mercoledì 31 marzo 2010

Don Giulio, Giovedì Santo 2010

1 aprile 2010

Giovedì Santo, nella memoria dell'ultima cena.

don Giulio

 
 
 
NELLA NOTTE IN CUI VENIVA TRADITO
Giovedì santo – nella cena del Signore


Nella notte in cui veniva “tradito”.

Basta questa espressione per entrare nello spessore

umano e spirituale del Triduo Santo.

Il verbo greco che noi traduciamo con “tradire”

letteralmente è più forte, significa: “consegnare”.

In questo verbo sta chiuso il segreto di questi giorni:

a prima vista è Giuda che consegna Gesù,

ma insieme è Gesù che si consegna a Giuda.

Anzi, Gesù “si tradisce”, cioè si dichiara, si svela, si rivela.



1) Noi diciamo “ti sei tradito” ad una persona innamorata

che si fa scoprire e fa capire chi ribalta il suo cuore.

L’innamorato “si tradisce” con quelle parole e quei gesti

che lo svelano senza possibilità di equivoci.

Gesù “si è tradito”, si è dichiarato: è innamorato!



2) Oppure diciamo “ti sei tradito” a chi ci appare duro

ma ad un certo punto svela un suo punto debole.

Gesù ha un punto debole: il suo cuore, è troppo grande,

non riesce a contenerlo, tanto che si squarcia.



3) “Ti sei tradito” lo diciamo anche a chi si fa riconoscere

perché lascia tracce, prove o impronte che lo identificano.

Gesù ha lasciato dappertutto segni che dicono chi lui è,

e alla fine si rivela mettendosi nelle mani dei suoi nemici,

proprio come il boccone che ha messo nelle mani di Giuda.

Ma il boccone di Gesù arriva prima del bacio di Giuda:

la tenerezza arriva prima del tradimento!

Ogni Giuda nella storia sarà inevitabilmente in ritardo,

il male non è mai più grande dell’amore,

la cattiveria dell’uomo non batte mai la misericordia di Dio.



È quanto ci mostra la Liturgia di questa Messa,

con al centro quel gesto ripetuto 12 volte senza retorica:

lo spogliarsi di un piede, il levarsi di una brocca,

lo stropiccìo di un asciugatoio, il sigillo di un bacio.



40 giorni fa abbiamo messo della cenere in testa,

oggi chiudiamo la Quaresima con dell’acqua sui piedi.

Una strada, apparentemente, di circa un metro e mezzo,

ma, in verità, molto più lunga e faticosa.

A percorrerla non bastano i quaranta giorni

che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo:

occorre tutta una vita, tutta una storia.

di cui il tempo quaresimale è la riduzione in scala.



È la storia di ogni amore che parte dalla testa

e arriva a farti fare passi che mai ti saresti aspettato.

La verità di ogni amore non sta nei pensieri che hai,

ma nei passi, nelle direzioni che ti fa prendere.



In questo senso Gesù “si consegna” nelle nostre mani:

ci offre quel pezzo di pane bianco che è l’Eucarestia.

A noi decidere da che parte stare rispetto a quel boccone.

Possiamo trovarci dalla parte di Giuda

e vedere solo il buio dei nostri tradimenti e fallimenti.

Oppure guardare quel boccone dalla parte di Gesù

per essere come lui, per “tradirci”, per uscire allo scoperto

e dichiarare che siamo dalla parte dell’amore.


Grazie don Giulio per quanto ci doni!
Acqua viva per le nostre stanche membra!
Grazie anche da tutti coloro che con me condividono ogni settimana il "tuo dono!".

Mercoledì 31 marzo 2010

Riusciremo oggi a santificare la nostra giornata?
Sì, proprio a santificarla! Pare di dire, di parlare di cose che non appartengono a noi! Eppure la santità non è "cosa di pochi eletti", ma proprio di tutti.
La santità loro, i Santi che oggi dal cielo nella gloria di Dio, provvedono anche a noi, sono stati semplici, normali uomini e donne che passando da queste stesse nostre strade e facendo queste stesse nostre cose hanno dato al mondo, a quanti incontravano, il Suo messaggio di fede, di speranza, di carità vivendo fedelmente la Sua Parola, ponendo in Lui ogni speranza di bene, ogni desiderio di buon compimento delle cose di ogni giorno e, soprattutto mai dimentichi della carità.
Anche loro uomini e donne come noi!
E allora perchè Santi? cos'hanno fatto di speciale?
Hanno reso eccezionale il loro vivere, non trascurando niente e accettando le CROCI inevitabili della vita.
Tutto così come noi oggi viviamo!
E tanti bei riferimenti anche a noi Lui ha donato di incrociare: figure già elevate agli onori degli altari...altri tra quanti oggi sono oggi con noi, in cammino e che il tempo, "a suo tempo" la storia renderà LUCE alla loro Luce.
E sono tanti! Tra le figure la cui Luce ha inondato il Mondo Santa Madre Teresa di Calcutta e San Pio da Pietrelcina, ma quanti anche i laici, semplici uomini e donni.
Amo però ricordare anche la Santa Gianna Beretta Molla: semplicemente madre di famiglia. Figura nostra, bergamasca. Una donna di cui ancora oggi tanti possono testimoniare la sua vita proprio perchè ha incrociato la sua storia in tante storie, persone bergamasche, ancora viventi. Nata il 4 ottobre 1922, morì a soli 39 anni il 28 aprile 1962.
Sia anche il nostro cammino un cammino fedele, abbiamo a volere rispondere sempre Sì alla Sua chiamata di ogni attimo di ogni giorno: questo il cammino santo che ci dona da percorrere.
O potrebbe essere dannato. Tutto ci dona la libertà: la libera scelta in tutto.
Mai abbiamo però a dimenticare che c'è per tutti il punto d'arrivo! e sia un momento di gaudio.

http://www.giannaberettamolla.org/

martedì 30 marzo 2010

Compieta

Antifona:
Nella veglia salvaci, Signore,
nel sonno non ci abbandonare:
il cuore vegli con Cristo
e il corpo riposi nella pace.
 
Orazione:
Visita, o Padre, la nostra casa e tieni lontano le insidie del nemico; vengano i santi angeli a custodirci nella pace, e la tua benedizione rimanga sempre con noi. Per Cristo nostro Signore.


Benedizione finale:
Il Signore ci conceda una notte serena e un riposo tranquillo.
Amen.

La voce del Papa Benedetto XVI

BENEDETTO XVI RIEVOCA INCROLLABILE FEDE GIOVANNI PAOLO II


CITTA' DEL VATICANO, 30 MAR. 2010 (VIS). Nel pomeriggio di ieri, 29 marzo, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto la Santa Messa in suffragio del Venerabile Giovanni Paolo II, morto il 2 aprile 2005. La commemorazione è stata anticipata, poiché il 2 aprile coincide, quest'anno, con il Venerdì Santo.

Il Santo Padre ha salutato in particolare il Cardinale Stanislaw Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia e Segretario Particolare di Giovanni Paolo II e i numerosi pellegrini giunti dalla Polonia, terra natale del defunto Pontefice.

Nell'omelia il Papa ha commentato la parabola del profeta Isaia dedicata al servo fedele che agisce "con fermezza incrollabile, con un'energia che non viene meno fino a che egli non abbia realizzato il compito che gli è stato assegnato. Ciò che il profeta ispirato dice del Servo" - ha detto Benedetto XVI - "lo possiamo applicare all'amato Giovanni Paolo II: il Signore lo ha chiamato al suo servizio e, nell'affidargli compiti di sempre maggiore responsabilità, lo ha anche accompagnato con la sua grazia e con la sua continua assistenza. Durante il suo lungo Pontificato, egli si è prodigato nel proclamare il diritto con fermezza, senza debolezze o tentennamenti, soprattutto quando doveva misurarsi con resistenze, ostilità e rifiuti. Sapeva di essere stato preso per mano dal Signore, e questo gli ha consentito di esercitare un ministero molto fecondo, per il quale, ancora una volta, rendiamo fervide grazie a Dio".

"In questo racconto evangelico" - ha spiegato il Papa - "c'è un gesto sul quale vorrei attirare l'attenzione: Maria di Betania 'prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli'. (...) Il significato del gesto di Maria, che è risposta all'Amore infinito di Dio, si diffonde tra tutti i convitati; ogni gesto di carità e di devozione autentica a Cristo non rimane un fatto personale, non riguarda solo il rapporto tra l'individuo e il Signore, ma riguarda l'intero corpo della Chiesa, è contagioso: infonde amore, gioia, luce".

"Tutta la vita del Venerabile Giovanni Paolo II si è svolta nel segno di questa carità, della capacità di donarsi in modo generoso, senza riserva, senza misura, senza calcolo. Ciò che lo muoveva era l'amore verso Cristo, a cui aveva consacrato la vita, un amore sovrabbondante e incondizionato. E proprio perché si è avvicinato sempre più a Dio nell'amore, egli ha potuto farsi compagno di viaggio per l'uomo di oggi, spargendo nel mondo il profumo dell'Amore di Dio".

"Chi ha avuto la gioia di conoscerlo e frequentalo, ha potuto toccare con mano quanto viva fosse in lui la certezza 'di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi', (...), certezza che lo ha accompagnato nel corso della sua esistenza e che, in modo particolare, si è manifestata durane l'ultimo periodo del suo pellegrinaggio su questa terra: la progressiva debolezza fisica, infatti, non ha mai intaccato la sua fede rocciosa, la sua luminosa speranza, la sua fervente carità. Si è lasciato consumare per Cristo, per la Chiesa, per il mondo intero: la sua è stata una sofferenza vissuta fino all'ultimo per amore e con amore".

Infine, rivolgendosi ai fedeli polacchi, Benedetto XVI ha detto: "La vita e l'opera di Giovanni Paolo II, grande polacco, può essere per voi motivo di orgoglio. Bisogna però che ricordiate, che questa è anche una grande chiamata ad essere fedeli testimoni della fede, della speranza e dell'amore che egli ci ha ininterrottamente insegnato".

HML/MESSA SUFFRAGIO/GIOVANNI PAOLO II VIS 100330 (580)

Martedì 30 marzo 2010

Non lasciamoci schiacciare dalla Croce: non permettiamo alla Croce di diventare pesante col nostro non fare, non affrontare le cose, lasciandole proprio al caso!
Ciò che noi dobbiamo fare, affrontare, ciò che da noi - sempre col Suo ausilio, mettendoci dentro il Suo cuore e nelle Sue mani - dobbiamo affrontare abbiamo a farlo e a farlo subito: non rimandiamo a domani le cose che oggi ora qui ci toccano!
Dopo, domani, ci saranno altre cose!
Sono le cose che oggi ora qui possiamo fare e deliberatamente non facciamo che pian piano cominciano a diventare "cose pesanti", sempre più pesanti e proprio "per il pensiero" che pian piano sovrasta la nostra mente e rende tutto difficile, in-valicabile, in-superabile sino a toglierci proprio il fiato: nulla ci è più chiaro, tutto è in-comprensibile. E subentra l'affanno, proprio l'angoscia!

Abbiamo a fare oggi quanto l'oggi ci donerà da vivere!
... eviteremo inutili pesi pesanti alle nostre spalle, daremo invece a Lui qualcosa anche oggi da accontonare per il nostro futuro "celeste", per quando cambieremo casa definitivamente: e avremo guadagnato una casa ricca di tutto,di tutte cose veramente nostre: il nostro buon vissuto di ogni giorno non ci farà mancare proprio di nulla!...e renderemo capace ogni altro di fare lo stesso!
Tutto è bene, tutto porta al bene: la Croce è grazia, se l'amiamo davvero, se l'abbracciamo.
Tutti passeremo la morte, proprio per risorgere in Lui nella vera vita.

lunedì 29 marzo 2010

Grazie Lilli.

Data: 29-mar-2010 12.46 PM


Ho letto la riflessione di Padre Giulio venerdi sul tuo blog, l'ho
inviata ad amici perchè è una meditazione diversa che ti fa davvero
riflettere nella quotidianità, nel presente, nel momento. Anche
questa mattina sono entrata nel tuo blog. grazie per questa occasione
che mi dai, mentre lavoro sfoglio medito prego ti sono vicina, ti
sento vicina, mi dai delle opportunità che non posso condividere con
la mia presenza, ma con la preghiera si Baci Lilli=


Grazie Lilli,
sono le mie piccole cose normali, sempre col cuore...
che amo proprio sentire come forza buona che ci lega tutti nella condivisione del
nostro cammino, che è proprio cammino comune...

Poesia: "Alla vita" di Mario Luzi

Amici ci aspetta una barca e dondola
nella luce ove il cielo s'inarca
e tocca il mare, volano creature pazze ad amare
il viso d'Iddio caldo di speranza
in alto in basso cercando
affetto in ogni occulta distanza
e piangono: noi siamo in terra
ma ci potremo un giorno librare
esilmente piegare sul seno divino
come rose dai muri nelle strade odorose
sul bimbo che le chiede senza voce.

Amici dalla barca si vede il mondo
e in lui una verità che precede
intrepida, un sospiro profondo
dalle foci alle sorgenti;
la Madonna dagli occhi trasparenti
scende adagio incontro ai morenti,
raccoglie il cumulo della vita, i dolori
le voglie segrete da anni sulla faccia inumidita.

Le ragazze alla finestra annerita
con lo sguardo verso i monti
non sanno finire d'aspettare l'avvenire.

Nelle stanze la voce materna
senza origine, senza profondità s'alterna
col silenzio della terra, è bella
e tutto par nato da quella.


Grazie Gabri! è bella...
... grazie al tuo animo sempre buono, molto generoso....
di chi sa dove accumulare i tesori: nelle Sue mani, dove non rischiano mai tracolli finanziari!...
imparassimo tutti! avremmo già salvato il Mondo in un momento....
eppure basta poco! basterebbe che ascoltassimo tutti un po' di più il nostro cuore:
alla fine non ci mancherebbe proprio niente, anzi tutti ne guadagneremmo molto, molto di più!

Lunedì 29 marzo 2010

Noi padroni di niente.
Sì, noi siamo padroni di niente quando poniamo la nostra vita, il tutto della nostra vita, troppo nelle cose mortali, peggio ancora, solo nelle cose mortali: cose che hanno fine. Che finiscono.Finiscono sempre e senza via di scampo.
Finiscono un po' proprio strada facendo con noi e del tutto quando giungeremo al fine-vita pronti a ri-nascere alla vita eterna!
Di tutti questi beni, alla fine, non ce ne faremo proprio niente!
Come fare, cosa fare, allora per accumulare valori proprio da portare con noi quando giungeremo al capolinea, pronti ad abbracciare il Padre che ci sta aspettando?
Possiamo cominciare ad accumulare i Suoi tesori.
Cominceremo ed essere padroni e proprio di tanto, quando tutto il nostro vivere lo porremo innanzitutto, soprattutto, in Lui: quando avremo posto Lui sopra tutte le cose e tutto il resto, ogni altra cosa, solo dopo di Lui! cominceremo a raccogliere frutti!
Così ci fà ricchi e capaci di arrichire ogni altro, e nello stesso tempo - strano ma vero - noi stessi accumuliamo anche valori, beni, per noi, per l'aldilà!
Beni che portiamo sempre con noi: che riempiono le nostre mani senza mai colmarle, che portiamo sulle spalle e non ci pesano nulla: questo è stupefacente!!!
Questi i beni che porteremo con noi, che saranno il tesoro che porteremo a Lui e che ci permetterà, così, di entrare dalla porta di casa con gioia: proprio con onore: onorando il nostro Abbà Padre.
Impegnamoci a diventare ricchi, anzi proprio milionari! Impariamo a fare il bene dell'altro e saremo ricolmi dei Suoi beni! troppo facile? Sì, è molto facile: è così!
Tutto il resto, alla fine, avanzerà! nulla porteremo con noi delle cose accumulate!
Arricchiamoci di bene: proprio d'Amore! Non trascuriamo niente, soprattutto facciamo il bene!
Impariamo a donarci e a donare: proprio a condividere con ogni altro: ogni altro è nostra fratello in Cristo!
E staremo già bene qui: contemporaneamente mentre doniamo, ci sgraviamo del peso delle gestioni delle cose e ci carichiamo di opere buone che Lui accumula per noi!
E staremo bene anche in salute!
E' così. E così sia.

domenica 28 marzo 2010

Auguri di sr.Feli


Carissimi, a tutti Buona Pasqua
con fraternità

sr. m. felicita op
Matris Domini Bergamo






Pasqua di resurrezione

La luce del Signore risorto
ti raggiunga
e tracci una scia di gioia,
di pace e di speranza
che risplenda per sempre
nel tuo cuore!
BUONA PASQUA
***********
Con la promessa di una preghiera speciale per te in questa settimana santa
sr. m. felicita op


Grazie sr.Feli! a te, per quanti tu ci hai voluti accumunare coi tuoi auguri,
questi miei pensieri! E sia la nostra Pasqua!


Davanti alla Croce,
possiamo, dobbiamo, solo piegarci in continuo rendimento di grazie!


Lui è il solo che si è donato tutto sino alla morte e proprio per tutti:
proprio per me!


Questo dovremmo capire ogni volta che guardiamo una Croce, che ci facciamo
il segno di croce: e volessimo farlo bene, consapevolmente bene del Suo
significato: Tu ci abbracci a Te!


Questo il "mistero!".


Questa la difficoltà di credere, di crederCi! Di credere a Lui che ci ha
dato tanto: che si è donato TUTTO senza ritrarsi mai: Lui poteva farlo!


Poteva rifiutarsi di ESSERCI per noi sino alla Morte!


...ma ci voleva donare la Resurrezione dopo la morte e la sepoltura: dopo
tre giorni è risorto!
Anche nelle viscere della Terra ha lasciato fosse calato il Suo corpo
mortale e proprio per risorgere alla vita del cielo! E apparire, da Risorto
vivo, in spirito, con tutti i segni della passione e della morte nel Suo
corpo glorioso!


Tutto perchè imparassimo a credere.


Così Lui ha voluto portare ogni uomo a credere a Lui vivo e presente nella
vita di ognuno: ognuno di noi che a Lui crede, noi che in Lui poniamo la
nostra vita, tutti dobbiamo arrivare a viverlo vivo e presente in noi.


E' così che Lui vuole portarci a credere: credere a quanto noi oggi ora qui
in Lui per Lui, proprio perchè con Lui siamo, noi oggi possiamo fare: se
fossimo credenti!


Dobbiamo solo credere ed imparare a vivere da cristiani autentici.


E sia questa Nuova Pasqua il risveglio del nostro cuore.


Per vivere in maniera autentica la nostra vita.


Questo mi auguro ed auguro a te di vero cuore, proprio con amore.
Un abbraccio sincero, di vero bene. Marcella


... grazie per i Vostri riscontri:

Grazie mille Marcella, vorrei riuscire a scrivere su di Lui così anch'io...
Ricambio di cuore gli auguri di una buiona e santa Psqua.
Antonio

Grazie. Sr.maria


grazie per i bellissimi auguri pasquali
contraccambiano buona pasqua
donatella e company

Domenica 28 marzo 2010

Le Palme.

Davanti alla Croce,
possiamo, dobbiamo, solo piegarci in continuo rendimento di grazie!

Lui è il solo che si è donato tutto sino alla morte e proprio per tutti: proprio per me!

Questo dovremmo capire ogni volta che guardiamo una Croce, che ci facciamo il segno di croce: e volessimo farlo bene, consapevolmente bene del Suo significato: Tu ci abbracci a Te.

Questo il "mistero!".

Questa la difficoltà di credere, di crederCi! Di credere a Lui che ci ha dato tanto: che si è donato TUTTO senza ritrarsi mai: Lui poteva farlo!
Poteva rifiutarsi di ESSERCI per noi sino alla Morte!


..ma ci voleva donare la Resurrezione dopo la morte e la sepoltura: dopo tre giorni è risorto!

Anche nelle viscere della Terra ha lasciato fosse calato il Suo corpo mortale e proprio per risorgere alla vita del cielo! E apparire, da Risorto vivo, in spirito, con tutti i segni della passione e della morte nel Suo
corpo glorioso!

Tutto perchè imparassimo a credere.

Così Lui ha voluto portare ogni uomo a credere a Lui vivo e presente nella vita di ognuno: ognuno di noi che a Lui crede, noi che in Lui poniamo la nostra vita, tutti dobbiamo arrivare a viverlo vivo e presente in noi.

E' così che Lui vuole portarci a credere: credere a quanto noi oggi ora qui in Lui per Lui, proprio perchè con Lui siamo, noi oggi possiamo fare: se fossimo credenti!

Dobbiamo solo credere ed imparare a vivere da cristiani autentici.
E sia questa Nuova Pasqua il risveglio del nostro cuore.
Per vivere in maniera autentica la nostra vita.

Questo mi auguro ed auguro a te di vero cuore, proprio con amore.

Un abbraccio sincero, di vero bene. Marcella

(Interno Chiesa di S.Paolo/Azzano S.Paolo)

...mai nulla è per caso!

ciao Marcella, da casa ho visto questo albero
 e ho immaginato la mia croce di questi giorni! Buona notte

E' vero, cara amica mia, è proprio così!
Nulla è mai per caso, e in tutto vediamo i Suoi Segni: il TUTTO che in tutto per noi si manifesta per donarci la prova della Sua presenza viva per noi. Proprio in tutto, ma prima sempre dentro di noi!
Solo quando ne percepiamo viva la Sua presenza nel nostro cuore, tutto assume senso ai nostri occhi!
E ci sentiamo veramente AMATI: accompagnati proprio passo passo: come realmente è.
Tu abbia voglia di scoprirlo e allora in ogni piccola cosa ti saprai  stupire: stupore di un Amore grande: il Suo.


Maria.

Mariala delicatezza di un cuore buono!
Persone care anche sul mio cammino: anche per la mia gioia!

sabato 27 marzo 2010

...mai nulla è per caso!

... in quel luogo, in quel momento ... così, per caso!
... ma siamo certi sia proprio tutto solo per puro caso quando le cose
paiono messe lì proprio giuste per quel momento?

Anche questa panchina
oggi
non era lì per caso!
E qualche riflessione proprio te la fa fare!

Tutta la nostra vita è fatta di tante cose per caso!
Fatti, persone all'apparenza casuali,
ma che hanno sempre "il Suo perchè!"...
sempre!

A VOLTE GLI ERRORI TI FANNO CAPIRE CHE ...
SI PUO' AMBIRE A QUALCOSA DI + IMPORTANTE

Grazie a Voi che qui avete lasciato il vostro messaggio
importante per voi in quel momento

giusto anche ad altri in quel loro momento!

fra Pio: nessuno mai per caso nella nostra vita

... non è passato per caso nella mia vita!
E nemmeno per caso il giorno del suo arrivo a casa mercoledì 3 marzo!
Tante storie belle vissute bene, anche condivise: storie da raccontare!

Questo il messaggio che mi ha consegnato venerdì sera 26 febbraio.
Era da lui in clinica all'Istituto Palazzolo. Gli avevo lasciato questo blocchetto proprio per scrivere qualcosa quando ne fosse stato ispirato. Non lo voleva. Gliel'ho lasciato.
E quella sera, appena arrivata, me l'ha dato da leggere:

"Dopo il passaggio in
questa valle tenebrosa di
dolore, attendo, mio Signore
la gioia della luce del
tuo grande Amore della
tua bontà e misericordia
infinita!"

Ogni tanto fra Pio scriveva messaggi che poi mi consegnava da leggere, sapendo che tutti li conservavo in una busta che avevo titolato
 "Messaggi d'amore di fr.Pio"
...perchè lui era preghiera, preghiera che per ognuno si faceva benedizione!

La domenica precedente andando la sera a trovarlo gli chiesi quanti rosari avesse recitato:
"17!".
 la sua risposta. Non credo ci sia altro da aggiungere se non la certezza
che la Madonna a cui era tanto fedele ed alla quale ha dedicato stupende meditazioni e tanti ha infervorato alla preghiera proprio del Santo Rosario,
ora la Madonna, la nostra Madre Celeste, l'avrà accanto e gli donerà di
esserci al nostro fianco e ora, luce in loro, proprio illuminarci il cammino!
Ora che davvero fra Pio è nella luce, nella pace,
 nella quiete di questo minuscolo cimitero
di Marega di Bevilacqua Boschi.



Sabato 27 marzo 2010

Qualcosa è cambiato: non è la stessa storia.
La nostra vita è una continua evoluzione. La storia, pur rimanendo sempre la storia che conduce all'unico fine, la vita eterna, è una storia che si realizza grazie a tante storie singolari che si fanno storia nella storia: e c'è la mia, anche la tua. E la nostra storia è storia in continua evoluzione, che la storia di ogni altro nella mia storia rende storia saporita: motivata: storia bella ricca, densa di valori, se valore voglio dare.
Tutto e sempre è frutto della mia libertà: della mia libera scelta.
Dio c'è e per noi cristiani è il centro della vita e del mondo: dell'universo.
Lui E' l'Origine e il Fine: dove anche noi eravamo, siamo e finiremo.
Noi non siamo frutto della scienza e nemmeno del caso: siamo altro.
Altro in Colui che è Oltre, costantemente in cammino verso quell'Oltre e proprio attimo dopo attimo!
E nessuno può fermarlo il tempo: nessuno!
Le cose, le persone che oggi sono con noi formano questo mondo, questo tempo: ed è questa storia.
Tutto lascia un segno, nel segno del tempo che così si fa storia.
E la storia è fatta dalla storia delle relazioni umane, di ogni uomo che traccia nella storia la sua storia: anche grazie a me, a te: alle nostre storie!
Più la nostra storia è vera, più viviamo la storia dell'altro, la nostra storia si fa storia comune, vicina, condivisa che se vera ci deve far gustare, proprio far vivere tutta la Sua presenza: noi viviamo Lui, con Lui, per Lui.
Sembra strano, ma la nostra storiasi fà  addirittura più viva quando l'altro cambia strada: che sia perchè ha raggiunto la Gerusalemme celeste, o perchè ha cambiato strada, si è allontananto dalla nostra strada: è ora che il nostro ricordo si fa più vivo, autentico, si dimostra nella sua intensità buona: si fà preghiera.
Preghiera che è il legame, proprio la catena, che in Lui ci lega e tiene legati noi tra di noi.
Ed è sempre legame buono.
Se siamo veri, proprio con le persone lontane, il legame della preghiera si fà più forte: se amiamo sempre con cuore puro e sincero ameremo di più e pregheremo molto di più!
L'altro ha bisogno di ritrovare il Signore, non di ritrovare il nostro bene!
Quando sul suo cammino avrà ri-trovato in Lui la sua storia, ripenserà a quelle storie umane che hanno voluto portarlo a Lui col bene, che non ci sono riuscite perchè ha scelto in quel tempo di cambiare strada, di costruire un'altra storia. E a sua volta il ricordo delle persone che hanno fatto la sua soria passata si farà preghiera e rendimento di grazia per tutti: e pregherà anche per me, per te che nella Sua storia la nostra storia abbiamo voluto donare per il Suo fine: per il suo bene.
L'amore porta sempre e solo ai migliori frutti: frutti rigogliosi, a Suo tempo!
A noi è donato di lavorare per Lui, attingendo alla Sua fonte inesauribile che tutto rende buono: il Suo Amore.
Attingiamo sempre a Lui e con avidità soprattutto nella prova: in Lui è "il ristoro dell'anima mia!".
E' con la pace nel cuore che noi viviamo in pace con tutti! e così sia.

venerdì 26 marzo 2010

Pensiero di fine giornata

Grazie!
... mi sento ri-presa per mano!
A fine giornata questo il pensiero:
"Grazie che ci sei accanto a me!".
Mi hai accompagnata passo passo: mi hai donato gioia!
Hai tolto dolori, ansie, preoccupazioni!
Mi hai colmato di quelle piccole cose
importanti per me:
le cose che Tu sapevi mi avrebbero rinfrancata
in questo giorno sicuramente
umanamente pesante!
E tu non mi hai lasciata nemmeno un attimo
per pensare da me:
ho pensato alle cose che Tu hai voluto fossero i miei pensieri oggi:
pensieri di gioia: tutti doni pensati da Te,
realizzati per me.
Grazie e veglia sul nostro riposo.

... abbiamo ancora qualcosa da fare per tante situazioni difficili!
Tu lo sai: tutto affidato alle Tue mani, al Tuo cuore.
Tu non deludi mai!

...oggi giornata di cuori!

...sì! oggi giornata di cuori...
incredibilmente tanti cuori!

A cominciare da stamani appena salita in Seminario. Piove. C'è anche nebbia.
Parcheggio. Salgo le scale e proprio sul pianerottolo antistante la porta d'ingresso alla portineria vedo una macchia nella pietra: verosimilmente è un cuore! Sono già oltre, indietreggio e quasi mi scontro con un mio prof che è dietro di me e mi guarda incuriosito: mi chiede se ho perso qualcosa. Sorrido e gli dico...che credo d'aver visto un cuore!
Resta un po' sorpreso, entriamo e ciascuno sale per la sua strada. Arrivo in classe, cè Tommaso: gli accenno al fatto appena accorso, alla storia dei cuori! partendo da Chalet: la barca, il cuore nella pietra e gli mostro le foto salvate nel cell.  Proprio "quel prof" entra in classe e comincia la lezione di antropologia teologica. Alle 10, dopo la seconda ora, scendo appunto al Collegio - come scritto nell'altro post. Lascio l'auto parcheggiata nella salita S.Alessandro. Quando cc. le 11 torno a riprenderla per salire, sono al telefono con Michele e parlo con un certo affanno: borsa pesante, passo accellerato e concitazione nel parlare e piove! Arrivo all'auto, cerco le chiavi, abbasso lo sguardo nella borsa, ma lo sguardo è proprio oltre: lì a terra ecco qualcosa che brilla! Nulla di prezioso, semplice bigiotteria simil swarosky, ma è un cuore! un bel cuoricino! Per me è sempre molto, molto di più: ci sei! e ci sei proprio sempre, da quella bellissima notte - erano le 3 - il passaggio dalla Pasqua al lunedì dell'Angelo del 1982: l'anno del nostro matrimonio e proprio da poco: sposi dal 30 gennaio, ma questa sarà un'altro post.

... ed eccola la foto: bello!


... ritorno a scuola - Diritto Canonico - mostro il cuoricino alla mia compagna, sr. Beatrice. La lezione termina un po' prima: l'occasione per chiamare Tommaso e mostrargli ... il ri-trovato di poco fà. Sorpresa e ovviamente sorrisi un po' in-fingardi: il dubbio, soprattutto una diversa interpretazione dei fatti è ovvia: sono cose mie!

Scendo in città. Mi fermo in convento. Sistemo i fiori in cappellina.
Prendo una forbice dalla cucina e quanto ritorno a riportarle e buttare i fiori vecchi ...una semplice macchia sul pavimento...troppo bella...
Riparto per andare a prendere Marcello uscito da scuola.
L'auto è nel parcheggio. La stessa situazione: cerco la chiave, abbasso lo sguardo!
Pietra sulla pietra ... un bel cuore!
... e sono a casa! Dopo pranzo mentre la mamma stira e io lavoro, racconto le storie di oggi. Accendo la luce in ingresso e nel pavimento ecco un cuoricino rosso!

"Non cambiano le situazioni della vita, non si risolvono da sè i problemi, ma mi sento serenamente accompagnata passo passo da Lui. Dal Nostro Abbà, il Padre: questo sì, questo è vero.".

... oggi ...

Oggi alle 10:14 sono al Collegio S.Alessandro in attesa di parlare con un professore di Marcello, mio figlio, e ricevo questo sms:

"Ti chiedo di riceverla e amarla. Il suo nome è Madonnina...Ora di a voce bassa: Puoi entrare Madonna, io ho bisogno di te, pulisci il mio cuore col tuo sangue e benedici la mia famiglia! Invialo a tutti i tuoi amici e riceverai domani un miracolo. Se credi nella Madonna invia questo msg a 10 perchè se lo respingi ricorda che la Madonna disse: "Se mi neghi fra gli uomini ti negherò davanti a mio padre!". Tra 4 minuti ti daranno una buona notizia. Fidati.".

Credo nel Suo amore in tutto manifesto: non amo queste cose.

Però rileggo una seconda volta il messaggio e mi piace: decido di inviarlo.
Antepongo poche parole: La ricevo ora e te la invio. Dice così: ...", scelgo 10 persone tra i miei numeri, quelle che sento giuste a riceverlo e lo spedisco. Sono le 10:26.

... e riprendo la mia attesa, normalmente.
Tutto normale sino a quando ripenso, poco fà, al fatto... ed a quanto è successo in effetti proprio minuti dopo.
E' suonato l'intervallo ed a un certo punto alzo lo sguardo e vedo un ragazzo che mi viene incontro con maglietta a mezze maniche e mi sorride. Lo guardo, mi pare di conoscerlo e solo dopo riconosco che Marcello.
Mi dice che stamani è andato a parlare col Preside e mi partecipa sommariamente la cosa: il contenuto del loro dialogo.
... questa è sorpresa. Qui la mia gioia!

La voce del Papa Benedetto XVI

IL PAPA AI GIOVANI: DIO HA UN PROGETTO PER VOI

CITTA' DEL VATICANO, 26 MAR. 2010 (VIS). Nella serata di ieri, in Piazza San Pietro, oltre 70.000 giovani, provenienti per la maggior parte dalle Diocesi di Roma e del Lazio, ma anche da altre parti d'Italia, hanno partecipato all'incontro di preghiera, meditazione e dialogo con il Santo Padre Benedetto XVI per commemorare il XXV anniversario delle Giornate Mondiali della Gioventù, istituite da Giovanni Paolo II nel 1985. Diverse persone hanno offerto una testimonianza della propria fede e l'arrivo del Santo Padre è stato preceduto da un momento di festa, con canti e danze. C'è stato un momento di silenzio durante l'entrata della Croce delle GMG, portata in processione, con torce e accompagnata dall'immagine della Vergine "Salus populi Romani".


Al suo arrivo Benedetto XVI ha ringraziato i giovani per la loro presenza, per la loro "meravigliosa testimonianza di fede" e per il loro "entusiasmo di seguire Gesù". Successivamente il Papa ha risposto alle domande poste da tre partecipanti all'incontro.

D:" E' possibile fare della mia vita qualcosa di bello e di grande?", è stata la prima domanda alla quale il Papa, citando la parabola del giovane ricco, ha risposto: "Penso che lei, con la sua domanda, ci abbia dato una descrizione dell'essenziale della vita eterna, cioè della vera vita: non buttare via la vita, viverla in profondità, non vivere per se stessi, non vivere alla giornata, ma vivere realmente la vita nella sua ricchezza e nella sua totalità".

"La mia vita è voluta da Dio dall'eternità" - ha proseguito il Papa - "Io sono amato, sono necessario. Dio ha un progetto con me nella totalità della storia (...). Quindi, questo è il primo punto: conoscere, cercare di conoscere Dio e così capire che la vita è un dono, che è bene vivere. Poi l'essenziale è l'amore. (...) I dieci comandamenti (...) sono solo un'esplicitazione del comandamento dell'amore. Sono, per così dire, regole dell'amore, indicano la strada dell'amore con questi punti essenziali: la famiglia, come fondamento della società; la vita, da rispettare come dono di Dio; l'ordine della sessualità, della relazione tra uomo e donna; l'ordine sociale e, finalmente, la verità. (...) la perfezione, cioè l'essere buono, il vivere la fede e l'amore, è sostanzialmente una, ma in forme molto diverse. (...) Trovare la mia vocazione e viverla in ogni posto è importante e fondamentale, sia io un grande scienziato, o un contadino".

D. Padre Santo che vuol dire essere guardati con amore da Gesù; come possiamo fare anche noi oggi questa esperienza?" è stata la seconda domanda. "Naturalmente direi di sì, perché il Signore è sempre presente e guarda ognuno di noi con amore. Solo che noi dobbiamo trovare questo sguardo e incontrarci con lui. (...) Conoscere Gesù implica diverse vie. Una prima condizione è conoscere la figura di Gesù come ci appare nei Vangeli. (...) Conoscere Gesù non solo in modo accademico, teorico, ma con il cuore, cioè parlare con Gesù nella preghiera. (...) Per conoscere una persona, anzitutto la grande persona di Gesù, Dio e uomo, ci vuole anche la ragione, ma, nello stesso tempo, anche il cuore. (...) Quindi, direi questi elementi: ascoltare, rispondere, entrare nella comunità credente, comunione con Cristo nei sacramenti, dove si dà a noi, sia nell'Eucaristia, sia nella Confessione eccetera, e, finalmente, fare, realizzare le parole della fede così che diventino forza della mia vita.

D. Padre Santo come posso trovare la forza per scelte coraggiose, e chi mi può aiutare? "Ecco, cominciamo con questa parola dura per noi: rinunce" - ha detto Benedetto XVI - "Una vita professionale buona non si può raggiungere senza rinunce, senza una preparazione adeguata, che sempre esige una disciplina (...). Proprio anche l'arte di vivere, di essere se stesso, l'arte di essere uomo esige rinunce e le rinunce vere (...) ci sono indicate nella Parola di Dio e ci aiutano a non cadere - diciamo - nell'abisso della droga, dell'alcool, della schiavitù della sessualità, della schiavitù del denaro, della pigrizia. (...) Riuscire a rinunciare alla tentazione del momento, andare avanti verso il bene crea la vera libertà e fa preziosa la vita. In questo senso, mi sembra, dobbiamo vedere che senza un 'no' a certe cose non cresce il grande 'sì' alla vera vita, come la vediamo nelle figure dei santi".

AC/INCONTRO GIOVANI/... VIS 100326 (710)

Per fortuna che ci pensi Tu...

... a riportarmi con i piedi per terra, quando mi alzo in volo pensando di avere le ali...per poi cadere rovinosamente a terra. E sono sempre botte molto forti!
Sono le dis-illusioni che si manifestano chiare, che rompono la magia dei pensieri buoni, delle buone intenzioni, del ritenere che lì dove pensi ci sia un bene buono, il bene buono non c'è!
Illusioni: umani desideri di bene, visibilmente tanto buon bene dichiarato, ma corrisposto solo nelle parole: tante belle, proprio buone parole, anche gesti buoni...ma alla fine i fatti rendono conto delle parole e dei gesti.

... e la reatà si dimostra ancora realtà dura e cruda!
Ancora solo parole.

Sei sempre Tu che mi metti di fronte alla realtà: mi fai capire!
E allora, ora, io mi fermo qui.

Strade che si sono incrociate, passi condivisi, ma le strade ora riprendono quel corso che ognuno di noi forte della propria libertà, sente come suo miglior percorso: quando uno si affanna per star dietro all'altro o si ri-trovia un passo comune che entrambi possono sostenere o è bene che si percorra la stessa strada, ma ognuno forte delle proprie gambe: ognuno da sè e così facendo certamente potremo camminare da soli, ma anche trovare altri che hanno il nostro stesso passo e decideremo di camminare insieme!

Strade che ora si dividono per poi chissà forse ri-trovarsi: le vie del Signore sono infinite! e Lui conduce i nostri passi.

Non cambia il valore del bene: tutto resta! Resta il bene donato e ricevuto, resta questa storia passata,
...ma la vita continua e continua la storia: la mia storia come ogni altra storia!

Vite che si incroceranno e si divideranno e si ritroveranno: questa è la vita.
...la mia porta resta sempre aperta: porta dove entrare ed uscire e dove il cuore, at-tendendo a Lui, attende proprio tutto e tutti e sempre.

Non cambia il mio desiderio di buono, di bene: continuerò a vedere sempre e solo il bene: continuerò a voler bene! Non cambia nulla del valore alto che dò alle mie piccole cose di ogni giorno: continuerò a vedere Lui in ogni persona.
La naturale amarezza del momento, la sofferenza del riconoscere l'assenza dell'amore nell'altro, è appagata dalla certezza che prima o poi, ripensando a tante cose buone condivise, anche all'altro venga voglia di voler onestamente bene. E di cambiare!
Sapendo che Tu tendi sempre e solo al bene, questo mi dà gioia: questa è già certezza.

Il mio solo desiderio sempre è che l'altro, ogni altro, abbia a capire che il solo bene sei Tu e Ti cerchi!

Poi la verità è cheTu ci sei già!
Tu sei al finco mio, suo e di ogni altro, ma è la libertà dell'altro - la mia come la sua -che Ti rende visibile al suo cuore, proprio ai suoi occhi!

Forte di questa certezza, non c'è più dolore...sono già oltre!
Grazie che ci sei Tu.

Don Giulio, 28 marzo 2010 Domenica delle Palme

28 marzo
Domenica delle Palme

L'inizio della Settimana Santa, cuore dell'anno cristiano,
chiede una riflessione più lunga del solito...
Buona settimana santa!
don Giulio


LA PARTITA A CARTE DELLA VITA
Domenica delle Palme – inizio della Settimana Santa

Se mettiamo in fila gli strumenti della passione sono:
denari, spade, bastoni e coppe.
I denari dati a Giuda per vendere Gesù,
i bastoni di chi accompagna il traditore nella notte,
le spade dei soldati romani che tengono Gesù prigioniero
e le coppe: quelle dell’ultima cena (due secondo Luca),
quella amara del Getzemani e quella di aceto sulla croce.

Denari, bastoni, spade, coppe:
sono le carte con cui da sempre il mondo gioca la vita.
Le variazioni sono infinite.
Ognuno usa queste stesse carte in modi diversi
nella partita della vita,
alla fine della quale comunque si perde,
perché vince sempre lei: la morte.

Anche Dio ha voluto giocare questa partita della vita
e Gesù l’ha giocata fino in fondo,
fino alla fine, fino all’estremo.
Dopo questo gioco di denari, spade, bastoni, coppe…
lo crocifissero.

La croce va considerata per quello che è realmente
come la pena di morte più atroce esistita nella storia,
perché la morte per crocifissione è atroce e lenta.
Sulla croce il peso del corpo comprime i polmoni
e quindi il condannato muore soffocato lentamente.
Finché uno ha forza, si solleva sulle braccia
e ciò gli permette di respirare,
ma quando non ne può più,
si lascia andare e muore soffocato da se stesso.

Se poi inchiodato, anche i crampi nei muscoli
e il lento indebolirsi per la perdita del sangue,
corrodono lentamente le forze.

È una pena che trasforma la forza di vita in dolore:
l’agonia si prolunga in proporzione alla vitalità.
Più hai forza, più resti in vita, più soffri.
È una morte che viene progressivamente dal di dentro
e finisce solo quando ha spremuto l’ultima goccia di vita.

Mi sono perso a descrivere questi dettagli crudeli
perché compresa così la crocifissione è ancora di più
simbolo di quella partita che è la nostra vita:
hai le cose da fare che ti dissanguano goccia per goccia,
hai le ferite aperte e i lividi delle bastonate della vita,
ma è il peso di te stesso che ti fa soffocare.

“Scendi dalla croce!”, così provocano Gesù.
“Scendere dalla croce”
è ciò che ognuno di noi cerca di fare:
salva te stesso, pensa a te, pensa prima ai tuoi interessi,
pensa a ciò che ti garantisce di sopravvivere.

Se Gesù cercasse di salvarsi e scendesse dalla croce,
corrisponderebbe solo alla proiezione dei nostri desideri.

Noi siamo specialisti nello scendere dalla croce,
magari e soprattutto per poterci appendere gli altri.
Lui, Gesù, è Dio
proprio perché gioca se stesso fino in fondo.
Gesù non ci ha salvato con la sua “azione”,
ma con la sua “passione”.

Per questo noi diamo importanza al Crocifisso.
La croce non è tanto un oggetto da mostrare e difendere,
ma IL Crocifisso per noi è strada, luce, sostegno, energia:
è colui che fa di un gesto d’amore la sua essenza.

Lui si fa crocifiggere per essere con noi
anche in quel punto dove tutti passiamo da soli: la morte.
Così Dio con la croce riesce a metterci in dubbio
anche l’ultima certezza che ci era rimasta
nel gioco delle carte della vita: la morte!

Di fronte al burrone della morte, alla sua morte di croce,
o alle nostre morti interiori per fallimenti, delusioni, ferite,
noi abbiamo sempre le vertigini.

Per comprendere queste vertigini,
alla luce del messaggio del Crocifisso Risorto,
vorrei raccontarvi la storia di un bambino, Steven,
di 9 anni, paralizzato e bloccato sulla sedia a rotelle
da un tragico incidente stradale in cui ha perso il papà.

Nei giorni vicini alle vacanze di Pasqua,
l’insegnante diede a tutti gli alunni un uovo di plastica,
vuoto nel mezzo, con il compito di riempirlo
con qualcosa che dicesse, secondo loro,
il senso della festa che si celebra, il senso della Pasqua.

L’insegnante avrebbe aperto le uova portate dagli alunni
commentando i simboli scelti dai ragazzi,
ma era alquanto preoccupata di non urtare la sensibilità
di Steven e ciò la metteva in agitazione.

Aprendo il primo uovo
la maestra trovò un bellissimo fiore, giallo splendente.
Pensò tra sé: “Non è sicuramente il suo!”.
Allora tranquilla disse: “Questo fiore è simbolo
della natura che fiorisce e rinasce.
Pasqua è un risveglio di vita!”.
Un bambino, non Steven, si alzò in fondo alla classe
dicendo: “Maestra, è il mio!”.

In un altro uovo trovò una farfalla che subito volò via.
La maestra pensò: “Questo può essere quello di Steven,
perché per lui la vita è volata via in quell’incidente”.
Commentò: “È un bellissimo simbolo della Pasqua,
si rompe il guscio per passare da una vita ad un’altra,
dalla crisalide alla farfalla, dalla terra al cielo”.
Ma un altro bambino, non Steven, disse: “Maestra è il mio!”.

In un terzo uovo la maestra trovò un pezzo di roccia
e pensò che fosse sicuramente quello di Steven,
solo per lui la vita poteva essere così dura
da vedere in un sasso il simbolo della Pasqua.
“Anche la roccia può essere un bel simbolo di Pasqua:
sulla roccia poggiano le fondamenta delle nostre case,
come sulla forte roccia dell’amore si fonda la nostra vita.
Poi ci ricorda la grande pietra del sepolcro di Gesù
che è stata trovata ribaltata il mattino di Pasqua”.
Con gran fatica la maestra aveva trovato una motivazione.
Ma un altro bambino, non Steven, disse: “Maestra è il mio!”.
L’insegnante aprì poi un altro uovo e vide che era vuoto.
Un silenzio gelido avvolse la classe.
Steven, alzando la mano disse:
“Maestra, non dici niente sul mio uovo?”
“Perché è vuoto?”, chiese la maestra arrossendo dal disagio.

Steven le rispose: “Anche Maria, la mamma di Gesù,
le altre donne e i discepoli quando corsero al sepolcro
il mattino di Pasqua lo trovarono vuoto!
Anche il vuoto può diventare
un messaggio pieno di forza e speranza”.

Un silenzio, pieno di vertigine, avvolse la classe.
Era lo stesso silenzio del sepolcro il mattino di Pasqua.
Steven con quel vuoto gravido di silenzio aveva insegnato
alla sua maestra, ai suoi compagni – e a noi oggi –
il vero significato della Pasqua:
senza Dio il mondo è un assurdo,
con Dio il mondo è un mistero;

senza Dio la vita è un giorno che si spegne verso la notte,
con Dio la vita è una notte che si scioglie sempre
in una nuova alba.

Per dirla con le parole moderne del cantautore Jovannotti:
“La vertigine non è paura di cadere ma è voglia di volare.”.

Il celebre drammaturgo Achille Campanile,
in un suo testo pone un dialogo tra un credente e un ateo.
Al primo che diceva: “Io sono credente
ma afflitto dal dubbio che Dio non esista”
l’altro rispose: “Io peggio! Io invece sono ateo,
afflitto dal dubbio che Dio esista realmente [ed è terribile!]”.
Sia questo l’augurio più bello di questa Pasqua,
di fronte alle vertigini dei silenzi dei misteri della vita,
di fronte al vuoto che ci fa rimbombare il cuore e la testa,
di fronte alle partite incerte delle nostre storie,
di fronte agli ori, bastoni, spade, coppe
con cui sempre deve giocarsi la nostra vita,
il Crocifisso Risorto, che ha battuto la morte,
ci sussurra che “la vertigine non è paura di cadere
ma è voglia di volare”.

 

Venerdì 26 marzo 2010

Nelle Tue mani Signore pongo la mia vita e non sarò mai deluso: da Te tutto.
Se facessimo il consuntivo a fine giornata degli obiettivi pensati al mattino andati a buon fine poco troveremmo di conforme al nostro pensato.
Certamente leggeremmo tanti ostacoli che difficilmente avremo compreso essere opportunità: opportunità buone.
Certamente il rammarico per non aver fatto "per colpa di qualcuno!".
Leggere l'opportunità ed il miglior fine, mai!
Ogni cosa che non è il nostro desiderio, è cattiveria dell'altro, anzi, dell'Altro che da oltre fà anche il male.
Oltre!
Guardare oltre il fatto, le cose, vivere da cristiani la nostra vita dovrebbe proprio essere il fidarci di Lui a cui dobbiamo affidare la nostra vita di ogni giorno per fare le cose pensate da noi, ma portate a termine da Lui, pertanto anche modificate!
Ma siamo così cristiani da accettare i cambiamenti dei progetti che noi abbiamo pensato, delle cose che noi abbiamo desiderato, la correzione dell'altro, il consiglio, come volontà di Colui che amandoci provvede a noi in tutto e ci plasma così, giorno per giorno, col vento della gioia e che con la prova che ci toglie di dosso le cose inutili - anche facendoci male - ma così facendo ci fà proprio correre sospinti da Lui, dal Vento?
Riusciamo a scoprirlo il Cristo che ci cammina a fianco? a sentirlo lo Spirito che anela a noi?
La nostra vità è Sua, nella nostra libertà scegliere di camminare con Lui o senza di Lui.
La nostra è fede autentica? camminiamo nella sequela di Cristo, pertanto cristiani autentici?  
Rispondiamoci a fine giornata!

giovedì 25 marzo 2010

Giovedì 25 marzo 2010

Mi sono appassionata a Te!
Sì, mi sono appassionata a te grazie alle cose di ogni giorno, alle persone di ogni giorno. Tutte le cose, ogni persona, hanno tracciato il solco profondo della mia vita! Tutte mi hanno dato qualcosa: qualcosa in cui da subito ho visto, ho incontrato Te; altre che mi hanno fatto capire cosa non dovevo fare, come non dovevo essere per non oscurare ad ogni altro la Tua presenza in me!
Perchè è così che Tu oggi ora qui vivi con noi: vivendo in noi, animando la nostra vita con la Tua presenza che ci deve portare ad essere conformi a Te in tutto e sempre, per fare della Tua vita appassionata la nostra stessa vita.
Sai è bello pensare a Te affaccendato tra le cose di ogni giorno, alle prese con le cose da fare di ogni giorno, con le persone che ogni giorno anche Tu hai incontrato: Tu allora, come noi ora!
Se ci riflettessimo, se ci immedesimassimo nella Tua vita, gusteremmo la nostra vita!
E' bello pensarti così: Tu che hai vissuto con passione ogni cosa  fedele alla volontà di Tuo Padre, anche Nostro Padre, al Dio uno e trino che Ti ha mandato, Nuovo Adamo, per condurci per mano nell'attraversare questo deserto, questo mondo, questa nostra terra che altro non è che il nostro paese, la nostra città, proprio le strade di ogni giorno che giorno per giorno, proprio attimo dopo attimo noi facciamo e che oltre la destinazione che noi ci prefiggiamo oggi ora qui di raggiungere, in questo stesso modo e tempo ci conducono verso la Terra Promessa, l'Aldilà, la Gerusalemme Celeste!
E' così: questa è la nostra vita e questo il solo fine che giorno per giorno si compie!
Eppure non ci pensiamo o, se lo facciamo, è troppo poco il tempo che ci doniamo per gustare sino in fondo la bellezza di questa storia! La vera storia!
La Tua storia!
La storia  Tua: di Te Gesù, il Cristo, che hai portato a compimento la Tua vita terrena vivendo sino alla fine la Tua Passione e Morte in Croce e tutto questo per il Tuo grande amore per ognuno di noi e per Amore di Dio Padre!
Pazzesco, assurdo, impossibile avvicinare il nostro pensiero a pensare che ciò sia avvenuto davvero: la leggiamo più come leggenda: una bella storia di uno che ha fatto cose grandi!  Se ci riflettessimo, se ci immedesimassimo nella Tua vita, se volessimo ripercorrerla passo passo leggendo e meditando sulla Tua Parola tanto da farla nostra Ti riterremmo un pazzo: quanti di noi sarebbero disposti a viverla?
Certo il passaggio dell'incanto di Te che raduni le folle e fai i miracoli appassiona tutti e tanti, potrei dire tutti in questo ti hanno voluto imitare e anche oggi lo vogliono proprio, tanto da immedesimarsi proprio in Te e con quanto impegno: proprio delirio di onnipotenza! ma poi arriva la parte forte, quella delle dure prove, delle offese, dell'essere esclusi, rinnegati, quella del cammino verso il Calvario, verso la Croce e sino alla morte, alla Crocifissione! ma quanti accettano di arrivare sin qui, in quanti arriviamo qui? quanti sono disposti a seguirti, a viverla sino in fondo la Croce? Sono disposta a seguirti sino in fondo, a vivere il mio quotidiano credendo in Te, avvolta da tutto l'av-verso che mi circonda, che proprio mi avvolge?
Quanti sono disposti a tutto, per Te, sino alla fine?
Se mi sono ap-passionata alla mia vita è perchè a-priori ci sei Tu e perchè qualcuno che "è impazzito per la Tua Croce" sempre Tu me lo hai fatto incontrare! e proprio nei momenti critici.
Qualcuno che col proprio vivere mi ha portato a te, mi ha contagiata con la sua gioia di vivere che passava in ogni suo gesto, in ogni parola: Tu eri vivo e presente nel loro vivere ogni cosa che fosse gioia o dolore! Ed allora forte di questa passione ora anche mia, mi ha ap-passionato ancora di più il non trovarti nell'altro che mi era av-verso, ostile, per impegnarmi a farti ri-trovare. Così ho imparato a vivere tutto come Tuo dono. Così ho imparato a conoscerti a fondo.
Tutto ha contribuito a rafforzare il mio legame con Te e a volerti per me: appassionarmi a Te, proprio innamorarmi di Te.
Questo mi ha portata a migliorare il mio rapporto con ogni altro, ad amare ogni altro e perciò a tendere sempre a rendere vera, sincera, bella ogni relazione: così come sei Tu!
Se voglio un Mondo bello, belle devono essere le mie azioni; se voglio un mondo buono, devo essere buona; se amo la sincerità, devo vivere sinceramente: tutte cose normali, buone, belle.
Soprattutto sono tutte cose facili che tutti possiamo fare: a tutti è donato di vivere così, se scegliamo, se decidiamo di vivere così.  
Facile è il nostro vivere se in Lui viviamo: rapportandoci a Lui in quella relazione autentica che può solo portarci ad essere autentici sempre. E così sia.

mercoledì 24 marzo 2010

Oggi ora qui ti ho incontrato

25 agosto 2009
una giornata molto speciale!
... la mattina in visita ai Santuari: prima alla Basella
e poi a Stezzano e proprio qui, nella cappella delle "grazie ricevute"
osservando le memorie appese pensai:
"La maggior parte di queste grazie sono incidenti d'auto!".

... via da lì, una sosta al cimitero di Azzano San Paolo, alla tomba delle monache di clausura, alla mia cara sr.M.Bernardetta OP, ricordi speciali ... poi il ritorno a casa: nel pomeriggio il funerale del fratello di Marisa, una signora cara, a Casazza.
Alle 14:30 riparto verso Bergamo e appena sceso il cavalcavia non so come, non so cosa e nemmeno perchè: un impatto violento! la macchina che sembra presa in un vortice e s'inchioda. Ricordo il botto, l'auto che si rigira con violenza su se stessa e si blocca girata al contrario nella stessa corsia di marcia ed io che stringo con forza il volante e stringo ancora più forte gli occhi e dico ad alta voce: "Oddio!" aspettando il botto! La strada mi è molto presente, è la strada di casa, è trafficatissima sempre: anche in questo momento! E non accade nulla! Resto un po' così: ferma in auto a guardare, a cercare di capire! poi scendo. In tanti nel frattempo si sono fermati - il traffico è bloccato - e mi guardano quasi fossi un fantasma. Per prima arriva l'ambulanza e mi chiedono "dove sono i feriti!". Ci sono solo io e sono sempre io che chiamo col mio cellulare i vigili: nessuno ci crede che sia io quella del fatto! ... anche la "prima foto" che per caso il cellulare che ho in mano ha scattato, mi fotografa i piedi e pare davvero che io sia "già lontana, proprio oltre!"...e invece sono ancora qui! L'auto è distrutta: irrecuperabile, mentre io, tranne qualche botta, non ho riportato danni! ma la cosa più grande è che "nessun altro è stato coinvolto!". Non è successo niente a nessuno.

Tu in quel momento eri lì: tu c'eri e proprio con tutti noi! proprio con ognuno di noi.

... perchè è successo?
Non lo so perchè: quel che è certo che so e che Tu sei sempre con me e lo sei proprio con tutti: questo mi basta.


Oggi ho un'altra auto, continuo a viaggiare su questa strada e senza paura: rendendo grazie a Dio che ha salvato la vita a quanti erano sulla mia strada quel giorno, a quell'ora!
Possa meritarmi di averti sempre con me, questo sì: questo io desidero sopra tutto e sopra tutti e per questo, per averti con me, sono proprio disposta a tutto per Te.

Oggi ora qui ti ho incontrato

... nel maestro Gianni:
una persona sensibile, delicata
"Uno speciale!" , come le sue note!
... poche parole, un saluto sempre cordiale ogni qualvolta incrociavo i miei passi
lì, nella mostra che questa sera ha chiuso!
E molto delicato il suo ricordo alla memoria di fra Pio:
"Ero felice quando lo sentivo suonare e di più quando cantava: l'incanto del suo animo era nell'intensità di quelle note suonate, in quelle sue parole profonde pensate, scritte e cantate!"... fra Pio era così: innamorato dell'Amore, del Suo Amore e di Maria S.S., Nostra Madre, la Madonna.
E il maestro Giovanni lo aveva scoperto e nel ricordo la commozione era visibile perchè sincera, provata!
E questa sera, passando proprio mentre l'ultimo quadro veniva riposto, presa coscienza che la mostra chiudeva, davanti al suo sguardo buono, gentile, mi sono sorpresa e commossa!
Poche parole: un saluto!
Mi mancherà il suo saluto cortese ed il suo sorriso buono.

Grazie maestro,... a rivederla!

La voce del Papa Benedetto XVI

Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2010




“La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo”



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 4 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2010, sul tema: "La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo" (Rm 3, 21-22).





* * *



Cari fratelli e sorelle,



ogni anno, in occasione della Quaresima, la Chiesa ci invita a una sincera revisione della nostra vita alla luce degli insegnamenti evangelici. Quest’anno vorrei proporvi alcune riflessioni sul vasto tema della giustizia, partendo dall’affermazione paolina: La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo (cfr Rm 3,21-22).



Giustizia: “dare cuique suum”



Mi soffermo in primo luogo sul significato del termine “giustizia”, che nel linguaggio comune implica “dare a ciascuno il suo - dare cuique suum”, secondo la nota espressione di Ulpiano, giurista romano del III secolo. In realtà, però, tale classica definizione non precisa in che cosa consista quel “suo” da assicurare a ciascuno. Ciò di cui l’uomo ha più bisogno non può essergli garantito per legge. Per godere di un’esistenza in pienezza, gli è necessario qualcosa di più intimo che può essergli accordato solo gratuitamente: potremmo dire che l’uomo vive di quell’amore che solo Dio può comunicargli avendolo creato a sua immagine e somiglianza. Sono certamente utili e necessari i beni materiali – del resto Gesù stesso si è preoccupato di guarire i malati, di sfamare le folle che lo seguivano e di certo condanna l’indifferenza che anche oggi costringe centinaia di milioni di essere umani alla morte per mancanza di cibo, di acqua e di medicine -, ma la giustizia “distributiva” non rende all’essere umano tutto il “suo” che gli è dovuto. Come e più del pane, egli ha infatti bisogno di Dio. Nota sant’Agostino: se “la giustizia è la virtù che distribuisce a ciascuno il suo... non è giustizia dell’uomo quella che sottrae l’uomo al vero Dio” (De civitate Dei, XIX, 21).



Da dove viene l’ingiustizia?



L’evangelista Marco riporta le seguenti parole di Gesù, che si inseriscono nel dibattito di allora circa ciò che è puro e ciò che è impuro: “Non c'è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro... Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male” (Mc 7,14-15.20-21). Al di là della questione immediata relativa al cibo, possiamo scorgere nella reazione dei farisei una tentazione permanente dell’uomo: quella di individuare l’origine del male in una causa esteriore. Molte delle moderne ideologie hanno, a ben vedere, questo presupposto: poiché l’ingiustizia viene “da fuori”, affinché regni la giustizia è sufficiente rimuovere le cause esteriori che ne impediscono l’attuazione. Questo modo di pensare - ammonisce Gesù - è ingenuo e miope. L’ingiustizia, frutto del male, non ha radici esclusivamente esterne; ha origine nel cuore umano, dove si trovano i germi di una misteriosa connivenza col male. Lo riconosce amaramente il Salmista: “Ecco, nella colpa io sono nato, nel peccato mi ha concepito mia madre” (Sal 51,7). Sì, l’uomo è reso fragile da una spinta profonda, che lo mortifica nella capacità di entrare in comunione con l’altro. Aperto per natura al libero flusso della condivisione, avverte dentro di sé una strana forza di gravità che lo porta a ripiegarsi su se stesso, ad affermarsi sopra e contro gli altri: è l’egoismo, conseguenza della colpa originale. Adamo ed Eva, sedotti dalla menzogna di Satana, afferrando il misterioso frutto contro il comando divino, hanno sostituito alla logica del confidare nell’Amore quella del sospetto e della competizione; alla logica del ricevere, dell’attendere fiducioso dall’Altro, quella ansiosa dell’afferrare e del fare da sé (cfr Gen 3,1-6), sperimentando come risultato un senso di inquietudine e di incertezza. Come può l’uomo liberarsi da questa spinta egoistica e aprirsi all’amore?



Giustizia e Sedaqah



Nel cuore della saggezza di Israele troviamo un legame profondo tra fede nel Dio che “solleva dalla polvere il debole” (Sal 113,7) e giustizia verso il prossimo. La parola stessa con cui in ebraico si indica la virtù della giustizia, sedaqah, ben lo esprime. Sedaqah infatti significa, da una parte, accettazione piena della volontà del Dio di Israele; dall’altra, equità nei confronti del prossimo (cfr Es 20,12-17), in modo speciale del povero, del forestiero, dell’orfano e della vedova (cfr Dt 10,18-19). Ma i due significati sono legati, perché il dare al povero, per l’israelita, non è altro che il contraccambio dovuto a Dio, che ha avuto pietà della miseria del suo popolo. Non a caso il dono delle tavole della Legge a Mosè, sul monte Sinai, avviene dopo il passaggio del Mar Rosso. L’ascolto della Legge, cioè, presuppone la fede nel Dio che per primo ha ‘ascoltato il lamento’ del suo popolo ed è “sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto” (cfr Es 3,8). Dio è attento al grido del misero e in risposta chiede di essere ascoltato: chiede giustizia verso il povero (cfr Sir 4,4-5.8-9), il forestiero (cfr Es 22,20), lo schiavo (cfr Dt 15,12-18). Per entrare nella giustizia è pertanto necessario uscire da quell’illusione di auto-sufficienza, da quello stato profondo di chiusura, che è l’origine stessa dell’ingiustizia. Occorre, in altre parole, un “esodo” più profondo di quello che Dio ha operato con Mosè, una liberazione del cuore, che la sola parola della Legge è impotente a realizzare. C’è dunque per l’uomo speranza di giustizia?



Cristo, giustizia di Dio



L’annuncio cristiano risponde positivamente alla sete di giustizia dell’uomo, come afferma l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani: “Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio... per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c’è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. E’ lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue” (3,21-25).



Quale è dunque la giustizia di Cristo? E’ anzitutto la giustizia che viene dalla grazia, dove non è l’uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri. Il fatto che l’“espiazione” avvenga nel “sangue” di Gesù significa che non sono i sacrifici dell’uomo a liberarlo dal peso delle colpe, ma il gesto dell’amore di Dio che si apre fino all’estremo, fino a far passare in sé “la maledizione” che spetta all’uomo, per trasmettergli in cambio la “benedizione” che spetta a Dio (cfr Gal 3,13-14). Ma ciò solleva subito un’obiezione: quale giustizia vi è là dove il giusto muore per il colpevole e il colpevole riceve in cambio la benedizione che spetta al giusto? Ciascuno non viene così a ricevere il contrario del “suo”? In realtà, qui si dischiude la giustizia divina, profondamente diversa da quella umana. Dio ha pagato per noi nel suo Figlio il prezzo del riscatto, un prezzo davvero esorbitante. Di fronte alla giustizia della Croce l’uomo si può ribellare, perché essa mette in evidenza che l’uomo non è un essere autarchico, ma ha bisogno di un Altro per essere pienamente se stesso. Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza - indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della sua amicizia.



Si capisce allora come la fede sia tutt’altro che un fatto naturale, comodo, ovvio: occorre umiltà per accettare di aver bisogno che un Altro mi liberi del “mio”, per darmi gratuitamente il “suo”. Ciò avviene particolarmente nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Grazie all’azione di Cristo, noi possiamo entrare nella giustizia “più grande”, che è quella dell’amore (cfr Rm 13,8-10), la giustizia di chi si sente in ogni caso sempre più debitore che creditore, perché ha ricevuto più di quanto si possa aspettare.



Proprio forte di questa esperienza, il cristiano è spinto a contribuire a formare società giuste, dove tutti ricevono il necessario per vivere secondo la propria dignità di uomini e dove la giustizia è vivificata dall’amore.



Cari fratelli e sorelle, la Quaresima culmina nel Triduo Pasquale, nel quale anche quest’anno celebreremo la giustizia divina, che è pienezza di carità, di dono, di salvezza. Che questo tempo penitenziale sia per ogni cristiano tempo di autentica conversione e d’intensa conoscenza del mistero di Cristo, venuto a compiere ogni giustizia. Con tali sentimenti, imparto di cuore a tutti l’Apostolica Benedizione.



Dal Vaticano, 30 ottobre 2009







BENEDICTUS PP. XVI







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Mercoledì 24 marzo 2010

Vorrei fosse un concerto. Un bel concerto di campane. Restasse una campana, che suona anche magari bene, ma fosse la sola, suonerebbe nel deserto e non servirebbe a niente! Dove tutto è niente e non c'è nessuno vive il nulla.
Amo le campane, le voce delle campane che suonando insieme fanno un bel concerto.
Amo le voci e amo, desidero,che ognuno dia la propria voce, che ognuno abbia voglia di parlare, di dire la Sua.
La mia non resti la sola voce che magari suona anche bene, che dice cose anche buone: se restasse una sola voce non sarebbe concerto, non sarebbe comunione, condivisione, confronto! non varrebbe niente!
Amerò trovare qualche voce, proprio la tua, che suona con me.
Buona giornata nel Signore.