venerdì 25 giugno 2010

Don Giulio, domenica 27 giugno 2010

IMMAGINANDO UNA SIMPATICA VECCHIETTA
13ma domenica del Tempo Ordinario C

Immaginiamoci una simpatica vecchietta novantenne,
segnata dalle profonde rughe e dagli acciacchi degli anni.
Per darle un po’ di vitalità e di energia immaginiamoci
di vestirla con una minigonna sparata e un top aderente,
(ovviamente firmate e all’ultima moda per darle più vita)
di metterle ai piedi un sandalo gioiello con tacco 12
e di farle un’acconciatura tendente al blu elettrico…
Se incontrassimo davvero una cosa così
penso che il nostro commento, quello più soft,
sarebbe: “ma è ridicola!”

Ho usato questo esempio un po’ stupido
per provare a ridire con immagini nostre
quello che Gesù ha voluto dire in modo forte
parlando con il linguaggio del suo tempo.
Spesso non ci rendiamo conto di quanto siamo ridicoli:
mettiamo addosso alla nostra vita
il vestito di una fede, di una scala di valori
bello, prezioso, di classe, all’ultima moda
ma sotto sotto siamo vecchi,
e la nostra vita non c’entra con quel vestito.

Ripensando a questi incontri di Gesù nel Vangelo di oggi
si direbbe che faccia di tutto per scoraggiare chi gli è dietro.
Sembra che voglia respingere piuttosto che attirare,
sembra che voglia deludere piuttosto che sedurre.
È strano vedere un Gesù così duro. Ci tocca sul vivo.
Questo suo diregersi “decisamente” stona, stride, fa scintille
con il nostro essere indecisi in tutto e su tutto.
Ci buttiamo, ma col salvagente.
Ci lasciamo sedurre dal mare, ma senza spingerci al largo.
Cerchiamo emozioni, ma non facciamo scelte.
Vorremmo abbracciare tutto senza attaccarci a niente.

Cristo invece ama la gente decisa, esige una decisione.
Egli non vuole spegnere l’entusiasmo ma le illusioni.
Attenti però. A chi vuole seguirlo egli non offre garanzie,
non promette né una tana, né un nido
ma offre un itinerario di libertà. Una proposta coraggiosa.

Non serve a nulla mettere lustrini e paiettes fuori
se non si è decisi a volersi luminosi dentro.
Questo è il vero itinerario che richiede la fede in Cristo.
Spesso noi invece avanziamo la pretesa
di utilizzare qualche scampolo di novità
qualche pezzo di fede, di amore, di generosità
come vestito bello, firmato, all’ultima moda,
ma non basta se siamo vecchi dentro,
se la pelle della nostra vita è segnata da profonde rughe.

Non c’è abito, atteggiamento, gesto, parola,
pur bello, buono, prezioso, ricco,
(anche se di fede, di generosità o di amore)
che non rischia di renderci profondamente ridicoli
perché tristemente falsi con noi stessi,
finchè non sapremo guardarci in faccia
e vedere schiettamente chi siamo e come siamo
finchè non ci decideremo a non mettere più toppe
ma ad iniziare un profondo lifting interiore.

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