venerdì 4 giugno 2010

Don Giulio, domenica 6 giugno 2010

6 giugno 2010
UN OROLOGIO ROTTO
Solennità del Corpus Domini

Mi sono trovato a pensare come anche un orologio rotto
segna due volte al giorno l’ora giusta.
Le lancette ferme di un orologio rotto si trovano
al punto giusto una volta al mattino e una volta alla sera.

Questo ci aiuta a cogliere la bellezza e la grandezza
dell’Eucarestia, del Corpus Domini – il Corpo del Signore,
quel “Corpo di Cristo”, al quale noi rispondiamo subito, forse troppo per abitudine, “Amen” cioè: ci credo, è così!

Ogni volta che noi veniamo alla Messa incontriamo Dio
non solo con il cuore o con la mente,
ma è un incontro corpo a corpo.

C’è il mio corpo, con tutto ciò che sono, provo e vivo,
con la mia profondità e con le mie fragilità,
con la mia fede e i miei dubbi
con i miei sentimenti e le mie paure.

C’è poi il suo corpo, che si butta nelle mie mani
senza guardare se sono pulite o sporche,
senza chiedere cosa hanno toccato o dove si sono poggiate
senza giudicare se hanno accarezzato o picchiato,
se hanno lavorato o se sono rimaste in tasca.
E le nostre mani, disegnate dalla vita, si aprono
non per sfiorarlo, ma per prenderlo e mangiarlo.
Dio sceglie come tabernacolo, trono, baldacchino
la nostra bocca piena di tutto e di più:
le nostre labbra da cui escono i più dolci baci d’amore
e le più acide e corrosive cattiverie,
le nostre labbra che si spalancano ai sorrisi
che si tendono per nervosismi o fatiche,
che si accartocciano per tristezza e pianti segreti.

Spesso ci rendiamo conto di essere come orologi rotti
o anche solo scarichi che non sanno più dire che ora è.
Lo sappiamo bene che non è il tempo ad essersi fermato,
ma che siamo noi che non riusciamo più a “stargli dietro”.
Dio ci gira attorno, come il tempo gira attorno alle lancette,
e ci accorgiamo che se anche siamo immobili o bloccati
come le lancette di quell’orologio, Dio ci permette
di segnare l’ora giusta almeno due volte al giorno.
Se noi non giriamo più, è lui che gira attorno a noi.
Spesso nel linguaggio popolare il sentimento dell’amore
si esprime proprio così: “gli corre dietro”.

Questa è la preziosità del dono dell’Eucaristia nella Messa:
Dio è innamorato di me, nonostante me!
L’importante non è ciò che io dono a Dio o faccio per lui
ma ciò che lui fa per me, chi lui è per me,
nonostante le fatiche, i dubbi, le debolezze, le fragilità.

“Eucarestia” viene dal greco e significa “rendere grazie”:
è dire grazie perché lui è “gratis”. Così è l’amore.
Io non devo pagarlo con niente.
Un amore “pagato” non è amore ma prostituzione!
Si possono fermare le lancette, ma il tempo no.
E il tempo sa far segnare l’ora giusta, due volte,
anche ad un orologio rotto. È il sacramento dell’Amore!

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