giovedì 5 gennaio 2012

6 gennaio 2012 l'Epifania, 8 gennaio 2012 il Battesimo di Gesù



Riflessione doppia:
per venerdì 6 gennaio, solennità dell'Epifania di Gesù
e per domenica 8 gennaio, festa del Battesimo di Gesù.

Auguri ancora per un nuovo anno ricco di benedizioni e soddisfazioni
don Giulio

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6 GENNAIO
EPIFANIA


VANGELO DI RIFERIMENTO

Dal Vangelo secondo Matteo
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni
Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è
nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo
venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con
lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi
del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il
Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto
per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei
davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà
un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con
esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme
dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando
l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto
spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove
si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia
grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua
madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e
gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non
tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.


RIFLESSIONE

6 gennaio 2011

CERCATORI DELLA VERITÀ
Solennità dell'Epifania


"Non aspettare che il vento gonfi la vela della fortuna.
Soffiaci dentro tu" (Ugo Ojetti).

Penso che questo aforisma possa racchiudere in sé il mistero dei Re
Magi.
Non sappiamo di dove fossero, non sappiamo in cosa credessero.
Il loro grande titolo è quello di essere cercatori della verità,
che si lasciano bruciare gli occhi nella notte della vita
per cercare lontane stelle, scie luminose di una buona notizia,
che muovano i passi della quotidianità alla sorgente della speranza.

Tutto quello che trovano, però è un bambino con sua madre e suo padre.
I Magi trovano in Maria e Giuseppe dei cercatori della verità come loro.

Maria e Giuseppe però questa verità non solo l'hanno creduta, come
noi,
non solo l'hanno cercata mettendosi in gioco, come i Magi,
ma l'hanno incarnata, l'hanno lasciata diventare corpo, vita,
storia.
Il loro corpo, la loro vita, la loro storia.
Hanno lasciato che muovesse le loro mani, i loro occhi, i loro gesti,
le loro speranze, il loro tempo, proprio come chiede un neonato.

Mi stupisco sempre a vedere certi papà che di fronte al loro primo
figlio
neonato, riscoprono una tenerezza che non sapevano di avere nel
profondo.

La verità del Dio di Gesù Cristo ha bisogno di un corpo,
chiede un capitale di incarnazione, di vite segnate, si storie plasmate,
incise, cesellate, marchiate, colorate da questa "buona
notizia".
Come l'amore che, se c'è ed è vero, non ce la fa a restare nei
pensieri o nella parole,
agita la vita, ti fa fare cose che non pensavi mai di fare,
ha bisogno di prendere corpo, di diventare storia. Esattamente come Dio.

Questa è la scoperta del traguardo della ricerca della verità
che finisce davanti alla culla di un neonato.
Il Dio bambino ci dice innanzitutto oggi, seguendo questi ricercatori
di senso,
che non è la serenità da mettere nel Natale, come qualcosa di
giustapposto,
ma è il Natale da mettere nella serenità, come qualcosa che ci sta
dentro.
È quel bivio che cambia tutto.
Pensiamo al nostro modo di amare:
che differenza quando un "ti amo" è una parola giustapposta
ad una storia
e quando invece è l'amore che da dentro fa fermentare la testa, il
cuore, gli occhi,
i sorrisi, le parole, i gesti, i sogni, le speranze, i progetti, le
forze contro le avversità.

È questo il segreto di Maria.
Maria cercava nei frammenti degli eventi il filo d'oro che li
teneva insieme,
così da suggerire a noi che anche nelle nostre esistenze c'è
un'unità segreta,
ma scoprirla è un percorso che non finirà mai, come mai si è concluso
per lei.
Non c'è nessuna verità, nessuna fede, nessun amore a basso prezzo.

Maria, che accoglie questi Re saggi d'Oriente sulla soglia di una
stalla
ci insegna che ogni istante, ogni incontro, ogni emozione
è una finestra attraverso la quale poter scorgere
il brillare dell'infinito che feconda il buio della quotidianità.

In questo Giuseppe ci è maestro e suggeritore.
Giuseppe è l'uomo innamorato: passa dal sospetto al rispetto.
Ci insegna nella sua storia con Maria che è possibile amare senza
possedere.
Giuseppe riesce a fare questo grande passo perché è l'uomo dei
sogni:
ha le mani indurite dal lavoro da carpentiere
ma ha un cuore intenerito dall'amore.
Dal sogno di questo amore trae radici di vita.

L'inizio del Vangelo è caratterizzato dagli angeli che dicono prima
a Maria
poi a Giuseppe (in sogno): "Non temere".
Ricompariranno a dirlo alle donne il mattino di Pasqua.
È la risposta di Dio alla prima parola di Adamo, nella prima pagina
della Bibbia,
quando si rivolge a Dio: ho avuto paura e mi sono nascosto perché sono
nudo".
A Natale chi è nudo è Dio, il bambino che nasce.
È un nuovo "in principio".

La paura, ci insegna Giuseppe, è il grande nemico della verità della
vita,
perché il principio di ogni fuga,
perciò è il contrario della fede, del matrimonio, della paternità.
Me lo insegnate voi: generare un figlio è facile, diverso è essergli
padre e madre.
Con la paura non riesci nell'avventura dell'insegnare il
mestiere di essere uomo.
Quante volte di fronte a un figlio, l'amore fa scomparire la paura
e ti trovi un'energia che, a pensarci a posteriori, non sai da dove
ti è venuta.

La paura è l'anticoncezionale più forte al mondo.
La paura non fa generare figli.
Blocca anche la "seconda" nascita:
così per paura molti non generano se stessi alla vita adulta
e rimangono feti rassegnati nel buio utero della superficialità.

Dio vince la paura scommettendo su coloro sui quali la storia non
scommette.
Dio entra nel mondo dal punto più basso.
Dio entra nel mondo dall'angolo più nascosto:
non sceglie i palazzi, ma una stalla (e i Re li fa camminare fino lì),
non sceglie la capitale, ma la periferia estrema e sconosciuta
dell'impero,
non sceglie il luccicante ordine dei benestanti, ma il disordine di due
sposi normali,
non sceglie intorno a sé i sacerdoti, ma i pastori
(che al tempo erano considerati "gli impuri", sporchi fuori e
dentro
tanto che non valeva nemmeno la loro testimonianza in tribunale
e non erano tenuti al dovere della celebrazione rituale del sabato
ebraico).

Dio fa girare il mondo al contrario: dal grande verso il piccolo,
dal cielo verso la terra, dalla testa al cuore.

Dio facendosi bambino ci dice che la fede
non è un rito da eseguire, non è un dogma da deglutire,
ma è una vita da far crescere.

Questi grandi cercatori della verità come i Magi, come Maria e Giuseppe
ci insegnino oggi a prendere in mano la tavolozza della quotidianità
con i suoi colori a volte brillanti, altre volte più cupi.

Un’opera d’arte ha chiari e scuri, luci e ombre,
come il natale ha il latte del seno di Maria sulle labbra di Gesù
bambino
e il sangue sulle mani delle mamme di Betlemme cui Erode uccide i figli,
come il Natale ha il buio freddo della notte e il canto delle stelle,
come la vita ha alti e bassi, vita e morte, sorrisi e lacrime,
amore e odio, carezze e colpi, giorno e notte.

Una pennellata (anche nera) vista da vicino è una macchia,
vista a distanza è quella sfumatura, quel tocco di qualità
che fa di un disegno un’opera d’arte.

Auguriamoci che la nostra vita non sia
uno scarabocchio da bambino annoiato, ma sia un’opera d’arte.

La differenza sta nella magia nascosta nella fantasia dei dettagli.
Solo i grandi cercatori della verità hanno la virtù della qualità dei
dettagli.
E proprio lì Dio si nasconde, proprio lì Dio si incarna.

"Non aspettare che il vento gonfi la vela della fortuna.
Soffiaci dentro te" (Ugo Ojetti).



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8 GENNAIO
BATTESIMO DI GESÙ

VANGELO DI RIFERIMENTO


Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più
forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei
suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in
Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di
Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo
dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di
lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio
mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».


RIFLESSIONE

8 gennaio 2011

TERMOSTATI E NON TERMOMETRI
Battesimo di Gesù

Martin Luther King diceva: “II cristiano non è un termometro ma un
termostato”.
Come un “termometro” tutti sappiamo fare analisi spietate.
Ci riteniamo bravi sociologi e psicologi, soprattutto sulla pelle
e negli affari degli altri.
Il “termostato” invece non si limita a valutare la temperatura,
ma aziona la caldaia per riscaldare l’ambiente.
Allora accogliamo questa provocazione e diciamo:
basta con le fredde lamentazioni da termometro,
basta con le mie analisi dettagliate ma senza respiro,
è ora di cominciare ad essere termostati nella famiglia, nella coppia,
nel luogo dove vivo e lavoro.
Dobbiamo azionarci per far salire la temperatura.

Pensare oggi al nostro battesimo significa chiederci che calore
portiamo.
Facciamo morire di freddo chi ci sta intorno?
Oppure – al contrario – siamo soffocanti?

Vivere da termostati, invece che da termometri, vuol dire
avvertire la responsabilità di gestire un’energia.
Il termometro basta a se stesso: constata e denuncia.
Il termostato dà un input e mette in circolo un calore che non è suo.

Vuol dire cominciare a pensare che c’è “Qualcuno” che brucia per noi
e ci dona l’energia dell’amore.
Dovremmo imparare ad accorgerci, cioè, che sempre c’è Qualcuno
che sta “complottando” per il nostro bene.
Questo fa Dio, questo fa chi ci ama.

Spenti gli occhi dolci a intermittenza come le lucine colorate,
torna l’aria di sempre, tornano i silenzi di sempre.

Gesù che di colpo ritroviamo adulto da Giovanni Battista al fiume
Giordano
ci ricorda in modo forte che la fede è qualcosa di concreto, di vivo,
di normale…
anzi di familiare, o meglio… di casalingo!

Giovanni Battista davanti a Gesù mette in risalto la differenza
tra il poco e il tanto, tra il tutto e il niente tra lui e Gesù come
tra noi e Dio.
Il risultato tra il poco nostro e il tutto di Dio è il
"tanto".

Questo "tanto" è quel "di più" che scalda la vita
di tutti i giorni:
è la condivisione delle realtà più semplici,
è la pace ricostruita dopo gli inevitabili contrasti,
è l’armonia ritrovata dopo le incomprensioni,
è la carezza regalata sulla ferita di chi hai accanto,
è la tenerezza manifestata senza falsi pudori,
è la riconoscenza dimostrata sempre anche se poco detta,
è la fatica oscura, ripetitiva, solita, fatta l’uno per l’altro,

Questo "tanto" è anche la dimensione “santa” delle nostre
famiglie.

Se parliamo di preghiera ci viene in mente una chiesa,
mentre è la casa il luogo dove abbiamo imparato a pregare,
a fare il segno di croce e dove abbiamo conosciuto Dio;
è la casa il luogo dove facciamo uscire nel segreto le preghiere più
dense,
magari quelle bagnate di lacrime per bisogno o per arrabbiatura con Dio.

Questo "tanto" è anche la dimensione di "carità"
della nostra quotidianità.
Se parliamo di carità ci viene in mente l’Africa,
mentre è la casa il luogo in cui siamo chiamati a vivere
e a mettere in gioco ogni giorno la carità più vera,
quella che coinvolge il cuore, che ti tocca dentro,
fatta di ascolto, di premura, di aiuto, di sopportazione.
Quella che ci fa sfamare chi accanto a noi ha fame di affetto,
di tenerezza, di comprensione, di ascolto, di dialogo.
Quella che ci fa donare quell'elemosina preziosa
che è la moneta di un attimo di attenzione, di un sorriso,
di un messaggino, di un gesto di aiuto, di una condivisione,
di un "te lo faccio io", "scusa, grazie, per
favore", "ti voglio bene".
Sono monetine che non impoveriscono chi le dona,
ma arricchiscono chi le riceve.

Gesù, il figlio di Dio, che si mette in fila, come tutti gli altri,
a farsi battezzare da Giovanni,
lo sguardo del Padre che si emoziona (dice che è
"l'amato"),
lo Spirito Santo che si fa carezza e sorriso sui passi del cammino di
Gesù,
che fa i primi passi sulle strade della vita da adulto,
ci suggerisce che il nostro quotidiano è impastato di divinità.

Pensare oggi al nostro battesimo, per essere termostati e non solo
termometri,
significa conquistare quel traguardo rasserenante del capire che
siamo "solo" uomini, ma mai siamo uomini "soli".

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