domenica 17 giugno 2012

Don Giulio: domenica 17 giugno 2012




Buona domenica

don Giulio



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VANGELO DI RIFERIMENTO



Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come

un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di

giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il

terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il

chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli

manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa

possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo

descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato

sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno;

ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le

piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo

possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso

genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza

parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava

ogni cosa.





RIFLESSIONE



17 giugno 2012



PER FARE UN TAVOLO CI VUOLE UN FIORE

11ma domenica del tempo ordinario





Sergio Endrigo con un testo di Gianni Rodari cantava:

"Per fare un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole

l'albero,

per fare l'albero ci vuole il seme, per fare il seme ci vuole il

frutto,

per fare il frutto ci vuole un fiore, ci vuole un fiore,

per fare un tavolo ci vuole un fio-o-re".



Se questa strofa viene a memoria a tutti, pochi conoscono la frase che

la precede:

"Le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare ed

ascoltare".



Ci è scontato affermare che per fare un tavolo ci vuole il legno

ed ammettere che per fare il legno ci vuole l’albero

e che per fare l’albero ci vuole il seme.

Fin da bambini sappiamo dalla scienza che per fare il seme ci vuole il

fiore.

Ma noi grandi non abbiamo più il coraggio di tirare la conclusione

che per fare un tavolo ci vuole un fiore. E lo lasciamo dire solo ai

poeti.



Facevo questa riflessione guardando un manifesto che ho visto in

Bergamo alta,

dove un negozio ha usato come provocante pubblicità un testo di Albert

Einstein.

Nessuna immagine, un semplice fondo bianco, con queste parole in nero:



"Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello

stesso modo.

La crisi è la miglior cosa che possa accadere a persone e interi paesi

perché è proprio la crisi a portare il progresso.

La creatività nasce dall'ansia, come il giorno nasce dalla notte

oscura.

È nella crisi che nasce l'inventiva, le scoperte e le grandi

strategie.

Chi supera la crisi supera se stesso, senza essere superato.

Chi attribuisce le sue sconfitte e i suoi errori alla crisi,

violenta il proprio talento e rispetta più i problemi che le soluzioni.

La vera crisi è la crisi dell'incompetenza.

Lo sbaglio delle persone e dei paesi è la pigrizia nel trovare

soluzioni.

Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è routine, è una

lenta agonia.

Senza crisi non ci sono meriti.

È nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora

perché senza crisi qualsiasi vento è una carezza.

Parlare di crisi è creare movimento;

adagiarsi su di essa vuol dire esaltare il conformismo.

Invece di questo, lavoriamo duro.

L'unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per

superarla”.



Einstein credeva davvero che "per fare un tavolo ci vuole un

fiore".



Ed è esattamente quello che Gesù ci suggerisce in questa pagina di

Vangelo

parlandoci di giardinaggio nelle "parabole della crescita".



Dio sa trasformare la spazzatura del nostro passato in concime

perché sbocci il fiore di un sogno futuro.



Il vero successo, in ogni caso e in tutti i campi, inizia con una serie

di fallimenti,

attraversa frustrazioni e deve accettare incomprensioni e preconcetti,

trova trappole.

Perciò richiede costanza, tenacia, coraggio delle proprie idee, fiducia

nei sogni,

e testarda persistenza nella tentazione di voler abbandonare.

Quando però il traguardo dell'obiettivo si fa vedere

all'orizzonte, c'è lo stupore

di vedere il frondoso albero, non solo con frutti ma ricco di vita per

i nidi.

Devi allora ricordarti che quell'albero era un insignificante

granellino.



Quante volte il fiore sbocciato di un minuscolo sogno,

proprio perché ci abbiamo creduto davvero, di notte e di giorno,

è diventato tavolo da cucina per la condivisione della quotidianità,

è diventato tavolo da lavoro su cui poggiare i nostri progetti e i

nostri risultati

è diventato tavolo da salotto attorno a cui accogliere le persone che

ami.

Così è nelle storie d'amore e di amicizia, così è nelle imprese di

lavoro,

così fa Dio con noi: prende un puntino di bene nel campo arido della

nostra realtà

(un nulla: il granello di senapa è grande come la capocchia di uno

spillo)

e lo lavora con premura per farlo fiorire e trasformarlo in tavolo,

anzi in altare.



Quello che Gesù ha detto con l'immagine dell'albero

Nietzsche lo diceva in termini più psicologici:

chi ha un “perché” abbastanza forte può superare qualsiasi “come”.



Le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare ed

ascoltare.

E il segreto è questo: per fare un tavolo ci vuole un fiore.









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