domenica 27 maggio 2012

Don Giulio: domenica 27 maggio 2012


Buona domenica e buona festa di Pentecoste

don Giulio



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VANGELO DI RIFERIMENTO



Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il

Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che

procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date

testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho

ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il

peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la

verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà

udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché

prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il

Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è

mio e ve lo annuncerà».





RIFLESSIONE



27 maggio 2012



SIAMO ADULTI O VECCHI?

Solennità di Pentecoste





Friedrich Nietzsche, in "Al di là del bene e del male", dice:

"Maturità dell'uomo:

significa aver ritrovato la serietà che da fanciulli si metteva nei

giochi".



Penso che questo sia uno squarcio interessante per capire la Pentecoste,

l'immenso dono dello Spirito Santo dopo 50 giorni (pente-coste)

dalla Pasqua.



Un bambino può insegnare sempre tre cose ad un adulto:

a essere contento senza motivo,

a occupare tempo e mente con poco ed essere soddisfatto

e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera.



In questa festa della terza persona della Trinità, lo Spirito Santo (la

più dimenticata)

ci viene riconsegnato un impegno serio.

Il Padre, il Creatore, ci dona ogni giorno la natura e la vita. È la

sorgente.

Il Figlio, il Crocifisso Risorto, ci dona la speranza della forza

dell'amore. Il traguardo.

Lo Spirito Santo è energia di vita: è lo stile di un cammino che esige

qualità.



C’è un momento nella vita della Chiesa in cui i bambini vengono messi

nel mezzo

e diventano grandi: è la cresima. I cresimandi sono letteralmente

“adolescenti”.

In latino “adultus” è participio passato del verbo “adolescere”:

vuol dire quindi “cresciuto”, mentre adolescente è "colui che sta

crescendo”.



In questa solennità ripensiamo allora a quella "nostra"

Pentecoste che è la Cresima.

Un gesto da ragazzi che ha una responsabilità da adulti.

Come ogni sacramento che si celebra una sola volta (battesimo, ordine,

matrimonio)

ha la dimensione del "per sempre".



La “cresima” è la “confermazione” del battesimo. Due termini densi di

significati.



È innanzitutto un rito di passaggio: si conferma in modo personale e

autonomo

la scelta fatta dai genitori nel battesimo (da qui il nome

"confermazione").

Nel “rispondere” si accetta una “responsabilità”. Si diventa “adulti

nella fede”.



È il “passaggio” da fruitori ad attori nella comunità.

Per chi vive un cammino di fede personale e solitario deriva da qui una

domanda

oggi rilanciata in modo speciale: come posso essere attore nella mia

comunità?

C'è qualcosa che posso fare per gli altri? Anche solo ogni tanto.

Ma la stessa domanda arriva anche a chi già nella comunità ha degli

impegni

e oggi deve chiedersi: sono collaboratore o complicatore?



Il secondo termine, “cresima”, ci rimanda invece al modo della

celebrazione:

il Vescovo fa un segno della croce sulla fronte con il “crisma”,

che è olio misto col balsamo (non quello dello shampoo ma una densa

essenza),

"olio santo", benedetto solennemente dal Vescovo ogni giovedì

santo.

Come ogni simbolo ci ricorda alcune caratteristiche della nostra fede.



Si usa l’olio innanzitutto perché l’olio è qualcosa che penetra a

fondo,

senza far rumore, proprio come lo Spirito Santo, l’efficacia silenziosa

di Dio.



L’olio nell’antichità veniva poi usato dagli atleti nelle lotte per

tonificare i muscoli

e rendersi scivolosi all’avversario. Così è l’opera dello Spirito

Santo:

aiuta ad affrontare la vita e rende scivolosi alle sfide quotidiane del

male.



Ma è olio misto al balsamo, una rara essenza di profumo.

Nell’antichità era una fragranza posseduta solo dal re, tanto era

preziosa,

così chi aveva quel profumo era subito riconosciuto come principe,

“figlio del re”.

Si legge nella Bibbia, in Isaia: “Dio scrive il nostro nome sul palmo

della sua mano”.

Come un innamorato si fa un tatuaggio che ricorda per sempre l’amata,

così Dio ha scelto il palmo della sua mano per mettere il nostro nome,

così che non ci sia mai alcun suo gesto, nemmeno il più insignificante,

nel quale non pensi con amore a ciascuno di noi.

Gli antichi chiamavano lo Spirito Santo il "dito della mano di

Dio",

così Dio ci dice: “Anche se tu non ti ricordi di me o non credi in me

non preoccuparti, io non smetterò mai di credere in te e di scommettere

su di te!”.



Il balsamo viene da una resina che ha anche un’altra qualità: quella di

conservare. Tanto potente da conservare persino dalla corruzione della

morte,

come avevano scoperto nell’antico Egitto e il Faraone si faceva

“imbalsamare”.

Pensiamo anche alle donne che il mattino di Pasqua vanno al sepolcro

“con olio profumato”, dice il Vangelo, per cercare di conservare il

corpo di Gesù.

Lo Spirito Santo è il balsamo che “conserva” la bellezza della vita,

ogni suo attimo denso e importante.

Anche se le complesse vicende delle nostre storie ci fanno dimenticare

tante cose,

Dio ricorda, anzi “imbalsama” ogni nostro gesto d’amore vero, anche il

più piccolo.

Dio non conserva le nostre fragilità, ma le nostre densità.



Bellissimo rileggere in questo senso il nome che Gesù usa per indicare

lo Spirito:

"il Paraclito" che significa "il difensore".

Dio non difende solo "dal" male, fa molto di più: difende e

custodisce "il" bene.



Lo Spirito Santo non è un bodyguard, ma un banchiere che investe sul

mio capitale,

su quel capitale che è la mia vita, le mie storie, le mie qualità, i

miei gesti d'amore.



Lo Spirito Santo, che il Vangelo raffigura come fuoco che scalda e

infiamma,

ci ricorda oggi la responsabilità di essere "adulti", cioè

"cresciuti".

Lo Spirito Santo è una sfida perché ogni giorno ci chiede: quanto sei

cresciuto?

Chiediamoci: la mia fede è adulta? il mio amore è adulto? la mia etica

è adulta?

la mia cultura è cresciuta? la mia comprensione di persone e cose è

cresciuta?

quanto? quando? come?

Sei caldo, infiammato o freddo? o peggio, sei tiepido?



Paragoniamoci ai bambini che sanno essere contenti senza motivo,

sanno occupare il tempo con poco e divertirsi,

sanno pretendere con ogni forza quello che desiderano.

"Non siamo più bambini", forse però nel senso peggiore.

Magari fossimo almeno così.



Einstein diceva: "Un uomo è vecchio quando in lui i rimpianti

superano i sogni".

E non conta l'età anagrafica: ci sono ragazzini vecchi e anziani

giovani.



Lo Spirito Santo che scuote le mura del cenacolo, oggi scuote noi per

dirci che

chi sa sognare ad occhi aperti può tutto. Questo è il segreto della

maturità.



Siamo adulti o vecchi?

Dio ci ha fatto uomini e ci vuole "adulti". Non vecchi.

Chiediamoci: subiamo l'invecchiamento o ricerchiamo maturità?

Maturità significa ritrovare la serietà che da fanciulli si metteva nei

giochi.

Lo Spirito Santo è il giocarsi di Dio per la qualità della nostra vita.

È una cosa seria.

Lo Spirito Santo è il sogno ad occhi aperti di Dio su di noi, per

questo può tutto.

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