venerdì 30 aprile 2010

Don Giulio, domenica 2 maggio 2010

AMORE, BELLEZZA, VITA
V domenica di Pasqua C

La gloria non è altro che la bellezza;
la bellezza non è altro che l’amore;
l’amore non è altro che la vita.
Quindi, se vuoi vivere, ama.
Se ami, sei bello.
Se questa bellezza ti manca, allora tu non vivi,
hai solo l’apparenza della vita, ma non vivi dentro di te.

Penso che queste poetiche parole di Sant’Agostino
ci aiutino ad entrare nella densa pagina del Vangelo di oggi.
Con un mirabile intreccio egli intesse una trilogia
tra bellezza, amore, vita, che – se spezzata –
perde il suo sapore, il suo incanto, la sua energia vitale.

È ciò che Gesù ci dice, con quelle parole fortissime:
“sapranno che siete miei amici, da come vi amerete tra voi!”
La visibilità dell’essere cristiano per Gesù non è data tanto
dalle Messe, dalle mani giunte o dalle collezioni di santini,
ma da come amiamo, da come ci vogliamo bene.

Quando uno ama, sprigiona da sé quasi una luce
e vive le sue ore come se fossero frammenti di eternità.
Quando uno ama veramente chi lo incontra avverte che
egli emana una bellezza interiore e una vitalità misteriosa.

La fede non si diffonde in altra maniera che con l’amore.
Così il Signore ci invita ad iniziare le pulizie di primavera.
Dopo questi giorni incerti, dove i primi germogli colorati
si sono abbracciati con le ultime piogge fredde,
la primavera comincia a spalancarsi davanti a noi.

E, come sempre, la primavera è il tempo delle pulizie,
è il tempo delle decisioni: cosa tenere e cosa gettare.
È il tempo di guardare nell’armadio per decidere
cosa c’è da buttare, cosa c’è da ritrovare e riscoprire,
cosa invece ci serve di nuovo da prendere.

Così deve essere anche per noi stessi:
la Pasqua ci è scorsa via ancora una volta,
ma ora è il momento di aprire l’armadio del nostro cuore,
per rivedere il nostro “stile”,
quel nostro modo di apparire, di presentarci, di comportarci
che dice o che maschera ciò che siamo in realtà.

Gesù ci dice: “amatevi come io vi ho amato”… Amatevi…
significa innanzitutto imparare ad essere amici di noi stessi
anziché giudici o aguzzini, come troppo spesso siamo.
Non possiamo dire di amare Dio e chi abbiamo accanto
se non vogliamo bene prima e innanzi tutto a noi stessi.

Il grande San Giovanni della Croce diceva:
“Alla fine della vita saremo giudicati sull’amore”.
Gli può fare eco uno scritto ebraico antichissimo, il Talmud,
che dice che “dovremo rendere conto a Dio
anche dei piaceri che non abbiamo goduto”.
Dio ci chiederà conto di tutte le cose belle e buone
che lui ci ha donato e che noi abbiamo saputo gustare,
di quei germogli di gloria, di bellezza, di amore, di vita
senza dei quali non si può vivere solo sopravvivere.

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