venerdì 23 aprile 2010

Don Giulio, domenica 25 aprile 2010

L’IMMENSA TENEREZZA DI UNA VOCE DI MAMMA
4a domenica di Pasqua C

Il Vangelo di oggi mi ha fatto pensare al piccolo Andrea,
un bambino di pochi mesi, che è nato
con una grave malformazione dell’apparato digerente
e non può succhiare il latte come fanno tutti i bambini.
Il problema si risolverà, ma con diversi interventi chirurgici.
Intanto si trova attaccato ad una intricata rete di tubetti,
che gli rendono la vita possibile ma estremamente difficile.
Il piccolo Andrea ha però una cosa che gli dà sicurezza:
la voce della mamma, quella voce calda ed affettuosa
che non lo abbandona mai, che sempre gli sta accanto.
Andrea è piccolo, ma già riconosce la voce della mamma.
Le altre voci che si affollano attorno a lui lo spaventano,
solo la voce della mamma lo tranquillizza e gli dà pace.

Penso sia questo il senso vero delle parole di Gesù di oggi:
“Le mie pecore ascoltano la mia voce”.

La voce rassicurante del buon pastore che chiama le pecore
assomiglia molto alla voce rassicurante della mamma
che vicino ad Andrea, accudisce teneramente il suo bimbo.
L’immagine del pastore a noi non dice più un gran che.
Penso che Gesù non si offenda se noi per cogliere la verità
sostituiamo la parola “pastore” con “mamma”,
perché Dio non solo ci è padre, ma ci è anche “madre”.

Accade a tutti di ritrovarsi nella situazione di Andrea,
quando la vita ci appare possibile, ma anche tanto difficile.
Tutti, anche se forse non lo vogliamo mai ammettere,
abbiamo bisogno di sentirci vicino una voce che ci sostenga,
un voce calda ed affettuosa che ci rassicuri.
Quante volte ci ritroviamo spaventati, inquieti, agitati
sballottati da voci suadenti ma estranee che ci circondano.

Andrea si sente al sicuro grazie alla voce della mamma.
“Sentire la voce” è qualcosa di più che “ascoltare la parola”.
Comporta una relazione più stretta.
La “voce” ha un timbro personale inconfondibile
tale da riconoscere chi ami, anche se ancora non lo vedi,
perché percepisci una risonanza interiore a fior di pelle.
Andrea non capisce “le parole” che gli dice la sua mamma,
ma quella tenera “voce” presente vicino a lui gli dà forza.
Questa è la fede in Dio: “sentire” la sua voce di mamma,
anche se non lo vedi, non lo capisci, non comprendi.

È rasserenante pensare che Dio sia così “mamma”,
per noi mendicanti di un amore vero, tante volte delusi;
che sappia averci davvero a cuore prendendosi cura di noi,
fino a dare la vita, se necessario, come fa una mamma.
Invece, in questo bisogno di sicurezza, finiamo facilmente
per affidarci a venditori che ci usano come merce utile.
E sono questi i tanti sentieri ciechi in cui ci perdiamo,
ma il Dio buon pastore o il Dio che ci è Madre
non ha paura di graffiarsi coi rovi, di affrontare il buio,
di entrare nei labirinti in cui ci infiliamo per raggiungerci
e sussurrarci che c’è sempre e comunque una via di uscita.

Che il Signore ci doni di sentire la sua infinita tenerezza
e di ascoltare la forza rassicurante della sua voce
dentro le voci che davvero contano, di chi davvero ci ama.
Dio usa la bocca di chi ci ama per farci sentire la sua voce.

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