venerdì 16 aprile 2010

Don Giulio, domenica 18 aprile 2010

COSA STAI FACENDO?
3a domenica di Pasqua C

Dense nuvole squarciate da un piccolo raggio di sole.
Ecco ciò che succede nel Vangelo di oggi.
Gli Apostoli tornano da capo, da dove erano partiti:
ricominciano a fare i pescatori… tutto ormai è finito!
Il bello è che non prendono nulla! Fallimento su fallimento!
Arriva Gesù e non sono capaci di riconoscerlo.
Perché? Come è possibile? Che succede?

Nella vita e nella fede, nell’amore e nelle cose più normali,
non è ciò che fai che dice la verità, ma il come lo fai.
La verità ha un peso diverso secondo il cuore che la guarda.

Si racconta che nel Medioevo un sapiente si trovò a passare
per una stradina dove qua e là erano seduti degli uomini
che con scalpelli lavoravano pesanti pezzi di roccia
per ricavare degli squadrati blocchi di pietra da costruzione.
Il saggio si avvicinò ad uno di questi spaccapietre.
Polvere e sudore dipingevano la sua fatica terribile.
“Che cosa fai?” gli chiese. “Non lo vedi?
-rispose l’uomo sgarbato, senza neanche sollevare il capo-
Mi sto ammazzando di fatica!”.
Il sapiente non disse nulla e continuò il suo cammino.
S’imbatté in un secondo spaccapietre: “Che cosa fai?”
“Non lo vedi? Lavoro da mattina a sera per mantenere
mia moglie ed i miei bambini” rispose l’uomo.
Giunse in cima alla collina; là incontrò un terzo uomo.
Era molto affaticato, come gli altri, sotto il sole cocente.
Aveva anche lui una crosta di polvere e sudore sul volto,
ma i suoi occhi, feriti dalle schegge di pietra,
avevano una strana serenità. “Che cosa fai?” gli chiese.
“Non lo vedi? rispose l’uomo, sorridendo con fierezza.
Sto costruendo una cattedrale!”
E con il braccio indicò la valle dove si stava innalzando
una grande costruzione, ricca di colonne, di archi
e di ardite guglie di pietra grigia, puntate verso il cielo.

I tre spaccapietre fanno l’identico lavoro e la stessa fatica,
ma è il “perché” che li cambia profondamente:
c’è una sottilissima ma abissale differenza qualitativa
tra lasciarsi schiacciare dalla fatica e realizzare un progetto.
Basta cambiare il punto di vista, mettere a fuoco, e
ti rendi conto che ogni piccolo gesto, anche il più normale,
è in realtà una pietra preziosa di una grande costruzione.
La nostra vita è questa “cattedrale” da costruire:
qualcosa di grande per farci stare bene Dio e gli altri.
Le fatiche della vita, le nostre reti vuote, le nuvole cupe
possono essere guardate da un punto di vista nuovo.

È la cosa che fa Gesù con Pietro: lo mette a fuoco…

La bellezza del dialogo è data da un dettaglio interessante.
Gesù chiede a Pietro “mi ami più di loro”?
E Pietro risponde: “Signore tu lo sai che ti voglio bene!”
Gesù abbassa il tiro (e toglie il “più”): “mi ami?”
Pietro risponde ancora: “ma lo sai che ti voglio bene!”
Gesù scende ancora e arriva al livello di Pietro:
“Pietro mi vuoi bene?” “Certo, lo sai, ti voglio bene!”
Ora ci siamo! Ora c’è sintonia! Gesù ha raggiunto Pietro!
Lasciamoci raggiungere da lui nella nostra bassezza:
è ciò che ci insegnerà a guardare alla vita sorridendo.

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