sabato 3 settembre 2011

Don Giulio, domenica 4 settembre 2011


RIFLESSIONE

FAR FINTA DI NIENTE O CICATRIZZARE?
23ma domenica del tempo ordinario

Se un tuo amico ti fa un torto chiarisci le cose a quattrocchi, se non
ti ascolta chiama qualcuno che ti aiuti, se non ti ascolta ancora prova a
coinvolgere la famiglia, se non ti ascolta neppure in questo caso
lascialo perdere e non considerarlo più, comportati con lui come se fosse un estraneo. Non è solito sentire Gesù parlare così, piatto piatto, tanto più se consideriamo quando ha detto queste cose: nel Vangelo sono la
continuazione e l’applicazione concreta della tenera parabola della pecorella smarrita. In questo modo ci insegna ad aprire gli occhi di fronte al rischio di cadere in quel buonismo sdolcinato che spesso gli appiccichiamo addosso. Essere cristiano non vuol dire accettare ogni cosa e dire sempre che va tutto bene. Voler bene ad una persona significa volere il suo bene e questo a volte implica anche il rischio della tensione, della discussione, del confronto e dello scontro. Dio ci ha creato uomini e non angeli. Il Signore, che è molto più realista di noi, ci dice chiaramente che con tutti non si può andare d’accordo. Infatti in un altro passo dirà: Ama il tuo nemico. Spesso mi auto consolo notando che non dice non devi avere nemici. Mi sarebbe troppo difficile. Il fatto che dica di amarli, infatti, presuppone che ci siano. Gesù ci suggerisce che il vero perdono ha bisogno di quattro tempi: guardare in faccia la realtà, chiamare le cose con il loro nome, affrontare la situazione, scegliere e assumersi le responsabilità delle conseguenze delle proprie scelte.

Diceva cinicamente Eleonor Doan: Ama il tuo nemico: lo farai impazzire. Ogni difficoltà, offesa o torto è una ferita. Non occorre che sia profonda e lacerante per far male. Quando sei ferito, se non affronti la situazione, rischi l’infezione o di dissanguarti lentamente. Facendo finta di niente si peggiora solo la situazione. Occorre disinfettare. E disinfettare brucia, fa male, eppure cura. Ogni ferita lascia, però, la sua cicatrice. Perdonare non è far finta di niente, non è dimenticare, ma è cicatrizzare. Sbagliato è non curare o continuare a tenere aperta la ferita. Non possiamo darci colpe se resta la cicatrice. Anzi, è proprio la cicatrice che, ricordandoci il male subito, ci può aiutare a stare bene. Spesso nella vita succede come quando si guida nella notte: ti danno fastidio gli abbaglianti degli altri che vengono verso di te, ma tu non ti accorgi mai dei tuoi. Tutto ciò che ci irrita negli altri può portare a capire di più di noi stessi. Le cicatrici ci devono ricordare dove siamo stati, ma non possiamo mai permettere loro di determinare dove andremo. Lo sciocco non perdona e non dimentica; l’ingenuo perdona e dimentica; il saggio perdona e non dimentica. Guardiamo la realtà: i veri amici vedono i tuoi errori e te li fanno notare, i falsi amici vedono i tuoi errori e li fanno notare agli altri. Gesù ci chiede di fare tutto il possibile. Nulla di più. Ricordandoci che l’amore, se è vero, a volte brucia.

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