domenica 25 luglio 2010

"Bell'amore e sessualità" - riflessione del Cardinal Angelo Scola

Testo integrale della riflessione svolta dal Patriarca di Venezia, il Cardinale Angelo Scola, in occasione dell'edizione 2010 della festa veneziana del Redentore svoltasi tra sabato 17 e domenica 18 luglio.
Il tema scelto quest'anno è stato ''Bell'amore e sessualità''.


1 -  L’immagine biblica del bell’amore

La liturgia della Festa del Santissimo Redentore ci riempie della più grande consolazione, quando afferma: «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5, 5). Dio Padre, mediante le sue “due mani” – come Ireneo di Lione chiamava il Figlio e lo Spirito Santo – si prende cura di noi e ci sostiene con la speranza che non delude (Rm 5, 5). Lieti nel Signore possiamo affrontare l’esistenza, nel suo intreccio di affetti lavoro e riposo, come figli e figlie nell’Unigenito Figlio di Dio.

L’esperienza comune ad ogni uomo traccia la via maestra per imparare questa tenera figliolanza. È la via del desiderio in senso pieno, cioè in grado di attingere la realtà, non ridotto a pura mossa interiore al soggetto. Il desiderio, in mille forme diverse, dice ad ogni uomo la necessità di essere amato definitivamente, perfino oltre la morte, e lo urge ad amare definitivamente, a sua volta. Qual è allora il criterio che verifica l’apertura totale del desiderio, consentendo questo definitivo reciproco amore?

Una suggestiva risposta ci viene dalla Bibbia: «Io sono la madre del bell’amore» (Sir 24, 18). Qui all’amore viene accostata la bellezza.

Cosa vuol dire bell’amore? Quando l’amore è bello? Tommaso parla della bellezza come dello “splendore della verità”. Per Bonaventura la persona che “vede Dio nella contemplazione”, cioè che lo ama, è resa tutta bella (pulchrificatur) .

La tradizione cristiana, con le parole del Salmo, definisce Gesù Cristo come «il più bello tra i figli dell’uomo» (Sal 45,3). Il bell’amore pertanto non è un’Idea astratta, ma la persona di Gesù, bellezza visibile del Dio invisibile, che per amore si è fatto come uno di noi. Il bell’amore imprime la sua forma in chi lo accoglie aprendolo a relazioni nuove e partecipate. Questo ci permette di dire che l’amore è bello quando è vero, cioè oggettivo ed effettivo. San Paolo, nel capitolo 5 della Lettera agli Efesini, lo rinviene nell’amore tra Cristo e la Chiesa intrecciato a quello tra il marito e la moglie (cfr Ef 5, 32-33).


2. Una nuova grammatica dell’amore?

Con la dottrina del bell’amore il cristianesimo ha dunque la pretesa di intercettare una delle dinamiche fondamentali della vita dell’uomo. Questo dato, tuttavia, non può ignorare le pesanti prove cui oggi sono sottoposte le relazioni, anche le più intime, come quelle tra uomo e donna, tra marito e moglie, tra genitori e figli. L’amore non è mai stato una realtà a buon mercato, tantomeno lo è oggi. Proprio nelle relazioni amorose si avvertono gli effetti della difficile stagione che stiamo vivendo. È mutata la grammatica degli affetti, anzitutto nel suo elemento determinante che è la differenza sessuale. E dalla sfera privata tale processo sempre più va dilagando nella stessa vita civile.

Tra quanto viene quotidianamente immesso dai codici culturali dominanti e il messaggio cristiano del bell’amore sembra essersi scavato un fossato invalicabile.

Nell’attuale e magmatico contesto culturale si può ancora ragionevolmente credere nella proposta cristiana del bell’amore? Tanto più che molti uomini, pure segnati da secoli di evangelizzazione cristiana – e tra di loro non pochi praticanti -, non comprendono e rigettano gli insegnamenti della Chiesa in materia di amore e sessualità.

Come tacere inoltre, di questi tempi, la bufera che ha investito la Chiesa cattolica per il tragico scandalo della pedofilia perpetrata da chierici e talora coperta per negligenza o ingenuità dal silenzio di autorità ecclesiastiche? Lo scandalo pedofilia, con l’effetto di un detonatore, sembra a molti aver ridotto in frantumi la proposta degli stili di vita sessuale e la visione dell’uomo ad essi sottesa che da secoli la Chiesa persegue. Riguardo al problema specifico della pedofilia mi ha colpito l’osservazione: «La parola spesa in questi mesi da chi opera nel settore, sia esso medico, psichiatra, ricercatore, psicologo, giurista, occupa uno spazio del tutto irrilevante rispetto al fiume di parole emerse in questi mesi da giornali, radio, televisioni, dibattiti… Perché questo silenzio?… È auspicabile che alla denuncia degli scandali, giusta e doverosa, segua anche una riflessione ed un approfondimento della questione, per poterla affrontare in maniera efficace» .

Come pastore non ho una competenza specifica per tentare una qualche risposta circa la natura e le conseguenze di simili inaccettabili abusi. Mi sembra tuttavia che le parole-chiave – “misericordia”, “giustizia in leale collaborazione con le autorità civili”, ed “espiazione” – indicate con addolorata forza da Benedetto XVI nella Lettera ai cristiani di Irlanda, consentano di affrontare ogni singolo caso, dal momento che, come bene è stato detto, anche uno solo è di troppo. Il Papa non si sottrae alla corresponsabilità che ne viene ad ogni membro dell’unico corpo ecclesiale e, in particolare, del collegio episcopale. È uno scandalo che tocca l’intera Chiesa, chiamata ad una profonda penitenza, ad andare alle radici della misericordia, cioè all’incontro personale con il Tu di Cristo. Si tratta di una riforma che non potrà non riguardare tutti i livelli della sua missione.

Anche per queste ragioni sento la necessità di affrontare di petto la domanda circa la credibilità e la convenienza della proposta cristiana in tema di sessualità e di bell’amore.

Come questa radice costitutiva del desiderio dell’uomo può essere da lui concretamente vissuta?

Una sofisticata risposta ci viene dalle neuroscienze. In particolare le neuroscienze dell’etica si sono poste il problema dell’amore nel quadro del loro tentativo di spiegare in termini puramente neuronali il decisivo interrogativo antropologico: cosa significa realmente esistere come esseri pensanti (coscienti)? . Helen Fisher, antropologa americana, considerata tra le esperte del settore, pubblica ormai da diversi anni libri e articoli scientifici, sia specialistici che divulgativi, sul tema dell’amore.

La studiosa, con il suo team di ricerca, ha attribuito un’importanza considerevole al cosiddetto stadio dell’amore romantico (romantic love) . Esso – con l’attrazione sessuale (libido o lust) e con l’attaccamento (attachment) – si ridurrebbe, a detta dell’autrice, ad una delle tre reti primordiali del cervello attraverso le quali si snoda l’intera parabola affettivo-relazionale tra uomo e donna .

Non mi pare azzardato ravvisare in simili posizioni il tentativo di considerare l’uomo come puro esperimento di se stesso, secondo la forte ma emblematica espressione del filosofo della scienza Jongen.


3. Il dato incontrovertibile: l’io-in-relazione

L’alternativa all’uomo come esperimento di se stesso nasce dall’ascolto dell’esperienza umana comune. Essa rivela che l’altro/gli altri non sono una mera aggiunta all’io, ma un dato a lui originario. La personalità di ciascuno è immersa in una trama di relazioni: il dato relazionale è incoercibile.

Fin dal grembo di sua madre ogni uomo, come figlio o come figlia, è situato in una relazione costitutiva. La sua stessa nascita, per quanto potrà essere manipolata in laboratorio, custodisce il mistero dell’alterità: nessun uomo potrà mai auto-generarsi.

La prospettiva antropologica dell’io-in-relazione, accolta in tutta la sua ampiezza, ci porta a considerare in modo adeguato la differenza sessuale . Essa si rivela anzi come il luogo originario che ci introduce al rapporto con la realtà. È la prima ed insostituibile scuola per imparare l’alterità .

Per l’autore del Libro dei Proverbi «La via dell’uomo in una giovane donna» è considerata tra le «cose troppo ardue a comprendersi» (cfr Prov 30, 18-19). A questo proposito un grande biblista commenta: «L’uomo/donna è la via attraverso cui ognuno di noi è inoltrato nel mistero della vita; è ciò che fa passare l’uomo attraverso la figura di colei che sta al suo inizio e che lo fa uscire da sé quando nasce. Questo fa dell’incontro tra i due al tempo stesso un ricominciamento e qualcosa di nuovo» . In altri termini, quando l’uomo e la donna si incontrano fanno l’esperienza da una parte di ricominciare qualcosa che in forza della loro nascita già conoscono, dall’altra di dar vita ad una novità. Questa è possibile quindi perché l’incontro amoroso pone inevitabilmente all’uomo la domanda circa la propria origine. Potremmo esprimerla così: chi sono io che incontrando te incontro me stesso? In quanto situato nella differenza sessuale l’altro da me mi “sposta” (dif-ferenza) in continuazione, impedendomi di rimanere rinchiuso in me stesso. Essere situati nella differenza sessuale si rivela pertanto come un grande dono che, bene inteso, diventa diffusivo di amore e di bellezza. Qui sta l’inestirpabile radice della fecondità. L’amore non è mai un rapporto a due. Infatti la differenza uomo-donna, con questo suo valore originario, trova il suo fondamento nella differenza delle Tre Persone nell’unico Dio. Il bisogno/desiderio dell’altro che a partire dalla differenza sessuale ogni persona, come uomo e come donna, sperimenta non è pertanto il marchio di un handicap, di una mancanza, ma piuttosto l’eco di quella grande avventura di pienezza che vive in Dio Uno e Trino, perché siamo stati creati a Sua immagine.

Cristo Gesù, forma piena del bell’amore trinitario nella storia, spalanca ad ogni uomo e ad ogni donna la possibilità di partecipare a questa esperienza.


4. Assicurare gli affetti

Con la sua morte e resurrezione Gesù Cristo ci ha liberati dalla paura della morte (cfr Eb 2,14-16). Ciò è decisivo per vivere in pienezza gli affetti che si inscrivono primariamente all’interno dell’uomo-donna (differenza sessuale). La paura della morte, infatti, appare spesso la segreta padrona delle relazioni tra l’uomo e la donna, tra i genitori e i figli. Essa è all’origine della smania del “tutto e subito” nei rapporti amorosi che, con la stessa rapidità, si bruciano e si moltiplicano. Ritroviamo questa dinamica nel rapporto tra le generazioni: la decisione di generare o di non generare figli, sovente è determinata dalla paura del carattere contingente dell’esistenza.

L’antidoto contro il veleno di morte che penetra ogni umana relazione è tuttavia già presente nella storia. Sta nella manifestazione della verità dell’amore offertaci dalla morte-resurrezione pro nobis di Cristo. La vittoria dell’Amore sulla morte fa brillare il senso pieno della differenza sessuale: il suo essere destinata al bell’amore che va oltre la morte.


5. La castità: una pratica conveniente

La proposta cristiana circa la sessualità e il bell’amore indica un percorso di vita che conduce a quella soddisfazione e a quella gioia cui il desiderio rettamente inteso spalanca l’uomo. Come educarci concretamente a vivere gli affetti secondo questa integralità ed autenticità? Emerge in proposito una grande parola oggi purtroppo caduta in disuso: castità. Se correttamente intesa, essa si rivela inscritta nella struttura stessa del desiderio come la virtù che regola la vita sessuale rendendola capace di bell’amore.

Casto è l’uomo che sa tenere in ordine il proprio io. Lo libera da un erotismo apertamente rivendicato e vissuto, fin dall’adolescenza, in forme sempre più contrattuali e senza pudore. Certo, l’amore è uno in tutte le sue forme, compreso l’amore ridotto a venere, per usare un’espressione cara a Clive Staples Lewis, il quale definisce così il mero esercizio della sessualità e lo distingue dalla capacità di amare, che implica eros ed agape (Deus caritas est). Ma anche quando si riduce ad un comportamento quasi animalesco, l’amore esprime, in modo del tutto distorto, una domanda di verità.

Nessuno uomo può essere casto se non stabilendo liberamente una gerarchia di valori: «La castità esprime la raggiunta integrazione della sessualità nella persona e conseguentemente l’unità interiore dell’uomo nel suo essere corporeo e spirituale» (CCC 2337). Se noi disaggreghiamo venere, eros ed agape ci condanniamo alla rottura tra la dimensione emotiva e quella del pensiero, di cui la morte del pudore è il sintomo più grave.

A queste condizioni l’esperienza del bell’amore diviene impossibile e il rapporto amoroso è ridotto a una meccanica abilità sessuale, veicolata da una sottocultura delle relazioni umane che si fonda su un grave equivoco: sull’idea, del tutto priva di fondamento, che nell’uomo esista un istinto sessuale. Invece è vero il contrario, come dimostra certa psicanalisi : anche nel nostro inconscio più profondo tutto l’io è in gioco. La castità mette in campo un’esperienza comune a tutti. In ogni ambito della sua esistenza l’uomo sa bene di non poter trovare soddisfazione senza sacrificio. Il sacrificio è una strana necessità, ma è la strada che assicura il godimento. Nella sfera sessuale e nei rapporti amorosi questo è particolarmente evidente. Perché abbiamo definito “strano” il sacrificio? Perché tutti noi avvertiamo una resistenza sana di fronte ad esso. Se siamo fatti per la soddisfazione, perché il sacrificio? Non è forse contrario alla natura della soddisfazione? Il valore ultimo del sacrificio non può quindi risiedere in se stesso, né nel fatto che mi sia imposto dall’esterno, da una qualsiasi autorità. Devo giungere a scoprirne la convenienza, cioè la sua intrinseca ragionevolezza per la piena riuscita della mia umanità. Esso è condizione e non fine.

La croce e la resurrezione di Cristo hanno la forza di mostrare che l’inevitabile sacrificio presente in ogni umana azione ha come scopo positivo il raggiungimento del proprio destino. Il sacrificio spaventa quando non se ne sa il perché. La virtù della castità è una grande scuola al valore misteriosamente positivo del sacrificio. Essa chiede la rinuncia in vista di un possesso più grande. Posso rinunciare se sono certo che questa rinuncia mi fa possedere in pienezza il bene che voglio, come soddisfazione del mio desiderio. Il sacrificio non annulla il possesso, è la condizione che lo potenzia. Il puro piacere non è autentico godimento, tant’è vero che finisce subito. E se resta chiuso in se stesso lentamente annulla il possesso, lo intristisce, lo deprime. A ben vedere l’uomo cerca quel piacere che dura sempre, cioè il gaudium (godimento). Lo aveva ben capito Sant’Ignazio di Loyola. Mi colpisce sempre il fatto che, quando dico queste cose ai giovani, incontro più sorpresa ed interesse che obiezione. Intuiscono che un cammino di castità fin da adolescenti, attraverso la strada di un progressivo dominio di sé che rinuncia a comportamenti immaturi e presuntuosi, apre a una prospettiva di realizzazione nella quale si chiarisce il disegno amoroso di Dio su ciascuno di loro. Sessualità ed amore su queste basi si realizzano compiutamente come possesso nel distacco . In questa luce emergono in tutta la loro pienezza la vocazione alla verginità e al celibato così come quella al matrimonio indissolubile, fedele e fecondo tra l’uomo e la donna.

a) Verginità
La verginità come forma di vita riguarda solo alcuni chiamati alla imitazione letterale della umanità di Cristo, il quale ha vissuto in obbedienza povertà e nella perfetta continenza, e per questo rinunciano alla modalità comune dell’esercizio della sessualità, alla famiglia e alla generazione nella carne. Nella prospettiva del Regno di Dio la verginità anticipa il compimento finale che riguarda tutti gli uomini. Una simile forma di vita non prescinde affatto dal proprio essere situati nella differenza sessuale.

b) Celibato ecclesiastico
Per meglio comprendere questa affermazione conviene guardare in faccia a un’altra delle questioni oggi discusse, quella del celibato. La dedizione a Cristo che il ministero ordinato implica, sul modello del servo sofferente e del buon pastore pronto a spendersi per l’unica pecora perduta, consente ai sacerdoti di vivere il bell’amore.
Chi è chiamato alla verginità e al celibato non è uno che si sottopone a mutilazioni psicologiche e spirituali, ma un uomo che, praticando la castità perfetta, deve pazientemente arrivare all’unità spirituale e corporale del proprio io. La sessualità intesa come differenza non è riducibile alla dimensione genitale, a cui in nome del celibato si rinuncia. Tuttavia nella Chiesa di oggi è necessario uno sforzo educativo in grado di illuminare la scelta del celibato fin nelle sue motivazioni antropologiche. Occorre approfondire un dato lasciato un po’ in ombra. Mi riferisco alla natura nuziale della scelta verginale e celibataria. L’amore, fin dentro la Trinità, possiede sempre una dimensione nuziale, fatta di differenza, di dono di sé e di fecondità. Il celibato quindi non può essere adeguatamente compreso in termini meramente funzionali. Nel celibato il sacerdote non rinuncia al matrimonio e alla famiglia principalmente o solo per aver più tempo da dedicare al proprio lavoro ecclesiastico.
Dal significato profondamente cristologico, escatologico, ecclesiologico ed antropologico del celibato si capisce la ragione della sua profonda convenienza e pertanto della disciplina della Chiesa latina in proposito. Il celibato sacerdotale affonda le sue radici nella stessa chiamata apostolica che chiede letteralmente di “lasciare tutto”. A conferma di questo suo valore originario sta anche tutta la tradizione orientale che per l’episcopato, pienezza del sacramento dell’ordine, ha sempre esigito la scelta del celibato.

c) Indissolubilità del matrimonio
La virtù della castità getta piena luce anche sul carattere indissolubile della relazione coniugale tra l’uomo e la donna nel sacramento del matrimonio. In effetti l’amore per sua natura chiede il “per sempre”, nonostante l’umana fragilità. È nell’indissolubilità del matrimonio che la relazione tra l’uomo e la donna raggiunge la sua vera dignità. L’idea di una revocabilità del dono ferirebbe mortalmente il mistero nuziale e renderebbe inautentica la relazione stessa. Al contrario, l’indissolubilità garantisce la profonda aspirazione dell’uomo e della donna ad un sì irrevocabile. Il “sì” che si esprime nella scelta della verginità e nel celibato si pone così obiettivamente in relazione al “sì” che i coniugi si promettono per sempre nel matrimonio. La fedeltà non è una proprietà accessoria dell’amore. Semplicemente là dove non c’è fedeltà non c’è mai stato propriamente parlando amore. Pertanto i coniugi sono chiamati a vivere nel loro amore fedele, indissolubile e fecondo quanto viene espresso anche nella scelta della verginità e del celibato. Così come i vergini e i celibi incontrano nel matrimonio indissolubile una testimonianza convincente della dimensione nuziale della loro chiamata.


6. Bell’amore e amore casto

Tornando, in conclusione, al tema del bell’amore, siamo ora in grado di identificarlo con l’amore casto, quell’amore che entra in rapporto con le cose e le persone non per la loro immediata apparenza, in sé transitoria, né per il tornaconto che ne può ottenere: infatti «passa la scena di questo mondo» (1Cor 7). Il distacco chiesto nell’amore casto in realtà è un entrare più in profondità nel rapporto con Dio, con gli altri e con se stessi. Neppure l’umana fragilità sessuale rappresenta ultimamente un’obiezione fondata alla castità. Infatti la caduta non viene ad annullare la natura profonda dell’umano desiderio che continua a domandare riconoscimento della differenza sessuale e ad urgere il possesso vero, quello che mai si dà senza distacco. La figura morale compiuta dell’umano non è l’impeccabilità ma la “ripresa”. Essa registra, sempre più col passare degli anni, il dolore per ogni singolo peccato mentre per la grazia del perdono di Dio approfondisce l’amore. Agostino descrive con potenza questa umana condizione: «David ha confessato: “riconosco la mia colpa” (Sal 50, 5). Se io riconosco, tu dunque perdona. Non presumiamo affatto di essere perfetti e che la nostra vita sia senza peccato. Sia data alla nostra condotta quella lode che non dimentichi la necessità del perdono» .


ROMA, sabato, 24 luglio 2010 (ZENIT.org).
[L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 24 luglio 2010]

Riflessione molto bella, chiara, facile che ho molto gradito. Rispecchia il mio pensiero, la ricerca del perfezionarmi sempre così nel mio vivere quotidiano. Pensieri che ho voluto anche per Voi: insegnamenti pratici per la vita proprio di ognuno nello stato di vita di ciascuno.
Da tradurre amerovolmente in pratica: da diffondere appunto col nostro vivere.

sabato 24 luglio 2010

Don Giulio, domenica 25 luglio 2010

PADRE NOSTRO: UNA PREGHIERA TRAPPOLA
17ma domenica del Tempo Ordinario C

La preghiera è la potenza dell’uomo e la debolezza di Dio.
Ci dice la Parola di Dio di oggi: “chiedete e otterrete!”
Questa è certo una buona notizia, ma la nostra esperienza
a volte sembra smentire questa affermazione:
abbiamo chiesto e non abbiamo ottenuto. Allora?

Sarebbe assurdo interpretare alla lettera questo “ottenere”:
Dio dovrebbe continuamente modificare il corso degli eventi
in base alle varie richieste o, peggio, ai nostri capricci.
Ciò vorrebbe dire tra l’altro che Dio è molle, un debole.
Un padre che esaudisce tutte le richieste di un figlio
non è un buon padre, non ha un progetto educativo.
Solo se sa anche dire dei no - non a caso, ma con criterio –
il figlio crescerà maturo (lasciandogli sempre però
la libertà di farsi la sua vita o anche di rovinarsela).
Un padre e una madre non possono sostituirsi ai figli,
non possono evitare loro difficoltà, sofferenze e sconfitte,
ma devono insegnare a farne tesoro.

Dio ci dice che saremo esauditi, ma non ci dice come.
Allora, perché pregare? perché chiedere?
Chiedere è rendersi conto che non siamo autosufficienti.
Ripetere la richiesta poi ci fa prendere coscienza
di quello che vogliamo e di quello che conta davvero per noi.
Quando un bambino di notte si sveglia per chiedere acqua
per il 95% dei casi vuole in realtà la mamma.
Per questo Gesù ci insegna a chiamare Dio “Padre”,
(letteralmente “Abbà” che è più forte, è “papino-babbuccio”)
per insegnarci che le richieste devo essere “da figli”
e non da gente frustrata che vuole fuggire la realtà.

Il Padre Nostro è una preghiera trappola!
In poche frasi incisive, ti illudi di dare degli ordini a Dio:
venga il tuo regno, sia fatta, dacci oggi, rimetti, liberaci…
Ma non c’è nulla di ciò che chiediamo a Dio
che ci dispensi dall’agire, che ci lasci tranquilli,
che ci permetta di poter sistemare tutto stando in poltrona
perché ne abbiamo parlato con chi di dovere.

È una preghiera trappola perché ha un effetto boomerang.
Dio chiede a noi esattamente ciò che noi chiediamo a lui:
sentirlo Padre e vivere da fratelli, costruire relazioni così,
assicurare l’essenziale quotidiano a chi abbiamo accanto,
distribuire perdono, costruire la pace.
Pregare il Padre nostro è allora imparare a vivere:
i lineamenti di questo Padre li trovi nei volti dei vicini,
il suo tocco lo vedi nei colori della natura che ti avvolge,
la sua voce fa eco a sentimenti che ti rimbalzano nel cuore.

Mi è sempre rimasta impressa una scena in casa di amici:
con un papà guardavo il bambino che cercava di spostare
un vaso di fiori molto pesante.
Il bambino si sforzava, sbuffava, brontolava, sudava,
ma non riusciva a smuovere il vaso di un millimetro.
“Hai usato proprio tutte le tue forze?” gli chiese il papà.
“Sì!” rispose il bambino. “Non è vero! – ribatté il papà –
Avevi un’altra forza da usare: chiedermi di aiutarti!”.
Ogni volta che un uomo si inginocchia in preghiera,
da lì si alza un uomo migliore.

venerdì 23 luglio 2010

Grazie Camillo.

quando da piccoli impariamo a camminare non sappiamo dove ci porteranno le strade del mondo. si è consapevoli che stare in piedi è una gioia, scopri che il mondo si fa diverso perché lo attraversi. e impari a cadere, a darti la possibikità di inciampare e la forza di rialzarti.


...pensieri dedicati a chi sente di far fatica a camminare, ...a chi ha paura di cadere, a coloro che comunque sentono il dolore perché restare in piedi scalzi non è semplice. e per tutti quelli che imparano che camminare tenendo la mano di qualcuno rende la vita meravigliosa. e cadere non fa così male!

 

Venerdì 23 luglio 2010

Padre Santo, all'inizio di questo giorno, rendimi consapevole del momento
opportuno che è questa nuova giornata. Tu mi doni il tempo perché il
seme, che cadde in un luogo solo e risuscitò nel mondo intero, sia oggi
accolto nella mia persona. Donami il tuo Santo Spirito che irrighi il
terreno arido e porti molto frutto.

mercoledì 21 luglio 2010

Per la riflessione in questo tempo estivo

Signore quando ho fame,
dammi qualcuno che ha bisogno di cibo;

quando ho sete,
mandami qualcunoche ha bisogno di una bevanda;

quando ho freddo,
mandami qualcuno da scaldare;

quando ho un dispiacere,
offrimi qualcuno da consolare;

quando la mia croce diventa pesante,
fammi condividere la croce di un altro;

quando sono nell'indigenza,
guidami da qualcuno nel bisogno;

quando non ho tempo,
dammi qualcuno che possa aiutare per qualche momento;

quando sono umiliato,
fà che io abbia qualcuno da lodare;

quando sono scoraggiato,
mandami qualcuno da incoragggiare;

quando ho bisogno della comprensione degli altri,
dammi qualcuno che ha bisogno della mia;

quando ho bisogno che qualcuno si occupi di me,
mandami qualcuno di cui occuparmi;

quando penso solo a me stesso,
attira la mia attenzione su un'altra persona.

E così avrò la vita eterna, la vita della carità.
Beata Teresa di Calcutta

Preghiera del mattino

Concedi, o Signore, a ciascuno di noi di potere sperimentare durante
questa giornata la nuova nascita che abbiamo ricevuto in dono il giorno
del battesimo. Amen.

Preghiera del mattino

Padre Santo, all'inizio di questo giorno, rendimi consapevole del momento
opportuno che è questa nuova giornata. Tu mi doni il tempo perché il
seme, che cadde in un luogo solo e risuscitò nel mondo intero, sia oggi
accolto nella mia persona. Donami il tuo Santo Spirito che irrighi il
terreno arido e porti molto frutto.

lunedì 19 luglio 2010

Lunedì 19 luglio 2010

... non so ...
cosa mi riserverà questo giorno! ma sò che sempre sopra ogni fatto, ogni cosa, dalla più banale alla più importante, ci sei Tu!
Fammi attenta, capace di vedere e capire in tutto la Tua volontà, perchè non mi disperda nei meandri bui e tortuosi della ricerca del senso, del perchè, ma forte del mio credere in Te sappia realizzare da tutto quel buono che tu ti aspetti da me. O non sarebbe cosa che Tu mi doni, cosa che fai accadere davanti a me!
E che siano buone tutte, questo è certo!
Confido in te: mi fido e mi affido a Te. Sempre.

Preghiera del mattino

Signore, conoscere te è la vita eterna, servirti è la pace perfetta.
Difendici, ti preghiamo, dagli assalti dei nemici che tentano di
allontanarci da te, unico vero Dio, che ti sei rivelato a noi in Gesù
crocifisso e risorto. Fa' che oggi la nostra ricerca di te sia autentica,
che le nostre azioni siano secondo la tua volontà. Noi vogliamo ascoltare
la tua parola per vivere quella economia umile e nascosta del regno che
essa ci insegna, ma siamo consapevoli della nostra fragilità e delle
nostre debolezze. Vieni in nostro soccorso e vinci in noi ogni egoismo
e ogni chiusura. Te lo chiediamo per Cristo Gesù nostro Signore. Amen.

L'audacia

Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in se genialità, magia e forza. Comincia ora. Johann Wolfgang Göethe

venerdì 16 luglio 2010

Don Giulio, domenica 18 luglio 2010

NON SOLO POCO MA BUONO, MA TANTO E BENE
16ma domenica del Tempo Ordinario C

Una cena da amici, da Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro:
la prima sta lavorando nel disbrigo delle faccende di casa,
l’altra si siede accanto a Gesù ad ascoltarlo teneramente.
Anche noi oggi, all’inizio di questo tempo di ferie,
siamo invitati a cena da queste amiche, a sederci con lui,
e Gesù dice a noi quello che ha detto a Marta:
“Ti preoccupi e ti agiti per troppe cose
e trascuri l’unica veramente importante, la parte migliore!”.

Quale è questa parte migliore di cui abbiamo bisogno?
Certamente Gesù non vuol condannare il lavoro di Marta
e dirci che dobbiamo stare tutto il giorno a mani giunte.
Ciò che Gesù corregge in Marta è il suo lasciarsi travolgere
da occupazioni e pre-occupazioni, l’affannarsi eccessivo,
la smisurata importanza che dà alle cose esteriori
fino a perdere il senso delle proporzioni e dei valori.
Abbiamo perso il senso del limite e della misura,
a volte – purtroppo – anche il senso del ridicolo.

I sapienti latini insegnavano: “non multa, sed multum”,
cioè non molte cose (la quantità), ma “molto” (la qualità).
Non è solo “poco, ma buono”, ma anche “tanto e bene”.
 efficiente non chi fa tanto, ma chi fa bene.
È la sottile differenza qualitativa tra il grande e il grosso.
Siamo delle “Marte affaccendate” che corrono affannose
dietro a mille cose: sogni, progetti, affari, occupazioni.
Crediamo di fare le cose più importanti del mondo
e invece il tempo le fa evaporare lasciandoci aridi e vuoti.
Ci agitiamo per cose che riteniamo urgenti e necessarie
che poi troppe volte purtroppo ci si sgretolano tra le mani.

Ci sono 4 cose nella vita che non si possono recuperare:
la pietra dopo averla lanciata, la parola dopo averla detta,
l’occasione persa, il tempo trascorso.

Il miglior modo di essere Marta è quello di essere Maria.
Il coraggio di creare silenzio per ascoltare purifica l’agire,
permette di scorgere e rispettare le priorità,
permette di far decantare scorie che invece nascondo oro
e di far sgonfiare miti che si rivelano solo bolle di sapone.
Fare tutto con più calma, tra l’altro, è il sistema migliore
per fare le cose bene e per farne anche di più!

È la differenza che tra “mettere ordine” e “tenere il ritmo”.
Si mettono in ordine cose e oggetti.
Il ritmo, invece, è solo per le persone perché tocca il cuore.
“Brio, andante, allegretto, mosso” dipingono plasticamente
qualità di stati d’animo, di sensazioni, di modi di procedere
che il lessico musicologico italiano riesce plasticamente
a rappresentare in maniera più precisa del tedesco,
più dolce del francese, più flessibile dell’inglese,
più armoniosa del turco, più rapida dello spagnolo.

Che il Signore ci insegni a vivere le nostre giornate
alternando il ritornello del silenzio alle strofe degli impegni,
con le mani di Marta generosamente affaccendate
e con il cuore di Maria che batte “a ritmo” di amore,
per poter dire con serenità e sincerità a chi ci sta accanto:
ho fatto meno di quanto volevo, ma di più di quanto potevo.

... a volte ...

anche ora, parlando con la mamma, mi domando, ci chiediamo, il perchè di tante cose.
Il perchè "mi metti in mezzo a certe cose!".
La mia risposta è ancora di più convinta:
Tu mi fai vedere, vivere le cose per esserci in quelle sistuazioni e fare la mia parte di bene che Tu vuoi io faccia e che è la sola cosa certa che io voglio fare!
Fare tutto ciò che posso nel Tuo nome, pronta ad accettare le conseguenze che tante volte, nell'immediato, sono cose pesanti da vivere: sono le prove!
La sofferenza è inevitabile, le lacrime la conseguenza logica che serve, che è proprio indispensabile per ripulire mente e cuore, per sgravarci e solo così godere dell'evento, della nascita di qualcosa di nuovo, di bello!
... certamente contrastando il male, poni gli altri,  l'altro, di fronte al loro agire e sono certa che se non accade subito, "il loro dopo" arriva sempre.

E' certo che per tutti arriva il momento del ripensamento perchè tutto del nostro vissuto prima o poi riaffiora!
E sono i pensieri belli che ci donano pace, ma sono anche i tormenti che da dentro bruciano tutto: corpo e anima, cuore e mente!

Che abbiamo ad essere capaci davvero, col nostro essere noi stessi sempre e sempre legati a Lui, a portare l'altro, gli altri, a ripensare ai fatti, alle cose: a come stanno vivendo e, meglio sarebbe per loro, se questo avvenisse subito: ricomincerebbero a vivere una nuova vita: linda, pulita, tersa.
Il parto è dolore, la gioia della nascita, nel "nuovo nato", cancella ogni ricordo del dolore e dona spazio allo stupore dell'evento: ed è gioia.
E sia così e presto! Io con Te, per Te ci sono: aiutami ad esserci sempre.

... e così sia!

Signore e Padre, ancora non so che cosa mi porterà la giornata di oggi.
Vi sono dei giorni in cui percepisco la libertà della mia forza
creatrice, ma altri in cui gli obblighi mi opprimono. Fammi vivere oggi
in vista della mia salvezza e di quella degli altri.
Ti prego nel nome di Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.

giovedì 15 luglio 2010

Grazie Camillo.

... è sempre questione di dare senso al percorrere la via... senza illusioni, scoprendo volta per volta che cambio innestare, guardando intorno per mettere negli occhi le meraviglie che insieme si scoprono. Non è la velocità né la lunghezza del percorso che contano: sarà vedere la gioia negli occhi di chi impara il tuo ritmo del vivere e lo fa solo perché sei importante per la sua vita! lo stupore sarà scoprire la via per ricambiare, istante dopo istante...

lunedì 12 luglio 2010

...la corrispondenza recuperata con gioia: proprio con amore con tante persone molto care anche al mio cuore!

Cara Lilli, mi hai accompagnata in questi giorni di vacanza romana in cui non mi era facile recuperare e sono sempre state, le tue, parole dense, profonde, proprio utili.
Grazie che ci sei anche per me!
Perchè l'oltre buono è sempre l'obiettivo che dobbiamo perseguire... passando dalla valle di lacrime!
Impariamo sempre ad offrire tutto a Lui in rendimento di grazie per iSuoi doni tutti: appunto anche le prove, i Suoi esami, le verifiche...e mai per fermarci, Lui ci spinge ad andare avanti prendendo proprio coscienza degli "standard" che abbiamo raggiunto...Lui è sempre aggiornato su tutto.
Del resto la Sua Parola è il solo testo che non si cambia e che è sempre aggiornato e proprio adatto a tutti e in ogni lingua!
Che gioia!

Questo il tuo messaggio di ieri sera:

Come va la vacanza romana? Vi penso tanto e appena puoi mandami notizie. Un abbraccio lilli

a cui ho risposto ora:

ciao Lilli, siamo tornati!Tutto buono,bello a parte la calura insopportabile:lka sera alle 20 eravamo a letto e non si respirava.Pochi giorni e perciò non tante cose,ma serviva per staccare!Preghiera sempre e da San Clemente a San Pietro in Vincoli, S.ta Maria degli Angeli, della Vittoria...Santa Sabina...solo cose magnifiche da lodare e ringraziare e pregare proprio per tutti e abbandonarsi a Lui.
Un ricordo vivo sempre forte sempre dal cuore per te, per Ambrogio.


E nel frattempo penso a una cara amica, I.,. Ieri un suo messaggio molto provato:

Ciao Marcella, ore di disperazione non arriva questa proposta scritta, per noi poverissima ma almeno ci salvo da.... Domani abbiamo il CDA . Preghiamo perche' succeda qualcosa. Ti abbraccio.

Oggi giornata molto molto molto difficile per lei, per loro: il ricordo vivo nella preghiera, quello sempre! Che lo Spirito Santo vigile sia al loro fianco non ho proprio nessun dubbio! Signore assistili!
E un messaggio glielo invio adesso:

Ti penso e prego:sii accorta e comunicate tra di voi, anche Stefano ha a cuore come te la Vostra bella azienda!Ragionate insieme e trtoverete la soluzione pronta, a portata di mane e ne sarete felici!

Da qualche giorno penso anche a Massimiliano e gli scrivo:

Sempre un ricordo bello, la preghiera e pensare alle cose belle che sta facendo! Il Signore la benedica e lei sia sempre un esempio bello da imitare: anche per me.

e subito mi risponde:

Ma sa che da giorni la penso?! Grazie x le sue parole: sono un vero tesoro!!! Ne avevo bisogno! :-) tanta gioia e bene!

...queste le piccole cose che contano davvero! Ne comprendessimo il valore saremmo tutti dispensatori d'amore, capaci di dare e di ricevere amore: capaci di dare senso vero alla nostra vita.
Capaci di vivere bene!


Ricevo da Roberto e rispondo con gioia!

Caro Roberto,

ti leggo e proprio con gioia! e rendo grazie davvero a Dio per le notizie
che mi partecipi di cui non ho mai dubbi, proprio mai! Forza!
Ci sono le prove, il passaggio inevitabile delle prove, ma sono sempre e
solo gli esami coi quali ci prova la nostra fedeltà, il nostro credo, per
farci andare avanti e sempre oltre, il cui esito è sempre la certezza di un
bene più grande: cosa dobbiamo temere?
Nulla!
Davvero Roberto guardiamo sempre avanti e sempre oltre e sempre legati a Lui
e tra di noi con la sola forza che ci viene davvero dal nostro pregare da
soli e con gli altri e facendo offerta a Lui - al nostro Abbà Padre di cui
davvero dobbiamo sempre sentirci figli - del nostro fare, agire quotidiano!
Lavoro e impegno per noi, per la nostra famiglia,. ma anche per la famiglia
allargata che è il mondo tutto che ruota attorno a noi nelle persone e nelle
cose che ci chiamano ad ESSERCI ogni giorno facendo, rispondendo, ai fatti
che "mai a caso" ci accadono e ci stupiremo di tutte le cose: sempre e solo
belle cose, molto buone, molto belle!
Amo essere accanto a quanti Lui mi dona di incontrare, sempre davvero tutti
doni grandi che mi fa e che attendo con gioia vera, ma sono restìa a
presenziare proprio per non turbare i pochi momenti di intimità familiare
che riusciamo a ritagliarci dai tanti impegni che ogniuno di noi ha. Non
posso disconoscere che avrò piacere di conoscere i tuoi figli e perciò,
compatibilmente con i nostri tempi, un caffè con Voi lo condividerò con
gioia.
Un abbraccio forte forte a tutti, rendendo davvero grazie a Dio e guardando
al futuro sempre con gioia...Lui non ci toglie mai nulla...ci apre a cose
nuove, belle: ci mantiene sempre al passo coi tempi!
A presto anche per me. Marcella



Sent: Sunday, July 11, 2010 3:44 PM

Cara Marcella,

la situazione sta migliorando sempre più e credo che la vendita della mia
azienda ai tedeschi si possa dire cosa fatta.
Il 6 agosto ci sarà la stipula di un preliminare che dovrebbe concludersi
con il clousing al 31 ottobre.

Altra novità importante è che sembra certo che tengano anche me, almeno per
l'inizio.

Nello stesso tempo ho avuto un colloquio di lavoro in una ditta di Paratico,
nulla di certo, ma qualcosa si sta muovendo.
Continuo a tenermi stretto alla preghiera, che in questa fase si sta
trasformando in preghiera di ringraziamento.

Mi piacerebbe invitarti per presentarti i miei figli e per farti vedere la
casa, ma immagino tu sia molto impegnata, se però pensi di avere una serata
libera possiamo incontrarci per un caffè o un gelato.
A presto.
Roberto
PREGHIERA DEL MATTINO

Buon Dio, aiutami ad accettare questa giornata, sia per quello che avrà
di piacevole sia per quello che avrà di difficile. Fa' che oggi io non
cerchi solo la mia felicità, che non persegua solo i miei scopi, che non
imponga le mie idee. Fa' che sia attento e sensibile alle buone idee
degli altri, al loro desiderio di essere riconosciuti e capiti. Fa' che
mi apra a coloro che vivono ai margini della mia vita, e ai quali
sovente non faccio attenzione. Fa' che esca dalla ristrettezza dei miei
pensieri, concedimi un cuore grande.

domenica 11 luglio 2010

Il Signore...

...non è lontano da noi, ci è "prossimo!"...ci è accanto, vicino!
Di più quando ci dona di sentirlo, di provarlo, di credergli...ci prova!
... qui la Sua presenza è forte, è viva... e non ci porta mai a disperare!
Lui, Amore, ci dona gioia!

Domenica 11 luglio 2010

Per una buona festa!
Perchè abbiamo ad imparare ad essere davvero misericordiosi con tutti.
Abbiamo davvero ad avere occhi per vedere: per vedere tutto e non solo le cose che ci piacciono!
A me è sempre stato facile dire sì a tutto!
Ritrarmi non è da me! ma la vita insegna ed a volte il passo indietro, il cambiare strada vale più di ogni altra parola: vado oltre, non mi dimentico di te, ma non è il caso di perseverare...c'è sempre un'opportunità di bene che ci aspetta!
Se davvero l'altro avrà bisogno di me il modo per arrivare all'altro - anche a me - c'è sempre se lo si vuole trovare!
E io ci sono sempre.
Purchè ci sia chiarezza.
Signore insegnami la via e non farmi perdere nei meandri tortuosi...no, non è da me! Fammi camminare, correre dietro a te e so che il mio tempo sarà sempre il buon tempo donato e speso bene!
A questo anelo e so di non restare delusa: Tu ci sei anche per me.
E dove non riesco ad arrivare ai cuori, lo farai comunque Tu! Tutto accetto nel Tuo nome...sperando di superare sempre bene i Tuoi esami, le Tue prove.
E così sia.

sabato 10 luglio 2010

...grazie Camillo!

...ho preso per me questo tuo pensiero!
Pensiero bello, pensiero normale, pensiero condiviso!
Grazie!

E ti senti unico per l'intensità della tenerezza ricevuta che ti ha dato il coraggio di staccare i piedi da terra. Questa meraviglia è il senso del mio vivere...


"E ti rendi conto che il percorso del vivere è fatto solo di amore.
Non c'è bisogno di girarci intorno:
lo sente il fisico quando doni un abbraccio e un sorriso, l'animo quando ricevi un pensiero di tenerezza,
 la stessa fede quando ti fa leggere la realtà come dono immenso.
Vivo della gioia di essere amato e di tentare di amare.
Vivo di stupore e di meraviglia. io sono così.
Punto.
Chiedo solo di non paver paura di uno fatto così, che sia io o altri."




Questione di tempi e di luoghi... in fondo la vita dipende da questo!
i luoghi che narrano situazioni, luci, colori, tavoli, spiagge. i tempi: li ripercorri cercando le emozioni che ti solcano il cuore (perchè, alla fine, è quello che scandisce i minuti!).
Unendo trovi solo volti, storie, gioie, ricordi, mani, corpi, intensità, felicità, canzoni, cammini, sorrisi, sorprese. voglia di mare: per scoprire in ogni onda un volto che ti attraversa la vita e lascia meraviglia!

Stasera qui c'è vento.
Che dà sempre senso di libertà, movimento, freschezza, vita.
Stanotte il cielo si riempirà di stelle prima o poi.
E sono tante quelle a cui guardare per individuare traccia di vita.
Imparo giorno dopo giorno a preparare lo sguardo della notte: estremamente coccolato da lontano, sentendo gusto di amicizia in chi mi è vicino, ricevendo gioia da chi mi conosce appena e mi dona infinita fiducia.
La vita è adesso: mi piace comunque pensarmi immensamente piccolo uomo che impara a camminare sentendosi sempre tenuto per mano.

Don Giulio, domenica 11 luglio 2010

IL PROSSIMO, GRAZIE!
15ma domenica del Tempo Ordinario C

L’esperto in legge, il sapientone, si alza per provocare Gesù:
“E chi è il mio prossimo? Vivere come? Dio cosa vuole?”.
Gesù non entra in competizione, taglia corto con semplicità.
Secondo Gesù, per godere basta imparare a dire grazie,
per esser contento basta guardarsi intorno,
per trovare pace basta accettare il limite e lasciarsi curare.

Noi siamo convinti del principio “ama il prossimo”,
il problema è che troppo spesso nelle relazioni quotidiane
intendiamo “il prossimo” come “il successivo”:
“il prossimo, grazie!”, cioè “quello dopo… non questo”.
A fare il bene, nel Vangelo di oggi, non è chi ci si aspetta
(il “prete” e il “laico impegnato” vanno oltre…),
ma un extra-comunitario, un non-credente, uno che passa
(il termine “samaritano” era usato come “bastardo”).
“La prova che una persona ha incontrato Dio
non è nel modo in cui parla di Dio,
ma nel modo con cui guarda alle cose del mondo” (S. Weil).

La scena è la strada scende da Gerusalemme a Gerico,
dalla santa “città della pace” alla concreta città del mercato.
E’ la strada della nostra vita, quando sicuri di noi stessi,
crediamo di potere viaggiare da soli, presuntuosi,
con quella spavalderia che non ti fa fare bene i conti
con te stesso e poi ti trovi a terra sfinito e pieno di lividi!
Vede e si accorge solo chi sperimenta la stessa fatica.
Chi ama davvero comprende senza giudicare.

Nella mia vita ho avuto tanto bene da chi non mi aspettavo,
da chi non avevo considerato o anche giudicato male.
Ma ogni volta incappo ancora negli stessi “briganti”,
negli stessi errori che mi lasciano mezzo morto,
ferito sul ciglio della strada della quotidianità,
sotto gli occhi dei passanti ben-pensanti e ben-credenti.
Non mi stanco però di stare in attesa di Qualcuno
che non si giri dall’altra parte, ma si fermi e mi sorrida.

Prendiamo in mano oggi la contraddizione del nostro cuore.

Spesso non ci accorgiamo che Dio non fa mai mancare
nella nostra vita dei “samaritani” che ci vengono incontro.
Quante volte non abbiamo permesso a Dio di avvicinarci,
solo perché pensavamo che l’aiuto ci arrivasse da altri,
da chi noi volevamo o pensavamo e invece...

E poi quante volte siamo stati noi stessi “briganti”
spogliando gli altri della loro dignità e del loro onore,
o quante volte, peggio, siamo passati oltre noi stessi,
facendo finta di non vedere la nostra debolezza,
per non guardare in faccia alle nostre ferite.
Quante volte non siamo capaci di amare gli altri
perché non amiamo davvero noi stessi per primi.

Pensando a quel “va’ e anche tu fa’ lo stesso!” di Gesù,
mi è venuto in mente un ironico passaggio di Trilussa:
“Na lumachella ch’era strisciata sopra un obelisco de Roma,
guardò la bava e disse:
«Già capisco che lascerò un’impronta ne la storia»”.

lunedì 5 luglio 2010

... fa male...

vedere come ci sia poca voglia di farlo il bene

... a parole tutti siamo pronti e lo predichiamo proprio bene "IL BENE, L'AMORE, IL FARE COSE BUONE, AIUTARE I FRATELLI, SOSTENERE I CUORI AFFRANTI E UMILIATI, VISITARE GLI AMMALATI, GLI INFERMI, ESSERE ACCANTO AGLI ULTIMI"...
quanto sappiamo praticarlo l'amore?
Almeno abbiamo la bontà di non negare il bene di chi il bene ce lo fa vedere in pratica: sarebbe già buona cosa, sarebbe incamminarci verso il bene.

Cara Pina

leggo ora il tuo sms delle 7:23:
Cara oggi pomeriggio il verdetto..."l'imitazione di Cristo" dice che dobbiamo soffrire ed imparare ad amare solo Lui ed essere completamente distaccata da cose e persone sulla terra e rivolgere tutto solo a Lui.ma come si fa a non amare i tuoi genitori i tuoi familiari i tuoi figli i tuoi cari e poi il Vangelo non dice ama il prossimo tuo come te stesso?ho tanta paura dell'esito di questo esame ho paura di non riuscire a sopportare la croce che Dio mi vuole dare...cosa vuole dirmi il Signore con tutte queste prove?ho tanto pregato prego e pregherò...ti voglio bene...


la mia risposta:
NON DUBITIAMO MAI! Il Signore ci insegna a vivere con lo sguardo fisso verso di Lui, l'amore assoluto che è sopra tutto e sopra tutti e per noi deve essere "soprattutto Lui!".
Lui ha vinto male e morte per darci la vita eterna!

Serena. Preghiamo sempre e non dubitiamo mai! Questa sera saremo a Roma. Dammi notizie. Un abbraccio. NON SEI SOLA.


alle 7:59:
Tesoro grazie sarà la mia preghiera e la ripetero con calma fede e fiducia.grazie il fatto che sarai a Roma x me è un segnale.grazie ti voglio tanto bene....

Lunedì 5 luglio 2010

Signore, di buon mattino voglio rinforzare la mia fiducia in te.
Voglio affidarmi a te per questa giornata.
"Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello", dice la donna.
Aver fiducia, credere, consolidare la mia vita, avere fiducia nella parola, sono grandi parole e io le amo. Ma non posso impedirmi di chiedermi se non le pronuncio invano, alla leggera, distrattamente, se non uso senza sosta le stesse frasi senza comprenderne bene il senso. Se tu ti prendessi cura di me, se mi gettassi uno sguardo non fosse che di sfuggita, se ti accorgessi di me, non fosse che per un attimo, io sarei già salvo, questa sarebbe la mia salvezza.
Signore, veglia su di me nel corso di questa giornata che comincia. Amen.

domenica 4 luglio 2010

"Tu ama, ama! E Gesù camminerà ancora oggi lungo le nostre strade, i nostri paesi, le nostre città; Tu ama, ama! E vedrai il Regno di Dio aumentare grazie al tuo cuore."

sr. Marcella M.Domenica Muzzi OP

sabato 3 luglio 2010

...portami ...

oltre dove la Luce inebria il mio camminoe pervade tutte le mie membra!
Fammi essere sempre così come sono: normale e normalmente chiara, trasparente.
Non ci sia nulla di nascosto, ma tutto chiaro, limpido, come sei Tu!
E non avrò mai ne timore ne paura: non è da me dubitare di chi ho di fronte: non l'ho mai fatto, non lo farò!
Se credo in Te posso solo vivere con gioia tutto, giorno per giorno, affrontando le cose che giorno per giorno mi poni davanti e rispondendo ad ogni cosa sempre così come Tu ci hai insegnato e ancora ci insegni: con amore.
Ad ogni cosa sappia rispondere con la serenità che mi viene dal cuore, dall'agire onesto, dall'esserTi fedele sempre e in tutto.
Confido in Te. Di Te mi fido e a Te dono tutto di me. Sempre!
Abbia ad essere sempre degna del Tuo Amore per non avere mai ne paure ne timori, ma solo la certezza che la prova mi porterà oltre e soprattutto farà crescere con me anche l'altro che di fronte a me sorride e dietro le spalle ferisce!
Fammi capace di aprire il cuore di chi non sa amare affinchè abbia voglia di cambiare: di cambiare strada per seguire finalmente Te e arrivare così ad incontrare Te.

Grazie Gabri!

ore 14:56  arriva la tua missiva in posta elettronica:

ciao Marcella, anche se sembra una perdita di tempo girolzolare per negozi..questo tempo lo vivo come un lasciare scorrere tanti pensieri, e vedere l'oltre con fiducia...
grazie
buon pomeriggio

"[...] Ti rendo grazie, tu profonda forza,
che crei con me piu' lieve sempre,
come se fossi tu al di la' di mille mura:
la fatica semplice del giorno mi e' piu' piana, adesso,
ed e' come sarebbe un sacro volto
per le mie mani oscure."
r.m.rilke
 
Grazie Gabri del tempo che mi hai donato! hai colto il giusto senso...confido nel Signore e vivo tutto con amore!
 

Lilli di buon'ora.

Grazie Lilli, amica molto cara e mattiniera.

Ricevo il tuo messaggio delle 7:45:

Cara Marcella il tuo dolore mi tocca profondamente; io non so parlare serenamente dei grandi misteri della vita come riesci tu che sei speciale; rimango addolorata e basta come lo sono adesso x te ; ti sono vicina con tutto il mio cuore e ti penso tanto un abbraccio lilli

e alle 7:48 ti rispondo:

Grazie. Ma noi abbiamo Lui, sempre e teniamoci saldi a Lui. Un abbraccio forte

alle 7:53 ancora tu:
Certo confidiamo tanto un bacio


Sì, confidiamo. Un bacio.

venerdì 2 luglio 2010

Signore...

una sola cosa ti chiedo!

Accetto di essere bersaglio, ma per far esplodere la verità, per fare pulizia, per chiarire: voglio luce.
Voglio la Tua LUCE: voglio la verità, sempre!
Tante le tenebre che offuscano tanti cuori di tanti uomini.
Tutti sianmo, nasciamo, sempolicemente distinti come uomini e donne.
E tu mi insegni che il male si annida in ogni cuore a prescindere da ciò che poi nella vita abbiamo scelto9 di essere, anche di essere "tutto per te", consacrati, consacrate a te.
Il male c'è e nulla ci deve stupire, ma dobbiamo impegnarci davvero a fare il bene, a volerlo il bene, ad impegnarci per il bene: ad essere bersagli Tuoi!
Così serviamo a te e tu così ci rendi partecipi del Tuo progetto salvifico.
Tutto per il Tuo regno.
La nostra gioia sia nel sentirci davvero strumenti del Tuo Amore: Tu non lasci mai nulla impunito, Tu provvedi a tutti, sempre!

E allora: elimina le tenebre, ripulisci i cuori perversi, riporta la Luce e fai vedere chiaro a tutti la potenza del Tuo Amore: vieni Signore Gesù!

Don Giulio, domenica 4 luglio 2010

ENTRANDO DITE: PACE!
14ma domenica del Tempo Ordinario C


I primi discepoli, abbiamo ascoltato nel Vangelo, partono,
i primi cristiani cominciano a camminare da soli.
Come una buona mamma fa le raccomandazioni necessarie
così Gesù consegna loro ciò che più gli sta a cuore,
quasi un libretto di istruzioni per fare il cristiano.

È curioso che il libretto di istruzioni che Gesù consegna
sia tremendamente semplice, è fatto da una sola riga:
“andate a portare la pace”.

Dentro questo gruppo ci siamo noi, cristiani in cammino,
e anche nelle nostre mani oggi il Signore mette
quel segreto che quel giorno diede ai 72 discepoli,
anzi ce lo ridona uguale ogni volta, ogni domenica.
Infatti è proprio l’invito che chiude ogni Messa
“andate in pace!”, andate a donare la pace.

Siamo sinceri, a volte questo saluto significa per noi
anche questa messa è finita!, rendiamo grazie a Dio!
quasi sia l’abbassarsi del sipario.
Invece proprio l’origine latina “missa” significa “mandare”, quasi a dirci: “Andate, adesso tocca a voi
tocca a voi far diventare concreto in gesti e parole,
quell’amore che qui si è celebrato, incontrato, ascoltato”.
Il “mistero della fede” ti chiede di diventare vita,
di diventare concreto, vivo, efficace, in te e grazie a te.
Proprio per questo allora quest’ultima parte della Messa,
che sembra la più breve, è in realtà la più lunga:
sembra si risolva in 2 minuti (benedizione e saluto)
ma in realtà ha la durata di una settimana,
fino a che la prossima domenica ci ritroveremo qui da lui,
più solito dei nostri soliti peccati,
più testardo di ogni nostra debolezza.

La Messa comincia a casa nostra,
quando decidiamo di fare le strade di tutti i giorni
per “perdere tempo” per Dio (solo l’amore fa perdere tempo).
La verità di ogni rapporto, la profondità di ogni amicizia,
si misura dal desiderio dell’incontro:
quando una persona ti interessa veramente e ti sta a cuore,
hai voglia di sentirla, di incontrarla, di parlarle
e ci soffri se non ci riesci,
se i tuoi mille impegni ti tengono lontano da lei.

E la Messa “va a finire” in casa nostra,
affinché dentro la nostra vita in ogni momento
noi possiamo camminare-andare in pace.
Madre Teresa amava ripetere:
Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani
per fare il suo lavoro oggi.
Cristo non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi
per raggiungere gli uomini.
Cristo non ha labbra, ha soltanto le nostre labbra
per raccontare il suo amore.
Cristo non ha mezzi, ha soltanto il nostro aiuto
per continuare ad aiutare gli uomini.

Il segreto della pace sta esattamente in questo:
“quando il sole ce l’hai dentro, non importa se fuori piove”.

Grazie Lilli.

Cara Marcella dai tuoi blog leggo una certa angoscia per tuo figlio e con questo mi spiego anche il tuo silenzio che mi addolora anche se di dolori ne ho già fatto il pieno. Spero non sia nulla che non si possa risolvere per te che hai sempre una parola di aiuto per tutti. Un abbraccio forte e con tutto il cuore Lilli

Grazie Lilli, sono momenti di prova, di grande dolore.
Credo nell'oltre che ci attende, che attende anche me e che sarà la conclusione di questa vita terrena che ci apre all'eternità beata. Traguardo, fine, che è da raggiungere, che passa dalle cose di ogni giorno, dalle persone che ogni giorno incrociano la nostra vita con la loro vita. Persone che ci donano di vivere momenti di gioia, che non ci lesinano i dolori.
Questo il crogiuolo da cui dobbiamo passare!

Non posso dubitare, ne voglio chiudere la mia porta: voglio passarle le porte strette!

Mi  fido di Lui ed a Lui affido la mia vita.

Venerdì 2 luglio 2010

Mamma mia, tesoro grande!
Le parole che ieri sera mi hai detto quando sei stato un po' nel lettone a parlare le hai proprio incise nel mio cuore.
"Penso che alla fine il mio destino è già scritto come è scritto proprio per tutti. Ad ognuno toccano le cose che già sono scritte e sono il cammino di ogni uomo. A me ha messo sul mio cammino queste persone, questi ostacoli. Questo mi hanno insegnato i greci che ho studiato e non sono proprio dei cretini.".
Ti voglio bene tesoro grande!
Come ti ho detto tante volte, non ho dubbi che il Signore ti ama proprio per le tante prove che da subito ti ha dato da superare e proprio dalla lotta per vivere: le tue crisi d'asma dai 6 mesi. Quanta sofferenza...poi il resto.
Cresci forte amore mio, non arrenderti mai, lotta sempre!
Non ti mancheranno le gioie.
Ti incito e il cuore si strugge.
Tutto affido alle Sue mani, al Suo cuore e la Madre Nostra, Regina dei cieli e della terra, Lei che ha schiacciato la testa del serpente sotto i Suoi piedi, annienterà così anche i nemici che tendono a distruggerci, perchè l'Amore di Dio è grande, è superiore e vince tutto e tutti.
Tu giungi, Signore, tutte le mattine, per rinnovare la tua alleanza. Ti
volti verso l'uomo, fedelmente, per invitarlo nel mormorio o nelle grida
- secondo la necessità - a seguirti. Chiamami, Signore, come chiami tutta
la creazione perché essa segua la rotta che tu tracci per lei; chiamami,
come fai con i tuoi angeli, esecutori fedeli dei tuoi ordini. Chiamami
alla nuova vita, alla grazia, all'amicizia con te. Chiamami e grida, se
questo è necessario, perché io ceda. Fa' che io ascolti la tua voce, che
riceva la tua parola e mi sottometta ai tuoi desideri. Non potrò che
vivere così: nell'ascolto, nell'obbedienza e nell'adorazione. Chiamami,
Signore, a seguirti.

Grazie amico caro per le tue parole buone, anche per me
e così sia  per tutti sempre un buon giorno.