domenica 8 aprile 2012

Don Giulio, Santa Pasqua domenica 8 aprile, Lunedì dell'Angelo 9 aprile 2012


Buona e santa Pasqua
don Giulio

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VANGELO DI RIFERIMENTO

Dal Vangelo secondo Giovanni
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro
di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata
tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro
discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il
Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro
allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro.
Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce
di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati
là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva,
ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che
era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un
luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto
per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora
compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.



RIFLESSIONI
PER PASQUA
E PER IL LUNEDÌ DELL'ANGELO



8 aprile 2012

LA SORPRESA DELL'UOVO DI STEVEN
Pasqua B


Di fronte al burrone buio della morte,
di fronte al burrone buio della morte di Gesù in croce,
di fronte al burrone buio delle nostre morti interiori
(a cui diamo il nome di fallimenti, delusioni, illusioni, disillusioni,
ferite, abbandoni)
noi abbiamo sempre le vertigini.

Per comprendere queste vertigini,
alla luce del messaggio del Cristo Crocifisso Risorto,
vorrei raccontarvi la storia di un bambino, Steven,
di 9 anni, paralizzato e bloccato sulla sedia a rotelle
da un tragico incidente stradale nel quale, tra l'altro, ha perso
il suo papà.

Nei giorni vicini alle vacanze di Pasqua,
l’insegnante diede a tutti gli alunni un uovo di plastica,
vuoto nel mezzo, con il compito di riempirlo
con qualcosa che dicesse, secondo loro,
il senso della festa che si celebra, il senso della Pasqua.

L’insegnante avrebbe aperto le uova portate dagli alunni
commentando i simboli scelti dai ragazzi,
ma era alquanto preoccupata di non urtare la sensibilità di Steven
e ciò la metteva in agitazione.

Aprendo il primo uovo
la maestra trovò un bellissimo fiore, giallo splendente.
Pensò tra sé: “Non è sicuramente il suo!”.
Allora tranquilla disse: “Questo fiore è simbolo della natura che
sboccia e rinasce.
Pasqua è un risveglio di nuova vita,
il caldo canto della primavera vince il freddo silenzio
dell'inverno!”.
Un bambino, non Steven, si alzò in fondo alla classe dicendo:
“Maestra, è il mio!”.

In un altro uovo trovò una farfalla che subito volò via.
La maestra pensò: “Questo può essere quello di Steven,
perché per lui la vita è volata via in quell’incidente”.
Commentò: “È un bellissimo simbolo della Pasqua,
si rompe il guscio per passare da una vita ad un’altra,
dalla crisalide alla farfalla,
un passaggio di dimensione dal bruco che striscia sulla terra
alla farfalla che danza libera nel cielo”.
Ma un altro bambino, non Steven, disse:
“Maestra è il mio!”.

In un terzo uovo la maestra trovò un pezzo di roccia
e pensò che fosse sicuramente quello di Steven,
solo per lui la vita poteva essere così dura
da vedere in un sasso il simbolo della Pasqua.
“Anche la roccia può essere un bel simbolo di Pasqua:
sulla roccia poggiano le fondamenta delle nostre case,
come sulla forte roccia dell’amore si fonda la nostra vita.
Poi ci ricorda la pesante pietra del sepolcro di Gesù che chiudeva
tutto,
che è stata ribaltata il mattino di Pasqua da un'energia di
vita".
Con gran fatica la maestra aveva trovato una motivazione.
Ma un altro bambino, non Steven, disse:
“Maestra è il mio!”.

L’insegnante aprì poi un altro uovo e vide che era vuoto.
Un silenzio gelido avvolse la classe.
Steven, alzando la mano disse:
“Maestra, non dici niente sul mio uovo?”

“Perché è vuoto?”, chiese la maestra arrossendo dal disagio.

Steven le rispose: “Anche Maria, la mamma di Gesù, le altre donne e i
discepoli,
quando corsero al sepolcro il mattino di Pasqua, lo trovarono vuoto.
Il vuoto è diventato il messaggio della forza della vita”.

Un silenzio, pieno di vertigine, avvolse la classe.

Era lo stesso silenzio, pieno di vertigine, del sepolcro al mattino di
Pasqua.

Steven con quel vuoto gravido di silenzio aveva insegnato
alla sua maestra, ai suoi compagni – e a noi oggi –
il vero significato della Pasqua che il Dio di Gesù Cristo ci consegna:
senza Dio il mondo è un assurdo,
con Dio il mondo è un mistero.

Il segno della risurrezione è una pietra spostata che offre un vuoto.
La pietra non è disintegrata, non diventa leggera, non sparisce.
C'è e resta, pesante e grande. Ma spostata.

Alle donne e agli apostoli non viene consegnata una dottrina da
deglutire,
ma nel chiaroscuro dell'alba viene sussurrato un "non abbiate
paura".

La verità della risurrezione non è un'evidenza, ma una vertigine,
e, per dirla con le parole del cantautore Jovannotti,
“la vertigine non è paura di cadere ma è voglia di volare”.

Gli orientali, che amano giocare con le parole, esprimono così questa
vertigine:
"È impossibile, sentenziò l'orgoglio;
è rischioso, specificò l'esperienza;
è inutile, tagliò la ragione.
Provaci, sussurrò il cuore".

Sia questo l’augurio più bello di questa Pasqua,
di fronte alle vertigini dei silenzi dei misteri della vita,
di fronte al vuoto nel quale rimbombano i battiti del cuore e i
dibattiti della testa.

Il masso dei nostri dubbi, delle nostre fragilità, delle nostre ferite
resta,
grosso e pesante, ma "spostato".
Gli apostoli che vanno al sepolcro non trovano una certezza,
ma una scommessa: la pietra è stata spostata.

Cristo non ti dice: riuscirai a distruggere a pezzi il masso! No!
Cristo non ti dice: ti libererai dal peso che ti schiaccia! No!
Cristo ti dice invece: "L'ho fatto io per te: Te l’ho spostato!
Non aver paura! Tu devi solo uscir fuori!".
Quante volte ci ripetiamo “tirati fuori dalla buca!”.
Gesù che esce dal sepolcro ci toglie dalle nostre tombe interiori.

L'annuncio della risurrezione è dato all'alba
quando c'è abbastanza luce per chi vuol vedere
e sufficiente buio per chi non vuol vedere. Così è la fede.

"C'è chi si fissa a vedere il buio.
Io preferisco contemplare le stelle" (Victor Hugo).

Il celebre drammaturgo Achille Campanile,
in un suo testo pone un dialogo tra un credente e un ateo.
Al primo che diceva: “Io sono credente,
ma afflitto dal dubbio che Dio non esista”
l’altro rispose: “Io peggio! Io invece sono ateo,
afflitto dal dubbio che Dio esista realmente. Ed è terribile!”.

"La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare":
così sia il nostro modo di amare,
così sia il nostro modo di vivere,
così sia il nostro modo di credere.
Così sia Pasqua di risurrezione per ciascuno di noi.



9 aprile 2012

LA SPERANZA È L'ULTIMA A MORIRE
Lunedì dell’angelo

Non ci può essere più grande notizia per l’uomo che questa:
la morte ha perso il suo antichissimo privilegio di dire l’ultima
parola.
E allora fare Pasqua è veder risorgere in noi la speranza.
Proprio come dice il proverbio: "La speranza è l'ultima a
morire".

La nostra vita è ritmata continuamente da mille “speriamo”:
speriamo che con qualche pastiglia ci passino i dolori,
speriamo che il superenalotto ci risolva tutti i problemi,
speriamo che le previsioni del tempo ci promettano il bello,
speriamo che sul lavoro non sorgano troppe complicazioni,
speriamo che i nostri rapporti sentimentali tengano.
Ma questa non è “speranza”, questo è “ottimismo”.
Troppe volte noi confondiamo “speranza” con “ottimismo”.

Ottimismo è riuscire a vedere l’aspetto positivo della realtà
ignorando l’altra faccia, quella negativa.
La speranza, invece, colora la realtà per quella che è, standoci dentro.

Con la speranza cristiana non funziona il solito esempio:
“vedo il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto".
No, perché il sepolcro è tutto vuoto e questo è l’unico dato certo.

E non vedremo mai Gesù venire a confortarci dicendoci che
dopo tutto qualcosa dovrà pure andare per il senso giusto.
No, tant’è vero che a lui è andato tutto storto!

C’è solo una parola che abita la Pasqua: “Non temere!”.

Dio ci insegna, vincendo la morte, che
non è mai troppo tardi per cominciare a sognare,
ma è sempre troppo presto per smettere di farlo.

È bellissimo per noi vedere i discepoli e le donne arrivare al sepolcro,
dubbiosi, tristi, scoraggiati, delusi,
e tra mille "perché, se, ma, però"
non sentirsi dire dall’angelo altro che: “Non temete! Non abbiate
paura!”.

È il grido della speranza, è il canto della Risurrezione.
Ed è curioso che nella Bibbia compaia 365 volte,
come se fosse preparato per noi una volta al giorno.

Oggi, dinanzi al vuoto del nostro cuore, simile al sepolcro,
dinanzi ai pesi della nostra vita, simili al grande masso,
dinanzi a nostri passi incerti e inquieti, come gli apostoli,
l’angelo della risurrezione viene a ridire: “Non temere!”.

È questo il senso del bellissimo simbolo dell’uovo:
rompi il tuo guscio, lotta per venire alla luce, apriti alla vita!

Gli antichi vedevano nel guscio il sepolcro,
nel bianco dell’uovo la luce di Dio,
nel giallo la vita nuova: la “sorpresa”.
Per questo è diventato il simbolo della Pasqua.

Che la calda voce dell’angelo che ci sussurra “non temere”
penetri come lama di luce il pesante guscio opaco del nostro cuore
ci dia la forza di guardare alla vita come ad una sorpresa,
convinti che nulla ci può più spaventare o schiacciare
perché la morte ha perso il privilegio di dire l’ultima parola.

Cristo rompe il guscio delle rigidità che ci imprigionano
per farci “venire alla luce”.
Siamo noi la sorpresa dell'uovo della vita che oggi Dio ci ridona.
Questo è il vero "uovo di Pasqua".
E la nostra vita è buona ed è tutta da gustare, ci dice Dio,
proprio come simboleggiano le uova di cioccolato o quelle benedette.

Gustiamo la sorpresa di una vita nuova.
Non è mai troppo tardi per cominciare a sognare,
ma è sempre troppo presto per smettere di farlo.

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