sabato 31 dicembre 2011

Buon ANNO 2012: gli auguri di don Giulio


Buon anno nuovo, ricco di benedizioni
don Giulio


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LETTURE DI RIFERIMENTO

Dal libro dei Numeri
Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli
dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il
Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo
volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti
conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li
benedirò».

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e
Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto,
riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che
udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da
parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I
pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello
che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono
compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo
nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse
concepito nel grembo.



RIFLESSIONE

1 gennaio 2011

SHALOM
Capodanno


Lasciamoci introdurre da una scena Simpatica di un film.
Quando Peppone divenne Senatore, prima di partire per Roma,
diede a don Camillo un foglietto con il numero di telefono del Senato
e gli disse: "Se ha bisogno...".
Don Camillo gli rispose dandogli un'immaginetta della Madonna
commentando: "Se ha bisogno, basta guardarla, non deve nemmeno
telefonare!".

Con questo spirito guardiamo oggi a Maria,
è lei che per prima ci sorride aprendo la porta del nuovo anno,
è lei che per prima ci accoglie aprendo la porta della chiesa,
è lei che per prima ci viene incontro aprendo la porta della preghiera.

Possiamo immaginare che Maria, a chi arrivava alla grotta,
aprendo la porta della stalla di Betlemme, dicesse per prima cosa:
“shalom”, pace!
È facile intuirlo perché era il modo di salutarsi tra gli ebrei.
Maria forse riusciva a pronunciare solo quella parola, “shalom”,
il resto lo centellinava nel suo cuore stupito, meravigliato e forse un
po’ impaurito.

“Shalom” è una di quei termini così densi di significato
che non si riescono a tradurre nelle lingue moderne.
È molto più che pace intesa come mancanza di conflitto.
Indica il benessere dell’esistenza quotidiana, lo stato dell’uomo che
vive in armonia
con se stesso, con gli altri, con la natura, con Dio.
In concreto è benedizione, riposo, gloria, ricchezza, salvezza,
vita, concordia, serenità, salute.
Nella parola “shalom” era come se venisse racchiusa tutta l’antica
benedizione
biblica dal libro dei Numeri: “Ti benedica il Signore e ti protegga.
Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio.
Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda shalom, pace”.

Arriviamo anche noi alla grotta per non sentire altro che pace, shalom.
Una nota sola, ma che buca lo spessore del nostro grigiore.
I nostri pensieri e i nostri ricordi spesso non hanno pace.
Siamo pieni di rivoluzioni e guerre interne.
Anche i nostri sentimenti non sono nella pace: spesso ci portiamo
dentro tempeste.
I nostri rapporti con gli altri non sono sempre nella pace:
critiche, risentimenti, invidie, gelosie, tristezze croniche.
Mille questioni, mille situazioni di antagonismo, mille problemi
che non ti lasciano mai tranquillo.

“Stiamo vivendo un inverno dei volti” (O. Clement).
Si ha timore a guardare negli occhi: in ascensore o in strada
gli sguardi si incrociano furtivi e si abbandonano per paura.
Raramente scatta la scintilla di un sorriso.
Se scatta però, senti una vibrazione interiore che a volte ti dona
sintonia
più di un discorso di mille parole. C'è già dentro tutto in quello
sguardo sorridente
non c'è bisogno di dire altro, anzi ogni parola rischierebbe di
inquinare.
È un dono in sé, che custodisci nel tuo cuore, a volte senza sapere i
perché
ma ti ha fatto bene, ti ha impreziosito, ti ha ricaricato, ti ha
contagiato il sorriso,
ti ha illuminato gli occhi, forse ti ha scaldato il cuore.
Ed è solo uno sguardo. Ed è solo uno shalom.

Un neonato è così: è solo sguardo, è tutto sguardo.
Non ha parole, ma dialoga con occhi, sorrisi e lacrime.

Il Bambino di Betlemme non è una dottrina,
non è un buon sentimento di un giorno,
non è un’utopia ipnotica o un sogno di un istante,
ma è un piano concreto di amore. È amore in azione:
“Gloria a Dio in cielo e shalom in terra agli uomini di buona
volontà!”.
Volontà, non emotività.
C’è differenza tra l’essere pacificatori e l’essere pacifisti.
C’è differenza tra l’essere uguali e l’essere pari:
l’uomo e la donna non sono uguali, ma pari.
C’è differenza tra carità e solidarietà.

Gesù vuole portarci a comprendere la diversità
tra la vita come giocattolo e la vita come compito.
La terra ha bisogno di uomini illuminati capaci di instaurare rapporti
autentici
di verità e di libertà da cui siano estranei i sorrisi forzati e la
falsa cortesia.

Essere uomini di buona volontà vuol dire impegnarsi
ad abbattere muri e a costruire ponti,
cominciando a saldare le nostre scissioni interiori.

Se non avremo il coraggio di metterci alla ricerca del bello,
di prendere in mano la vita cercando la verità su noi stessi,
e finché non saremo capaci di spogliarci dell’inautentico
smettendo di continuare a calpestare i nostri sogni,
il Cristo sarà nato ma non potrà diventare grande in noi.

Cristo non nasce soltanto un giorno all’anno: è un evento costante,
che può avverarsi ogni giorno, in ogni gesto, pur piccolo.
Natale non è una data significativa, ma è un progetto di vita.
Proprio come in una storia d’amore: ciò che ne dice la verità
non è il giorno dell’anniversario, ma gli altri 364.

“Shalom” significa allora augurarci di vivere 12 mesi di felicità,
52 week-end di limpidezza interiore, 366 giorni di amore (è bisestile
il 2112),
8.784 ore di dialogo, 527.040 minuti di speranza,
31.622.400 secondi di coraggio,
perché in fondo in fondo il Figlio di Dio ci assomiglia.

Auguriamoci questa pace con ciò che disse Gandhi:
“Prendi un sorriso e regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole e regalalo là dove regna la notte.
Prendi una lacrima e regalala a chi non ha mai pianto.
Prendi il coraggio e regalalo a chi non sa lottare.
Prendi la bontà e regalala a chi non sa donare”.

Prendi un sorriso e regalalo a chi incrocia il tuo sguardo,
sfiorando il tuo cuore.
E sarà shalom, pace e amore.

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