venerdì 16 luglio 2010

Don Giulio, domenica 18 luglio 2010

NON SOLO POCO MA BUONO, MA TANTO E BENE
16ma domenica del Tempo Ordinario C

Una cena da amici, da Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro:
la prima sta lavorando nel disbrigo delle faccende di casa,
l’altra si siede accanto a Gesù ad ascoltarlo teneramente.
Anche noi oggi, all’inizio di questo tempo di ferie,
siamo invitati a cena da queste amiche, a sederci con lui,
e Gesù dice a noi quello che ha detto a Marta:
“Ti preoccupi e ti agiti per troppe cose
e trascuri l’unica veramente importante, la parte migliore!”.

Quale è questa parte migliore di cui abbiamo bisogno?
Certamente Gesù non vuol condannare il lavoro di Marta
e dirci che dobbiamo stare tutto il giorno a mani giunte.
Ciò che Gesù corregge in Marta è il suo lasciarsi travolgere
da occupazioni e pre-occupazioni, l’affannarsi eccessivo,
la smisurata importanza che dà alle cose esteriori
fino a perdere il senso delle proporzioni e dei valori.
Abbiamo perso il senso del limite e della misura,
a volte – purtroppo – anche il senso del ridicolo.

I sapienti latini insegnavano: “non multa, sed multum”,
cioè non molte cose (la quantità), ma “molto” (la qualità).
Non è solo “poco, ma buono”, ma anche “tanto e bene”.
 efficiente non chi fa tanto, ma chi fa bene.
È la sottile differenza qualitativa tra il grande e il grosso.
Siamo delle “Marte affaccendate” che corrono affannose
dietro a mille cose: sogni, progetti, affari, occupazioni.
Crediamo di fare le cose più importanti del mondo
e invece il tempo le fa evaporare lasciandoci aridi e vuoti.
Ci agitiamo per cose che riteniamo urgenti e necessarie
che poi troppe volte purtroppo ci si sgretolano tra le mani.

Ci sono 4 cose nella vita che non si possono recuperare:
la pietra dopo averla lanciata, la parola dopo averla detta,
l’occasione persa, il tempo trascorso.

Il miglior modo di essere Marta è quello di essere Maria.
Il coraggio di creare silenzio per ascoltare purifica l’agire,
permette di scorgere e rispettare le priorità,
permette di far decantare scorie che invece nascondo oro
e di far sgonfiare miti che si rivelano solo bolle di sapone.
Fare tutto con più calma, tra l’altro, è il sistema migliore
per fare le cose bene e per farne anche di più!

È la differenza che tra “mettere ordine” e “tenere il ritmo”.
Si mettono in ordine cose e oggetti.
Il ritmo, invece, è solo per le persone perché tocca il cuore.
“Brio, andante, allegretto, mosso” dipingono plasticamente
qualità di stati d’animo, di sensazioni, di modi di procedere
che il lessico musicologico italiano riesce plasticamente
a rappresentare in maniera più precisa del tedesco,
più dolce del francese, più flessibile dell’inglese,
più armoniosa del turco, più rapida dello spagnolo.

Che il Signore ci insegni a vivere le nostre giornate
alternando il ritornello del silenzio alle strofe degli impegni,
con le mani di Marta generosamente affaccendate
e con il cuore di Maria che batte “a ritmo” di amore,
per poter dire con serenità e sincerità a chi ci sta accanto:
ho fatto meno di quanto volevo, ma di più di quanto potevo.

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