domenica 28 agosto 2011

Don Giulio, domenica 28 agosto 2011

22ma domenica del tempo ordinario
VANGELO DI RIFERIMENTO E RIFLESSIONE
Essendo tempo di ferie, oggi mi autocito con una pagina di "Benvenuti al ballo della vita" (pag. 103).

LA PREZIOSITÁ DEL VUOTO
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai”. Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: “Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”. Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (dal Vangelo secondo Matteo, 16,21-27).

Ci saremmo beccati tutti la stessa strigliata di Pietro di fronte a questo ragionamento di Gesù. “Satana”, significa letteralmente “inciampo, sgambetto, ostacolo”. Ma chi riesce a stare in equilibrio dietro a Gesù? Quante volte ci siamo chiesti il perché della croce, della sofferenza, del dolore, delle crisi. A cosa servono?

I saggi dell’Oriente spiegano il dolore con un’immagine che a mi commuove. Sapete come nasce una perla? Il mollusco apre la sua corazza per ricevere l’acqua, ma può succedere che, insieme al nutrimento, entri anche un minuscolo granellino di sabbia che lo ferisce. Allora il mollusco comincia a piangere lacrime dense, che pian piano avvolgono il granello di sabbia. Con il passare del tempo, il dolore diminuisce, qualcosa di latente che brucia dentro di lui resta sempre e quindi continua a piangerci sopra. Le lacrime si solidificano attorno al granello di sabbia e quella ferita diventa pian piano una perla. Il dolore diventa prezioso: diventa una perla. È il miracolo della croce: le lacrime diventano tesoro. Questa è la strana proposta del Dio di Gesù Cristo. Non è facile da credere, da accettare, da capire.

Potremmo fare come gli Shintoisti in Giappone. Nei loro templi si vedono tantissimi alberi fioriti di carta. All’interno viene dato un foglietto colorato con un messaggio sapienziale. Se non corrisponde al proprio stato d’animo, viene attaccato sventolante ad una pianta e si entra a prenderne un altro, continuando così fino a quando si ritiene sufficiente la riflessione.

Oppure potremmo fare come gli ebrei al muro del pianto. Lì non c’è alcuna risposta: semplicemente si può mettere una preghiera tra le fessure delle antichissime pietre del Tempio distrutto dai romani duemila anni fa e, richiudendosi nel passato, lamentarsi con triste nostalgia. Così si attende la venuta del Messia o almeno la costruzione di un nuovo tempio dove poter adorare Dio e riprendere ad offrirgli i sacrifici prescritti, avendo però in questo caso il problema di dover prima distruggere le meravigliose moschee che oggi sorgono sull’originaria spianata dell’edificio sacro che aveva costruito il Re Salomone.

Ci resta infine la possibilità di fare come San Pietro: sbagliare risposta. “Dio te ne scampi Gesù dal soffrire! Vediamo di trovare un altro modo per ottenere le cose!”.

Nella proposta di Gesù c’è un vuoto di logica, non ci sono motivazioni che riempiono i nostri perché. Forse, proprio in fondo a questo vuoto, c’è un segreto: le lettere e le parole hanno bisogno della pagina vuota per diventare poesia o messaggio; la luce ha bisogno del vuoto della finestra per illuminare la stanza; la musica ha bisogno della cavità vuota del flauto per diventare melodia; l’acqua ha bisogno del vuoto del bicchiere per poter dissetare chi ha sete.

Che il Signore ci insegni ad inginocchiarci in silenzio davanti al mistero della preziosità delle lacrime: anche il mollusco ignora come la sua ferita si trasformi in perla. La fantasia di Dio ha nascosto in fondo al mare un suo grande segreto. Allo stesso modo nella vita non ci è data spesso la possibilità di cogliere immediatamente “il perché” di tante situazioni e “il come” ci sembra incomprensibile, ma poi ci ritroviamo tra le mani una perla. Ora, quando vedrai luccicare una perla nel suo biancore, ricorda che è il frutto di tante dense lacrime buie solidificate su una ferita: ti verrà spontaneo sorridere alla vita.=

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