sabato 29 maggio 2010

Don Giulio, domenica 30 maggio 2010

30 maggio 2010
DIO È DIALOGO, DIO È COMUNICAZIONE
Solennità della Trinità

V. Hugo osservava: “La verità è come il sole: fa vedere tutto
ma non si lascia guardare”. Così è l’amore, così è Dio!
Trinità: un Dio unico in tre persone uguali e distinte… cioè?
Dire che Dio è Trinità è dire che Dio in se stesso è dialogo,
fatto di silenzio fecondo (il Padre),
da cui nasce la Parola (il Figlio) il “verbo” fatto carne,
mediante la quale si realizza l’incontro (lo Spirito).
È lo schema di ogni dialogo, di ogni relazione d’amore.

Non c’è niente che riempia e risani tanto il nostro cuore
quanto un dialogo vero, pieno, profondo, intimo.
L’uomo è fatto per comunicare e amare:
Dio lo ha fatto così, appunto a sua immagine e somiglianza.
Ciò spiega l’immensa fame di affetto che ciascuno di noi ha,
questo bisogno interiore di comunione intima,
la voglia di trovare una persona che ti capisca e ti accetti.
Questa è l’impronta indelebile di Colui che ci ha fatti.

È però innegabile nella nostra vita il tarlo della sfiducia:
mi vorrà davvero bene? merita sul serio il mio amore?
posso fidarmi fino in fondo? e si mi inganna?
e se poi mi abbandona alla mia solitudine?
Diffidenze, sospetti, elucubrazioni logorano ogni rapporto.

Le qualità di Dio Trinità sono le qualità più vere del dialogo.
Infatti, l’anima è da formare e non da arredare.
La fede non è enigma da risolvere o teoria da imparare,
ma è un rapporto da coltivare.

Ogni dialogo autentico nasce, innanzi tutto, dal silenzio.
Ogni parola, per essere vera, deve nascere prima dentro.
Molte parole dette non sono dialogo perché nascono
da un vuoto interiore o sono solo chiacchiera superficiale,
mentre invece il silenzio del guardarsi di due innamorati
è quanto di più loquace il mondo abbia mai visto.

Il dialogo ha poi bisogno di tempo.
Non si può comunicare tutto d’un colpo, di fretta,
tritando tutto con disattenzione e faciloneria.
Occorre invece saper cogliere i momenti giusti e gustarli.

E non bisogna mai spaventarsi dei momenti di ombra.
Chi in un rapporto vuole sempre e solo luce e certezza
dà segno di voler dominare piuttosto che comunicare.

Ogni dialogo vero chiede lo scarto della libertà,
che si gioca sempre sulla fiducia che suscita una risposta,
nell’attenzione a ciò che l’altro sente, vive o desidera.

Chi più di Dio è e fa silenzio? Con chi più che con Dio
abbiamo bisogno di tempo per aspettarlo e capirlo?
Dove più che di fronte a Dio ci sentiamo avvolti dall’ombra?
Quando più che davanti a Dio abbiamo la libertà di starci
o di chiuderci in noi e fare come se lui non esistesse?

Che l’uomo lo voglia o no il suo DNA è “trinitario”,
è il DNA di un dialogo intimo che genera relazione d’amore:
dobbiamo recuperare questa pasta con cui siamo plasmati.
Solo con questa qualità la nostra vita sarà “divina”!

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