mercoledì 29 febbraio 2012

...benvenuto Fabio!

Cara Marcella,



siamo felici Antonio ed io di comunicarti che proprio oggi siamo stati promossi a "nonni" a tutti gli effetti perchè nostra figlia Emanuela stamattina ha dato alla luce un bel maschietto di nome Fabio. La mamma e il bimbo ringraziando il Signore stanno bene. Pensa che regalo che mi ha fatto mia figlia proprio il giorno del mio compleanno, perchè oggi 29 febbraio io compio 60 anni, mi ha regalato la gioia di un nipotino. Antonio è molto felice ed emozionato fino alle lacrime perchè con il suo percorso di vita, mai più pensava di arrivare a provare questa gioia e invece il Signore gli ha dato anche questo dono grandissimo. Ci tengo tantissimo che tu sappia questa bella notizia perchè hai condiviso con noi i momenti più difficili e ora vogliamo condividere con te questo momento di grande gioia, perchè le buone notizie fanno sempre tanto bene al cuore e rallegrano la vita.


Con tanto affetto


Antonio e Maria Rosa


Arrivo ora a casa e trovo questa bellissima mail di Maria Rosa ed Antonio: amicizie belle, rapporti umani sinceri! Anche loro tra i fatti più belli della mia vita: quelle cose per caso, mai per caso...ma sempre e solo frutto della Sua volontà! Storie, strade, che Lui ha riunite, incrociate proprio attraverso la sofferenza, la malattia! e la conclusione buona ha sfatato ogni ipotesi nefasta, negativa avanzata indelicatamente da chi per deontologia professionale dovrebbero non solo prendersi cura del malato, ma salvaguardarlo da ogni male in forza di quell'amore cristiano che Gesù, il Cristo, ci ha testimoniato con la Sua vita!...ma sono "cose" che purtroppo tanti dimenticano.. o forse non sanno nemmeno cos'è l'Amore: non sanno amare! mi spiace per loro perchè prima o poi "lo scotto con la dura realtà" lo proveranno anche loro!

Goisco della vostra gioia e rendo a Lui grazie per la Vita donata, per l'Amore copiosamente riversato su tanti, su tutti, grazie a questo bellissimo evento!

Vi abbraccio tutti con tanto sincero affetto!

...nel frattempo ci sino parlate per telefono ed è stata un'emozione davvero grande!

venerdì 24 febbraio 2012

Madeleine Delbrel, L'ESTASI DELLE TUE VOLONTA’

L'ESTASI DELLE TUE VOLONTA’
(Madeleine Delbrel)


Quando quelli che amiamo ci chiedono qualcosa,
noi li ringraziamo di avercelo chiesto.
Se a te piacesse, Signore, chiederci una sola cosa
in tutta la nostra vita,
noi ne rimarremmo meravigliati
e l'aver compiuto questa sola volta la tua volontà
sarebbe «l'avvenimento» dei nostro destino.
Ma poiché ogni giorno ogni ora ogni minuto
tu metti nelle nostre mani tanto onore,
noi lo troviamo così naturale da esserne stanchi,
da esserne annoiati.
Tuttavia, se comprendessimo quanto inscrutabile è il tuo mistero,
noi rimarremmo stupefatti
di poter captare queste scintille del tuo volere
che sono i nostri microscopici doveri.
Noi saremmo abbagliati nel conoscere,
in questa tenebra immensa che ci avvolge,
le innumerevoli
precise
personali
luci delle tue volontà.
Il giorno che noi comprendessimo questo
andremmo nella vita come profeti,
come veggenti delle tue piccole provvidenze,
come mediatori dei tuoi interventi.
Nulla sarebbe mediocre, perché tutto sarebbe voluto da te.
Nulla sarebbe troppo pesante, perché tutto avrebbe radice in te.
Nulla sarebbe triste, perché tutto sarebbe voluto da te.
Nulla sarebbe tedioso, perché tutto sarebbe amore di te.
Noi siamo tutti dei predestinati all'estasi,
tutti chiamati a uscire dai nostri poveri programmi
per approdare, di ora in ora, ai tuoi piani.
Noi non siamo mai dei miserabili lasciati a far numero,
ma dei felici eletti,
chiamati a sapere ciò che vuoi fare,
chiamati a sapere ciò che attendi, istante per istante, da noi.
Persone che ti sono un poco necessarie,
persone i cui gesti ti mancherebbero,
se rifiutassero di farli.
Il gomitolo di cotone per rammendare, la lettera da scrivere,
il bambino da alzare, il marito da rasserenare,
la porta da aprire, il microfono da staccare,
l'emicrania da sopportare:
altrettanti trampolini per l'estasi,
altrettanti ponti per passare dalla nostra povertà,
dalla nostra cattiva volontà
alla riva serena dei tuo beneplacito.




Serva di Dio Madeleine Delbrel Laica 
Mussidan, Dordogna, Francia, 24 ottobre 1904 – Ivry-sur-Seine, Parigi, 13 ottobre 1964

I recenti disordini, quasi una rivolta, avvenuti nella ‘banlieue’ parigina, spia di un disagio sociale, di una mancata integrazione, di una miseria economica, di un’emarginazione stridente al confronto con i più ricchi quartieri di Parigi, affondano le radici in tempi più lontani e dei quali si è giunti ora, alla prevedibile esplosione.

E vedendo quelle immagini di una quasi guerriglia urbana, il pensiero è andato indietro nel tempo, agli anni Trenta del secolo appena trascorso, quando nella desolata periferia parigina, cominciò ad operare una piccola e forte donna, che aveva votato la sua vita, al sollievo morale e sociale della ‘banlieue’ di allora.

Si chiamava Madeleine Delbrêl ed era nata il 24 ottobre 1904 a Mussidan in Dordogna, una regione interna della Francia Sudoccidentale, fra il Massiccio Centrale e il fiume Garonne.

Pur essendo stata educata da genitori cattolici praticanti, durante l’adolescenza, Madeleine si avvicinò alla cultura positivista, contraria ad ogni forma di metafisica e quindi di religione e che afferma che il metodo delle scienze naturali è l’unico valido per la conoscenza della realtà e deve essere applicato anche allo studio della formazione psichica e sociale dell’uomo.

A 17 anni, l’emancipata giovane si dichiarava atea e scriveva nel suo radicale ateismo: “Dio è morto!”. Tutto si accentuò, quando il padre ferroviere venne nominato capostazione a Sceaux, e tutta la famiglia Delbrêl si trasferì a Parigi, nella cui periferia era situata la cittadina.

Ma il Signore agisce per vie a volte incomprensibili, per raggiungere il cuore delle persone e attirarle a sé, e sarà lì, nella desolata periferia parigina, che Madeleine l’incontrerà e cambierà vita, abbracciando con passione totale la causa dei poveri, degli emarginati, degli indifesi.

Sarà lei stessa a raccontare, che il momento del cambiamento fu un vero ‘colpo di fulmine’, avvenuto dopo che un carissimo amico che frequentava da tempo, Jean Maydieu, decise di farsi religioso entrando nell’Ordine dei Domenicani; questa decisione provocò in Madeleine Delbrêl una profonda crisi.

Cominciò ad interrogarsi sul senso profondo dell’esistenza e allora il positivismo, le sembrò la risposta meno adatta alla sua inquietudine, troppi interrogativi erano lasciati aperti.

Ed eccola incamminata sulla strada della conversione, infatti si dedicò subito ad approfondire seriamente il significato del messaggio evangelico.

Con i consigli di padre Jacques Lorenzo, parroco della chiesa di San Domenico (che sarà poi la sua guida spirituale), si avvicinò alla fede e utilizzando l’innata fantasia, l’amore per la natura e l’etica sociale, divenne un’efficiente caposcout.

Fu per lei una iniezione di freschezza e semplicità, accanto ai giovani ritrovò la passione per la vita semplice, la solidarietà verso gli indifesi, il contatto con la natura.

Ma l’esperienza fra gli scout, non esauriva la sua voglia di impegnarsi alla luce del Vangelo, per cui nel 1933 a 29 anni, dopo aver studiato come assistente sociale, si spostò a Ivry-sur-Seine all’estrema periferia di Parigi, insieme a due capiscout, per vivere nel quotidiano l’esperienza del Vangelo.

Non poteva scegliere luogo più bisognoso di una parola religiosa e di speranza; Ivry-sur-Seine, dove resterà per quasi 30 anni, fino alla morte, era chiamata “la città delle 300 fabbriche”, e come in tutte le realtà urbane e sociali, dove si addensano tante unità produttive, con afflusso di lavoratori provenienti da realtà diverse e da altri luoghi, anche Ivry-sur-Seine, era un crogiuolo di tensioni, rivendicazioni salariali, lotte operaie, scontri sociali e ideologici.

E in quel tempo, la cittadina era anche il cuore del marxismo e del comunismo francese; i ritmi esasperanti di lavoro, lo sfruttamento operaio e le ripetute ingiustizie, suscitavano la rabbia collettiva e l’intolleranza.

Madeleine, vivendo a fianco della gente nella quotidiana lotta per vivere, poté rendersi conto, che in quel luogo di fatica ed emarginazione, mancava la voce del Vangelo; i cattolici non erano presenti e non c’erano preti, era un vuoto pesante, che lei pensò di dover riempire portando fra quella gente, spesso disperata, la speranza di Cristo.

Cominciò a percorrere le strade della periferia, mescolandosi fra la gente, entrando nei caffè affollati, nelle osterie e nelle sale d’attesa dei metro, dove erano rifugiati i più disgraziati, li avvicinava, li ascoltava, si caricava dei loro problemi, offrendo loro la consolazione e la speranza dell’amore cristiano.

Qui Madeleine Delbrêl, in stretto contatto con i militanti comunisti del luogo, con un profondo senso dell’azione umanitaria, associata al suo spirito contemplativo, viveva l’amore di Dio tra la folla parigina, coniugando con la difesa dei poveri e degli oppressi, la lotta per la giustizia sociale e il rispetto della dignità umana.

La sua presenza, così leale e spontanea, era apprezzata anche da chi non condivideva la sua fede, come il sindaco di Ivry-sur-Seine, George Marrane e il vicesindaco Venisce Gosnat, i quali nel 1939, le affidarono il servizio di assistenza sociale della città.

E da quel giorno, nell’ufficio situato nella sede del Municipio di Ivry in rue Raspail 11, Madeleine Delbrêl fu sempre presente, accogliendo con la sua profonda umanità chiunque bussasse alla sua porta; l’intensa vita interiore, il suo spirito ascetico e contemplativo, illuminarono e diedero sostanza al suo impegno sociale, ricco della carica rivoluzionaria del cristianesimo, che lei visse con grande autenticità.

Tra i suoi compagni di strada e d’impegno sociale, c’erano anche atei, agnostici e comunisti convinti e lei che più di tutti poteva comprenderli per le sue precedenti convinzioni agnostiche, collaborava con tutti senza pregiudizi, contribuendo a stemperare le forti tensioni sociali.

Visse, approvandola con entusiasmo, l’esperienza tutta francese dei ‘preti operai’, soffrendone quando nel 1952, il movimento fu sospeso dal Vaticano; si recò allora a pregare in San Pietro a Roma “affinché la grazia dell’apostolato sia conservata alla Chiesa di Francia”.

Ma dopo qualche anno, si presentava la provvidenziale e ispirata iniziativa di papa Giovanni XXIII, di convocare nel 1959, il Concilio Ecumenico Vaticano II, che porterà uno spirito nuovo nella Chiesa; durante la preparazione della grande assise dei vescovi di tutto il mondo, Madeleine venne consultata sul tema dell’ateismo e dell’evangelizzazione del mondo lontano da Dio; che segnerà una delle aperture più clamorose del Concilio.

Madeleine Delbrêl morì a 60 anni, il 13 ottobre 1964 a Ivry-sur-Seine; precorritrice di tante altre belle figure di laici, sacerdoti, religiosi, che nel secolo XX, hanno scelto, specie in Italia e Francia, di vivere sulle strade del mondo, cogliendo la sfida del Vangelo e traducendola nella quotidianità a fianco dei più deboli in ogni senso, che nella storia dell’umanità sono sempre stati la maggioranza.

Il 12 maggio 1993, è stato concesso dalla Santa Sede il nulla osta per la Causa di beatificazione; i vescovi di Francia, nel 2004, celebrando il centenario della nascita, affiancando la sua figura a quella di s. Teresa di Lisieux, hanno definito la Serva di Dio Madeleine Delbrêl “faro di luce per avventurarci nel terzo millennio”.

Autore: Antonio Borrelli

Don Giulio, domenica 26 febbraio 2012


Buona domenica

e buon inizio Quaresima



don Giulio



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LETTURE DI RIFERIMENTO



Dal libro della Gènesi

Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra». Dio disse: «Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra. Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne».



Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».







RIFLESSIONE



26 febbraio 2012



TI DEVO PARLARE

1a domenica di Quaresima B



“Ti devo parlare”. Questa espressione sulla bocca di un capo,

di un preside, di un prete, genera una tempesta di interrogativi:

“Cosa vorrà dirmi? Su quale polemica mi vorrà portare?”.



“Ti devo parlare!”. Quando ci dice così nostro padre o madre,

un amico a cui teniamo molto, o ancor più chi amiamo

è ancora peggio e frullano in noi esami di coscienza lampo:

“Dove ho sbagliato? Quale rimprovero deve farmi?”.

Così a volte per giorni ti tormenti passando al setaccio

tutto quello che hai detto, fatto, chiedendoti:

“Chissà cosa gli hanno raccontato, chissà cosa mi aspetta?!”.



Invece mi è capitato (spero anche a voi) che al dunque

quando mi ero preparato al peggio mettendomi sulle difensive,

quello che mi aspettavo come rimprovero

mi è stato meravigliosamente consegnato come un dono:

“Volevo stare solo con te, per darti questo regalo”.



Dio oggi ci dice: “Ti devo parlare!”. Come lo interpretiamo?



Per vedere cosa vuole, noi andiamo da lui, a Messa.

Il nostro “andare a Messa” racchiude tutta la nostra vita:

la Messa comincia a casa nostra, quando diciamo “vado”,

continua sulle strade che ogni giorno facciamo per altro,

e poi la Messa finisce a casa nostra,

quando torniamo a vivere la solita vita di sempre.

Arrivando da strade diverse, con aspettative e umori diversi,

ci troviamo “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito”:

è il contatto che ci unisce e lo start che fa ripartire alla fine.



Il segno della croce è un profondo gesto di fede.

Occorre restituirgli tutta questa sua profondità e importanza.

Facciamo in modo che questa croce ci copra in lungo e in largo,

ci rivesta completamente, vesta ogni angolo del nostro corpo.



Che tristezza quando è ridotto tra la punta del naso e il mento,

quando ci crea più imbarazzo di tante stupidate che diciamo,

quando sgorga spontaneo solo davanti alla paletta della polizia.



Fare il segno della croce è ritrovare le mie coordinate

(nord sud ovest est) e la mia dimensione (base per altezza),

è cercare ciò che dà unità alle dinamiche del mio vivere:

testa, pancia (problemi), cuore, spalle (pesi da portare).

È un gesto che raccoglie e avvolge (sopra, sotto, destra, sinistra).



Interessante che nel Vangelo il tentatore è chiamato “Satana”:

in ebraico letteralmente significa “divisore, disgregatore”

(in greco il verbo è “dia-ballo” da cui deriva “diavolo”).



Recuperare il nucleo è il senso del gesto che la tradizione

ci insegna a fare ogni volta che si entra in una Chiesa:

intingere la mano nell’acqua santa per farsi il segno della croce.

Non è la lavatrice per lo sporco dei peccati, ma è molto di più

e, positivamente, il ricordo del nostro Battesimo.



Entriamo nella casa di Dio come figli nella casa del padre,

non entriamo da sudditi allo sgabello del sovrano,

non entriamo da imputati nel tribunale di un arcigno giudice,

non entriamo da turisti in un museo.



Sarebbe unito a quel raggomitolarsi che è la genuflessione:

quando Dio crea l’uomo impasta la terra (torno da dove vengo)

con l’acqua che viene da sé (la saliva): allora quella goccia

d’acqua sulle mie mani mi risolleva e mi riplasma.



Il segno della croce è il gesto del rimodellare ciò che sono

a immagine e somiglianza di un Dio che è amore e vita nuova,

al di là delle mille deformazioni che ogni giorno prendo

o delle diverse ammaccature dovute agli scontri quotidiani.

Proprio perché sono fragile, come creta, posso essere nuovo.

Se fossi duro e perfetto come marmo posso solo spezzarmi.



Mi piace l’idea che uscendo di chiesa non serva più intingere

la mano nell’acqua benedetta: l’ho incontrato, mi ha rialzato,

mi ha parlato, ma molto di più l’ho dentro di me,

addirittura l’ho “mangiato”.



All’entrata, con il gesto dell’acqua,

si rinnova simbolicamente la scelta di essere “credenti”,

all’uscita il gesto simbolico è l’aprire la porta sulla strada:

la vita quotidiana ci chiede di essere “credibili”.



Colui che ho incontrato poi devo viverlo. Non posso dirgli

per mezzora “stai con me, vieni da me, sei importante per me”

e poi sulla porta dirgli “ci vediamo un’altra volta”.

Non c’è bisogno di salutarlo, perché lui sta uscendo con me,

mi accompagna, fa la strada con me.

È dentro me e per riuscirci si è persino fatto mangiare.



Significativo nella prima lettura: il segno di Dio è l’arcobaleno.

Uno strumento di guerra che annuncia la pace dopo il diluvio

e che ci fa alzare uno sguardo sorridente nel vedere colorato

quel cielo che spesso ci offre solo nuvole grigie.



Ogni segno di croce è un arcobaleno che coloriamo sul cielo

delle nostre relazioni e aspettative. Disegniamolo bene!



In questo senso la Quaresima è un tempo “favorevole”.

Non chiede un “di meno”, ma un “di più”.

Non chiede una “dieta” ma una nuova energia di vita.



Dio ci dice: “Ti devo parlare, per stare solo con te,

per darti questo regalo che è la passione per la vita,

che è il potere di disegnare arcobaleni”.=

sabato 18 febbraio 2012

...una settimana fa la sepoltura di suor Sarina

....dolore...tanto!
Pace, tanta!
...pensieri così che non posso tenere dentro! che sono una parte importante della mia vita!
Pensieri che non sono ne la ricerca di un colpevole, di qualcuno su cui far ricadere una colpa; nemmeno la ricerca di una discolpa!
Sono solo fatti che hanno composta questa storia, quella di suor Sarina che tutti certamente avremmo voluta con noi qui su questa terra, in cammino con noi, ancora per tanto tempo: voglio credere che Lui l'ha voluta a sè!
Ma  non demordo dal dire che Lui traccia per tutti il cammino, e non incrocia mai per caso le nostre strade affinchè tutti l'un per l'altro ci prodighiamo per il miglior bene che l'altro in quel momento che lo fa incontrare a noi - a me, a te, proprio a tutti, a ognuno - è perchè io tu ogni altro nella storia dell'ALTRO CI ENTRIAMO: LA NOSTRA PARTE DI BENE PER IL BISOGNO DELL'ALTRO LA DOBBIAMO FARE!
E così è stato anche per me l'incontro con suor Sarina: per me e a seguire per i medici che via via sono stati coinvolti in questo procedere del male che Le era stato donato.
Oggi posso solo dire che ringrazio Dio per avermela donata "compagna di viaggio" per quel tratto che ha deciso di fare, ma di più per avermi donato di vederla, di sentirla, di abbracciarla prima della sua rinascita al cielo: il 9 febbraio, giorno del mio compleanno. E sabato u.s., 11 febbraio, la Madonna di Lourdes, la sua sepoltura: la festa della Madonna degli ammalati, cui lei era molto legata!
Nulla mai per caso.

Qui a seguire la corrispondenza intercorsa con le monache tutte e poi con suor Dolores che molto l'ha affiancata.

Il testo ultimo ho scelto di non spedirlo...lo lascio qui!
sono lo sfogo, l'amarezza, per critiche ingiuste che proprio perchè sono ingiuste, starà a Lui di chiarire se vorrà siano chiarite!
Noi siamo in pace: siamo avvolti e invasi dal dolore per la sua dipartita, ma sereni: abbiamo lottato per andare contro questa sua ingiustificata scelta: ci siamo arresi.

Nel cuore la gioia degli ultimi momenti;
nel cuore la certezza di sentirla serena, in pace: finalmente nella Sua pace.

Ti voglio tanto bene.

Ciao cara Sr.Dolores,
il tuo messaggio, a cui ho già risposto, non mi ha lasciata indifferente.
In questi giorni ha rinnovato in me l'emozione di taluni momenti tristi dove proprio il sentimento forte della pace,  "la pace".  ha portato in tutti noi la serenità, il desiderio di preghiera che si facesse forza per sr.Sarina: pensieri, sentimenti, preghiere di noi che ci siamo trovati, tutti, esclusi nella sua decisione "di continuare a fare o a non fare le cure consigliate per lei" per la sua vita, alla luce del risveglio del male che pareva vinto, che era sopito.
Abbiamo accettato, abbiamo pregato, ci siamo mantenuti in contatto nei modi che Sarina ci donava e a noi bastava questo: è bastato questo.
La vigilia della decisione di farsi operare al rene, un medico l'ha incrociata - furtiva, quasi a nascondersi - da sola, in ospedale. ai Riuniti. Un medico che l'ha sempre seguita, che si preoccupava di farle fare tutti i controlli qui in ospedale a Bergamo per portare al San Raffaele gli esiti: per evitarle la strada a Milano.Bravi medici a Bergamo e bravi medici a Milano: nessuno ha mai cercato di guadagnare un paziente: le direzioni dell'ospedale maggiore e del San Raffaele avevano accettato che qui lei facesse la parte tecnica dei controlli, al San Raffaele davano corso alle cure: sempre in collaborazione. Medico che subito le ha chiesto perchè non avesse chiamato e lei gli ha detto era lì perchè voleva rifare la tac o la pet o la risonanza, perchè era dubbiosa sull'esito dello stesso esame fatto a Treviglio.
Questo medico, aggiornato da Sarina in quel momento sul corso della malattia, soprattutto su cosa a Treviglio volevano farle (questo medico che conosceva bene il medico - dr.SGROI le disse Sarina - perchè avevano lavorato insieme al maggiore) le ha raccomandato di NON farsi operare, comunque se proprio doveva, non lì a Treviglio e lasciata suor Sarina mi ha telefonato subito perchè si pregasse perchè non scegliesse di farsi operare.
Non fu così: il resto è storia che conosci bene tu. Noi l'esito di questi giorni, di otto
giorni oggi.
Noi che per lei abbiamo fatto tutto con amore, nel rispetto della persona, della donna, CHE LE HANNO RISERVATO TUTTI, per tutti che con amore curavano tutti perchè che fosse Sarina o altra persona, nulla cambiava per loro, per chi ha scelto di vivere la sua vita a fianco e per chi malato, soffre, per noi è stato molto duro sentirci riferire che suor arina al San Raffaele era stata curata male, avevano fatto della sperimentazione su di lei e che questo che ora viveva era la conseguenza di tutta questa mala sanità.
La rabbia è stata tanta, per tutti.
Certo, ci vuole coraggio a dire questo quando ci sono le cartelle cliniche che parlano, anche l'ultimo documento che il prof.Villa, con dolore, ha voluto andassi a prendere perchè Sarina lo consegnasse a Treviglio!
Treviglio: nemmeno fosse il centro di cura dei tumori.
E per lei c'era spazio per fare, serenamente.
Progetto di Dio?
Io credo che Lui ha un progetto su tutti, ma ognuno di noi non è indifferente al suo progetto: nel suo progetto noi ci siamo dentro - noi e ogni altro con noi - e la libertà delle nostre azioni non è mai ininfluente sul suo progetto, nel Suo progetto: il nostra fare o non fare secondo le Sue linee che ci traccia, determina l'avvicendarsi delle cose.
Determina il bene e il male.
Rabbia, tanta; amarezza tanta ma proprio limitata al momento in cui quei messaggi mi arrivavano:- rabbia che alla fine poteva solo lasciare spazio alla preghiera e così abbiamo fatto.
Voci che si sono ripetute, che ci sono arrivate sempre e solo da persone care, molto care, molto vicine a voi, anche a me e proprio a noi, considerando nel noi i tanti medici.
La storia è questa.
Tutti i tanti amici medici che l'hanno curata prima,chd ho avvisato della sua dipartita, sono venuti a renderle omaggio.
Tutti si sono chiesti, vedendola, "perchè così?": nessuno vuole indagare su come/cosa le è stato fatto, ma era lì da vedere.Tanti dubbi ,sotto il profilo medico di loro che hanno cura del paziente, del malato, a tutti loro sono venuti. Dubbi, pensieri - tanti - anche a me che non sono medico, ma che coi malati anch'io ci vivo, appena l'ho vista lì in ospedale a Treviglio la domenica.
Sì, ora la sua storia terrena qui si è compiuta e nel Suo nome tutti noi crediamo.
Anche noi vogliamo sentirla nella Sua Luce, nella Sua Pace: veramente felice.
Noi tutti crediamo che suor Sarina non mancherà di stendere con Lui la Sua mano provvidente, come sempre.
Il Suo ricordo è la cosa più bella che ci ha lasciato: il suo grande cuore che per tutti si faceva amore: amore attivo: parole, soprattutto fatti!
Il Signore ora l'ha voluta con sè: l'ha in pace con Lui, l'ha già ripagata per quel "Sì" convinto che lei Gli ha donato e di cui si sentiva fortemente portatrice dei Suoi Doni a ogni altro che Lui le metteva sul Suo cammino.
Ci sia sempre Luce.
Possiate godere dell'esempio, della testimonianza che innanzitutto ha lasciato a tutte Voi sue consorelle,
Lei attentissima a ognuna di voi: ai bisogni di ognuna di voi e dei vostri cari!
Non lasciava cadere niente nel caso, per lei erano sempre occasioni buone
...proprio per tutti.
...che cielo e terra siano sempre legati dalla reciproca preghiera, e potremo solo stare bene: vinceremo tutti i dubbi, proprio ogni paura.
Nella Sua pace un caro saluto a te, a tutte, con tanto bene,
Marcella

----- Original Message -----
From: marcella ruggeri
To: Dolores - Matris Domini
Sent: Monday, February 13, 2012 8:06 PM
Subject: Re: E' stato bello...

Sono i pensieri e i sentimenti che mi hanno accompagnata ogni attimo di ogni giorno pensando a lei, pregando per Lei:
che tutto nelle mani, nella volontà di Dio ha un senso: la Sua ragione e il Suo perchè che dove non ci è dato di capire, ci è donato di accettare, di fare nostro, proprio per la
consapevolezza che Lui è sempre e solo AMORE e per tutti. E da Lui in Lui e con Lui ogni cosa, ogni male, è solo propedeutico al miglior bene.
Il "Sì" di Sarina è stato "Sì a Lui e da subito!" abbandonata alla Sua volontà: parole che hanno accompagnato, hanno concluso, ogni visita dai medici.
E non sono mai state parole di circostanza.
Non si è mai lamentata.
La pace e la gioia del suo sorriso che mi basta chiudere gli occhi per vederlo e sentirlo vivo in me, sentire la sua voce, è la compagnia serena che anche a me ha lasciato.
E la sua vicinanza si farà ancor più grazia, di quanto già era con lei qui: ora, da lassù, di più e per tutti.
Un abbraccio anche mio, Marcella
----- Original Message -----
From: Dolores - Matris Domini
To: 'marcella ruggeri'
Sent: Monday, February 13, 2012 6:44 PM
Subject: R: E' stato bello...

Carissima,
io penso che aldilà di quello che noi volevamo per lei, alla fine sari hascelto così………e dietro questo io ci vedo il disegno del Padre che è completamente inutile indagare. La cosa saggia da fare ora è credere che lei è col Padre e da lì sta pregando per noi. Il resto un giorno ci sarà dato di capirlo.
Io sono nella pace, per sari ho fatto quello che ho potuto, giusto o sbagliato che sia, ma dietro c’ è un disegno che supera anche noi e questo  mi da tanta pace.
Grazie per quello che hai fatto per lei. Un abbraccio sr dolores op


Da: marcella ruggeri
Inviato: lunedì 13 febbraio 2012 17.02
A: Dolores - MatrisDomini
Oggetto: E' stato bello...

...incontrarti lì in chiesa a San Bartolomeo stamattina.
Un saluto un po' di fretta, ma era quanto bastava: pensieri del momento, pensieri così, parole del cuore!

Bei riferimenti abbiamo in comune, che suor Sarina ci ha accumunate: la nostra Santa Caterina!...lei per me il mio primo riferimento domenicano, con San Domenico, da quando piccina, pochi anni, la mia nonna Caterina mi parlava di loro, ...i patroni del Santo Rosario....che mi ha insegnato a recitare da subito!
E suor Sarina ha legato la tua data, il tuo ricordo di un tuo momento particolarmente importante, alla sua data...
a me la data della sua rinascita, a quella della mia nascita: il 9 febbraio.

No, mai ulla è per caso Dolly, e sono certa che è così anche per te.

Certo, non nego la mia rabbia, il dolore più che per la morte, per certe scelte, anzi, per taluni consigli di cui in tanti non ci siamo capacitati: io per amore, altri per amore ma ancor di più per la loro competenza medica: tanti medici non hanno capito, si sono molto rammaricati - sia a Milano, che qui a Bergamo - medici coi quali ha rotto i ponti. Tutti abbiamo accettato, ci siamo buttati nella preghiera pur nella consapevolezza che la preghioera non può fermare la mano dell'uomo, ma del resto noi non avevamo modo di fare nientew.

Tutti anche in questi giorni ci siamo detti: potevamo fare di più?
Sì, si poteva fare, ma oggi la riprova non c'è.
Oggi possiamo solo accettare: non abbiamo risposta.

In tanti ci siamo fermati davanti alla sua scelta.

Ora vogliamo sentirla in pace, libera dalle angustie, dai tanti pesi che alla fine credo che anche per lei erano diventati insostenibili. I pesi caricati sulle spalle per tutto e per tutti che però poi ti schiacciano proprio come sotto un rullo, che arrivano a stringerti in una morsa che ti toglie il fiato!
Sai Dolly, io credo nel Dio che arriva a sollevarti, nel Dio Padre che ci libera: nel Dio che ti salva!

E voglio solo pensarla così: nelle braccia di Dio Amore che così ha deciso.

L'ho detto anche a quanti con rabbia e con dolore hanno accettato questa morte. Lo RIDICO A ME STESSA DA GIOVEDì: CREDO che Dio amore così ha deciso e proprio in questo giorno! o non mi darei pace Dolly.

Non voglio pensare ad altro.
Anche se riconosco che la scelta di Treviglio non ha fondamento: non c'è logica buona, non c'è ragione!

Mi parlava di un medico buono che aveva cura di lei!
Quando domenica sono arrivata, già vederla in quello stanzone, nella gravità evidente, proprio per il rispetto di ogni malata lì presente, lei lì era fuori luogo. Quando mercoledì sera arrivando giù era ancora lì e che era alla stregua delle sue forze era evidente, in me un moto di rabbia:
dov'era il rispetto per lei? dov'era l'amore di quel medico?
Il minimo che poteva fare, dato che non la portavate a casa, era di trasferirla in una stanza da sola --- come al Maggiore, a Seriate - e se penso a come ogni malato è trattato al San Raffaele (come hanno trattato anche suor Sarina) non ci sono parole di elogio per i comportamenti che ogni medico, ogni infermiere, ogni ausiliario, hanno per tutti i ricoverati --- o se non c'era una stanza, almeno tirare una paratia mobile!
Niente!
Posso capire che in voi lì presenti, forse il desiderio di vederla superare la crisi, superava la presa di coscienza della realtà che si vedeva e perciò non nascesse in voi, o buttaste via come cattivo pensiero, la realtà che si faceva sempre più prossima del suo passaggio a nuova vita, e da qui il desiderio di trasferirla in un luogo più riservato, più tranquillo: cosa buona per lei e rispettosa delle altre malate.
Ma il medico doveva farlo!

Tutti i medici hanno sottolineato che a Treviglio ci vanno coloro per cui non è possibile fare più niente, ma lei allora NON ERA IN FINE VITA. ALLORA NON ABBISOGNAVA di SEMPLICE SOMMINISTRAZIONE - DI SEMPLICE ACQUA ! uno di questi medici incrociandola di nascosto ai Riuniuti, lì, da sola, tornata a farsi fare una risonnansza magnetica - appena fatta a Treviglio - forse perchè dubbiosa della risposta avuta prima di sottoporsi all'intervento al rene, dettosi dispiaciuto perchè non si era più fatta sentire - lui uno che le faceva tutto, le organizzava i controlli per poi andare al San Raffaele: tutti in comunione qui e giù per il suo bene! -  le aveva raccomandato DI NON FARSI OPERARE! E mi aveva subito telefonato:"Marcella prega, se non sai niente, fai finta di niente, ma prega: Non deve farsi operare! non ha senso, non ha senso lì dove non sono esperti in interventi e poi non conoscono la sua storia. Basta niente, basta una sola cellula lasciata al caso, e parte tutto e non la salvi più!". 
Noi tutti avremmo dovuto fermarle quelle mani che deciodevano per l'intervento, ma noi abbiamo potuto solo pregare!

Tanti i medici, quelli che l'hanno amata, me lo hanno sottolineato nel rincorrersi di tante telefonate in questi giorni.  perchè c'era modo di fare e fare bene per lei: così l'oncologo il prof.Villa, ma anche i medici di Bergamo.
Perchè questa scelta?
Quale il criterio perseguito? da chi? perchè?

Vogliamo pensarla felice e certamente dal cielo, oggi libera e felice, potrà fare molto e molto di più e proprio per tutti!

Di certo il nostro cuore è sereno: noi abbiamo fatto tutto il meglio che potevamo fare per lei e proprio tutti sino a quando lei ha voluto. Poi abbiamo potuto solo accettare la sua volontà, rimettendo tutto nelle mani del nostro Signore, Padre misericordioso!
Perciò viviamo il momento del dolore, ma con la certezza di non esserci risparmiati in niente: abbiamo fatto tutto quanto abbiamo potuto.
E si poteva fare ancora, ma lei ha scelto così.

Sia davvero pace e serenità per tutti, così come noi lo siamo.

Ancora due settimane fa le avevo scritto che "c'era chi era sempre pronto per lei per tutto, che si teneva informato!", mi ha detto che questo medico era bravo, la curava bene, era stanca, le gambe non la reggevano, ma era la cura!

Dolly! è un semplice sfogo di chi, con voi, come tanti, proprio tutti, le hanno voluto bene!
Quello che sempre mi dico: "Ognuno di noi, finch'è è qui su questa terra, deve volere il bene di ogni altro. E tutti, l'un per l'altro ci dobbiamo impegnare, confrontare, ricercare il meglio perchè l'altro abbia il meglio e possa stare bene, nella consapevolezza che la nostra vita qui è un passaggio, ma che il potere di farci arrivare di là è sempre e solo Suo! noi NON dobbiamo favorire il passaggio alla rinascita a vita nuova, questo è solo il Suo potere! NON DOBBIAMO CERCARE IL MIGLIOR BENE PER VIVERE BENE QUI SU QUESTA TERRA SINO A QUANDO - MAGARI PROPRIO NEL MOMENTO DI MIGLIOR SALUTE - lUI CHIAMERà!"..

... e SIA DAVVERO COSì! 

Scusa, ma è uno sfoga d'amore: uno sfogo del cuore che in questi ultimi mesi ha sofferto molto insieme a tanti altri! sofferto, e pregato: questo solo ci è stato donato di fare! e qui chiudo pensandola davvero nella piena felicità che solo Lui sa donare: sa ripagare!

Un abbraccio di forza...per continuare bene, meglio, il nostro cammino qui sino a quando Lui ci chiamerà!

Con tanto affetto sincero, Marcella


PS/.: la richiesta rimasta a metà era per un paio di immaginette, se ne disponi, per me, per fra M.
Possiamo davvero tutti dire che i nostri passi per lei sono stati sempre e solo scelte del cuore, scelte d'amore

Sia così per tutti.

----Messaggio originale----
Da: marcella.ruggeri
Data: 11-feb-2012 9.51 AM
A: omega
Ogg: R: Il nostro pensiero per tutte Voi, ricordando suor Sarina.
Un abbraccio Feli,
di vero cuore.

 
----Messaggio originale----
Da:omega
Data: 11-feb-2012 0.07
A: "marcella ruggeri
Ogg: R: Il nostro pensiero per tutte Voi, ricordando suor Sarina.

Cara Marcella grazie
Anche della tua presenza e della preghiera
Un abbraccio
Affidiamola oggi a Maria
Sr. m. felicita o p

Da: marcella ruggeri
Inviato: venerdì 10 febbraio 2012 16:49
A: posta@matrisdomini.org
Cc: Monastero Matrisdomini;
Oggetto: Il nostro pensiero per tutte Voi, ricordando suor Sarina.
Care Voi tutte,
cara sr. Valentina, sr. Giuseppina, sr.Antonia, sr. Annunciata, sr. Auxilia, sr.Angelita, sr.Antonella, sr. Dolores, sr.Felicita, ... care proprio tutte

ieri ho provveduto ad informare della morte di sr.Sarina le persone care che nel tempo ho contattato anche per Voi, per i Vostri bisogni di quel momento, ma anche solo per il piacere di una conoscenza: la Vostra.
Persone che avevano avuto modo di conoscervi e anche di fare la loro parte di bene per voi: taluni anche di conoscere personalmente sr.Sarina.

Mi ha telefonato l'arch.N.che vorrà esserci al funerale, come pure la dr.ssa D. Lo stesso la senatrice G.
Di pochi minuti fa la telefonata del Sindaco, che già mi aveva telefonato stamani e proprio mentre, con alcune conoscenti, ero lì con sr.Sarina, recitando il Rosario. Era molto addolorato. Domani ha altro funerale alla stessa ora: non riuscirà ad esserci, Vi invierà un suo telegramma di condoglianze.
L'Architetto N. mi ha detto che vorrà poi preparare un suo contributo scritto, una sua testimonianza per quanto suor Sarina ha fatto per il suo convento, per voi tutte, e per quanto ha dato a lui con amicizia vera, buona in tanti anni.

Tutte persone che in questi anni hanno seguito la vita di suor Sarina: il legame che li legava a me è diventato nel tempo il legame che univa tutti anche a lei e le telefonate di tutti per mantenersi informati sul suio stato di salute sono sempre state costanti e sino a questi giorni. Anzi, in quest'ultimo periodo anche molto ravvicinate, nonostante poco ci arrivasse. Di tutti il desiderio buono di bene senza nessun altro motivo che non fosse il desiderio di cose buone, di un'amicizia vera, sincera, che nulla mai ha potuto scalfire. E tutti noi ci siamo tenuti uniti, proprio incollati, grazie alla preghiera. E oggi siamo tutti qui a piangere la sua dipartita.
Avrebbe potuto esserci ancora?
Tutto accettiamo come Sua volontà, nella certezza che ognuno di noi, per ogni altro, può e deve solo desiderare il meglio: il miglior bene. E per questo tutti ci dobbiamo attivare, sempre.

Ora Lei è in cielo, ora Lei da lassù tutto vede: Lei che ha tanto amato tutti qui in terra, ora, in cielo, tutti proteggerà ancora di più: ora che anche Lei in Lui è AMORE ASSOLUTO: è nella VERITA'.

Per Lei la nostra preghiera di suffragio.

Preghiera anche per tutte Voi insieme alla condivisione sincera al momento del dolore.
Dolore che però non sovrasterà mai la gioia che è gioia del cuore: gioia che si fa rendimento di grazia a Lui che l'ha donata anche anche a noi: anche a me.

Lui ci ha donato di percorrere insieme un tratto della nostra vita, in quel dono scambievole che solo l'amore, l'amarsi, il volersi bene ha reso amore vero.

Un abbraccio sincero a Voi tutte e l'augurio vero per il Vostro cammino fraterno che all'interno delle vostre mura deve solo crescere in qualità e intensità.
Solo così facendo riuscirete a godere sempre delle gioie più belle che Lui dispensa a tutti: anche a Voi, ma che saranno tali solo se Voi le vorrete cogliere.

Il Signore Vi doni il desiderio di cogliere tutti i Suoi doni: raccogliete i Suoi frutti e ne farete meraviglie anche per noi che continueremo ad ESSERCI lì, insieme, con Voi, a Matris Domini.

Con tutto il mio bene.

Marcella