il nostro amore?


Quante storie si sono bloccate, accusandosi l’un l’altro


di chissà quali ingolfamenti o rotture o guasti,


quando invece si è andati avanti senza mai mettere benzina,


sei mai pensare di mettere energia nuova nel motore di coppia,


senza mai curare giorno dopo giorno le spie per un rifornimento


di attenzione, di premura, di comprensione, di dialogo, di tenerezza.






Ma se questo è così scontato e banale per la nostra macchina


e ci viene facile – pensandoci bene – applicarlo all’amore,


perché non può essere così anche per la nostra fede?


Quante volte diciamo di non credere, cioè di non arrivare più a Dio


perché si è rotto qualcosa nel nostro motore interiore,


quante volte diciamo di avere mille dubbi sul “funzionamento”,


e non ci poniamo mai la questione se non sia solo il fatto


che non abbiamo curato i rifornimenti,


che non siamo stati capaci di fermarci ogni tanto a ricaricarci…






Quando non mi curo della mia interiorità per non voglia


(non è solo questione di Messa, ma soprattutto di silenzio denso


di riflessione, di interiorizzazione, di decantazione della vita…)


all’inizio sembra non succedere niente


ma viene un giorno in cui la benzina finisce… e tutto si ferma.






Quando non si dà più spazio agli abbracci perché sono da bambini,


alle risate perché ci sono cose ben più serie nella vita,


alle coccole perché noi grandi non ne abbiamo bisogno…


allora senza accorgersene la benzina si consuma pian piano


e un giorno ci si ritrova bloccati e non si va più avanti.






Il poeta cileno Pablo Neruda scriveva:


“Muore lentamente chi non ricorda sempre


che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore


del semplice fatto di respirare…


Muore lentamente chi non si appassiona più”.






Il Risorto ci ricorda che non basta vivere. Bisogna vivere bene!


Canta la liturgia in questi giorni di Pasqua:


“morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello”.


Tocca a noi combattere il prodigioso duello della vita,


tra l’amore e l’odio, tra il vero e il falso, tra il giusto e l’ingiusto,


tra il premuroso e il superficiale, tra il caloroso e il rassegnato,


tra l’attenzione e la distrazione, tra la meraviglia e la noia,


tra i rumori dei fantasmi della notte e la voce del Risorto all’alba,


tra la speranza e la rassegnazione, tra il vivere e il tirare a campare.


Come? è questione di fermarci per mettere mano al nostro cuore


come Gesù appunto ha chiesto a Tommaso di fare…

Nessun commento:

Posta un commento