venerdì 7 maggio 2010

Don Giulio, domenica 9 maggio 2010

9 maggio 2010
LANCIA IL CUORE E CORRI A RAGGIUNGERLO
6a domenica di Pasqua - C

“Lancia il tuo cuore davanti a te e corri a raggiungerlo”,
così un proverbio africano descrive il segreto della gioia.

È ciò che ci dice la dinamica della Parola di Dio di oggi:
nella prima lettura c’è tensione, c’è fatica, c’è sofferenza
dentro l’organizzarsi della prima comunità dei cristiani;
nella seconda lettura tutto è bello e perfetto
dentro il sogno dell’Apocalisse;
nel Vangelo c’è il nodo che lega questi due opposti,
ciò che Gesù chiama “pace”, la “sua” pace.
Ma cosa è la pace? Cosa è questo dono di un Dio
che si fa chiamare oggi con il nome di “Consolatore”?

La vita, come un vaso, è impastata solo di 2 ingredienti:
la concretezza della terra e la limpida freschezza dell’acqua.
Se impasti acqua e terra però non ne risulta che fango
(anche se impasti terra santa e acqua santa!)
Solo se hai mani di artista mosse da occhi che sognano
allora ciò che tutti vedono fango diventa vaso, opera d’arte.
Sta esattamente qui il segreto della pace intima.

La concretezza della terra (la fatica della prima lettura)
è il nostro presente, è ciò che sporca le nostre mani,
è il groviglio dei colori e delle macchie del quotidiano,
è la lentezza dei nostri passi, l’opacità dei nostri sguardi,
il bruciore delle ferite aperte, l’amaro delle nostre paure.
La limpidezza dell’acqua (il sogno della seconda lettura)
è il nostro orizzonte, è la freschezza inafferrabile dei sogni,
è la sete della speranza di una realtà senza rughe
dove tutto è misurato e protetto, trasparente e luccicante,
dove tutto è fiducia, tenerezza e dialogo
(persino con Dio, tanto che non c’è più bisogno di chiese…
dice l’immagine escatologica dell’Apocalisse).


E se troppo spesso vediamo solo fango nella nostra vita
non sarà forse perchè non siamo capaci di impastarla
con mani d’artista mosse da occhi che sognano?
Abbiamo bisogno di imparare a sognare… ad occhi aperti!
Questa è la pace: poter gettare il cuore oltre gli ostacoli.
Ciò significa prendere in mano la vita con occhi diversi:
solo così non vedremo più il fango ma il vaso che si forma.

Se ci pensiamo bene, è il messaggio stesso della croce.
Gesù diventa il nodo che lega insieme le due assi:
l’asse orizzontale, piatta come la vita di tutti i giorni e
l’asse verticale, slanciata verso l’al di là, verso un oltre.
Sono le stesse linee su cui si gioca la nostra quotidianità.

La pace offerta dal Crocifisso Risorto è proprio questo nodo
tra quello che vorremmo essere e quello che siamo,
tra le nostre paure e le nostre speranze,
tra le nostre qualità e i nostri sbagli,
tra i nostri egoismi e i nostri slanci d’amore.
tra lo stare verticale dell’uomo vivo e l’orizzontale del morto.
Credere alla Risurrezione è legare orizzontale e verticale,
è deciderci a prendere in mano il fango del quotidiano
con mani di artista mosse da occhi che sognano.
Butta il tuo cuore davanti a te, buttalo oltre gli ostacoli,
e corri a raggiungerlo!

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